Pasquetta in osmiza: l’esperienza sul Carso che attrae anche i turisti

C’è chi è arrivato dalla Romagna e chi dalla Calabria o dall’Inghilterra: «Qui la convivialità e la condivisione vanno oltre al cibo e al vino»

Stefano Bizzi
La folla in osmiza per Pasquetta (Silvano)
La folla in osmiza per Pasquetta (Silvano)

Hanno il tavolo con quella che, probabilmente, è la vista più bella di tutte: quella affacciata su Trieste e sul suo Golfo, ma per sedersi lì a mangiare hanno dovuto prenotare con un ampio margine d’anticipo: un mese e mezzo.

Ai due lati del tavolo più invidiato dell’agriturismo Dean Verginella di Contovello ci sono due famiglie che si sono conosciute in Spagna: su una panca di legno i “padroni di casa” triestini Paolo, Giorgia e Silvia, sull’altra gli “ospiti” riminesi Gianni, Daniela, Leonardo e Cecilia. In attesa del vassoio d’affettati, sul tavolo con caraffa e bicchieri intanto rimangono i gusci d’“ovo duro”.

«A turno, una volta, veniamo noi, una volta, vengono loro», raccontano. «Ci si conosce da una vita ed è sempre un piacere venire a Trieste, vuoi per la città, vuoi per le persone; e l’osmiza è una sorpresa di questi ultimi anni. Non c’eravamo mai stati, ma è molto piacevole e conviviale. Permette di stare tutti insieme, mangiando cibo tipico, con una vista meravigliosa. E vedo che è apprezzato molto da tutti, perché c’è buon vino», evidenzia Daniela Pazzini.

Nel gruppo c’è chi però deve accontentarsi del solo cibo: è Gianni. Nel suo bicchiere c’è solo acqua. «Io guido», nota sommessamente. «Bravo Gianni!», è la risposta un po’ ilare di chi, invece, si fa scarrozzare. Che l’osmiza sia convivialità è noto e la condivisione va davvero oltre al cibo e al vino.

Come testimoniato a Contovello, anche a Samatorza c’è la voglia di condividere l’esperienza enogastronomica con chi viene da fuori regione. I calabresi Paolo Carnovale e Giovanni Forciniti sono stati portati a mangiare nel cortile di David Sardo dai loro insider triestini Federica Battaglia, Michele Da Col, Diego Bonifacio e Jessica Bossi. Il vassoio d’affettati è ormai alla fine e a colpire è stata soprattutto la salsiccia cotta nel pane: «La riproporremo in Calabria, ma con la salsiccia rossa e la ’nduja», assicura Giovanni invitando a un brindisi.

Tommaso è pordenonese, ma vive in Inghilterra e sul Carso ha portato Maddie, statunitense del Minnesota. Hanno trovato il loro tavolino a Malchina, nel cortile di Na Púnkišči. «Siamo tornati per le feste e anche se sono di Pordenone non sono mai venuto in osmiza: è una di quelle cose che dici sempre che devi fare e poi non la fai mai. Quest’anno l’abbiamo fatta».

Sono arrivati a Malchina dopo una passeggiata lungo il sentiero Rilke. «Lei è qui per scoprire le cose buone. Apprezza il buon cibo italiano», prosegue Tommaso. Di fronte a loro c’è un vassoio di affettati ancora intonso. Per Maddie è il primo assaggio del prosciutto cotto nel pane con il cren. Tommaso le spiega cos’è e quelli che potrebbero essere gli effetti, lei prende una fetta con lo stuzzicadenti e la accompagna alla bocca. Mastica pensierosa senza battere ciglio. Tommaso la guarda e le chiede: «Allora?». «È buono: buonissimo», è la risposta accompagnata da un sorriso soddisfatto.

Il bel tempo ha favorito l’afflusso nelle osmize del Carso per tutta la giornata di Pasquetta. Da Ceroglie a Bagnoli della Rosandra, passando per Gabrovizza, Zolla, Sales, San Giuseppe della Chiusa, Longera, Sgonico, Trieste, San Dorligo della Valle, Rupingrande, Prosecco e le stesse Contovello, Samatorza e Malchina erano 14 quelle aperte. Che la vista fosse sul mare o su una tradizionale casa in pietra, ovunque l’atmosfera è stata di festa e in prossimità di tutte, si è rivista la scena delle automobili posteggiate un po’ qua e un po’ la, ma, in fondo, la tradizione è anche questa.

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