Partita da Gorizia l'inchiesta sulle mascherine irregolari, I sequestri sono avvenuti negli ospedali del Fvg
GORIZIA Un contingente di 1.500.000 di mascherine (su una fornitura totale di 2,1 milioni) è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Gorizia poiché risultato non conforme a requisiti e standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria. Eppure i Dpi riportavano il marchio CE, o comunque erano certificati come tali. Ma la qualità effettiva era decisamente inferiore. I modelli di mascherine classificati KN95, FFP2 e FFP3 si sono rivelati infatti privi delle caratteristiche necessarie per essere considerati “Dispositivi di protezione”.
Le Fiamme gialle hanno recuperato una parte delle nove partite di Dpi, vendute da altrettanti produttori cinesi, inserite in uno stock di 2.130.000 mascherine complessive acquistate da settembre 2020 fino a gennaio 2021 dalla Struttura del Commissario nazionale per l’emergenza Covid-19. Il valore indicativo era di 15 euro a pezzo.
Al momento sotto sequestro sono finiti i dispositivi di protezione individuale che erano pronti per essere distribuiti al personale sanitario, ancora giacenti nel Magazzino Centralizzato di Pordenone, ossia 1.100.000 pezzi, ai quali si sono aggiunti altri 400.000 Dpi recuperati dalla Gdf nelle strutture ospedaliere regionali. Mascherine destinate a medici, infermieri, personale impegnato nelle stanze di degenza di pazienti risultati positivi al Covid, nelle sale operatorie e nelle aree interventistiche, nonché sanitari in servizio presso le Rsa, fino agli equipaggi delle ambulanze, ai “caregiver” e agli operatori sanitari dell’assistenza domiciliare.
La Gdf lavorando ai fini del recupero e relativo sequestro delle ulteriori mascherine. L’Azienda regionale di coordinamento per la salute Fvg, in accordo con la Finanza, ha disposto il ritiro dei dispositivi che dovessero essere ancora nella disponibilità delle singole strutture sanitarie, per conservarli sotto custodia nel Magazzino Centralizzato, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.
L’attività è stata avviata dalla Gdf a fine dicembre 2020, coordinata dalla Procura di Gorizia. L’indagine è partita da alcune segnalazioni fatte da operatori sanitari dell’Isontino e s’è allargata poi fino ad assumere valenza regionale. All’attenzione della Finanza goriziana infatti ci sono i conferimenti dei Dpi riguardanti 21 strutture sanitarie e 70 Rsa sparse in tutto il Friuli Venezia Giulia. In provincia di Pordenone militari delle Fiamme gialle sono stati inviati in ospedali e sedi sanitarie a Pordenone, Villanova, Aviano, Spilimbergo, San Vito al Tagliamento, Sacile e Maniago.
La ricostruzione della filiera di distribuzione ha portato a contestare l’ipotesi di reato di “vendita di prodotti industriali con segni mendaci”, diciplinato dall’articolo 517 del Codice penale. In sostanza, si tratta di frode in commercio. L’indagine è condotta ad oggi contro ignoti. La Gdf ha esaminato complessivamente 20 modelli di Dpi, provenienti da produttori diversi, dai quali sono stati individuati i 9 modelli nel mirino. Le verifiche si sono concentrate sui Dpi che presentavano le maggiori anomalie formali e documentali, come l’abuso del marchio CE. Le analisi di laboratorio, come spiegato dai militari, hanno appurato che un modello su due dei campioni acquisiti nell’ambito degli accertamenti era una mascherina antipolvere (FFP1) se non anche di livello inferiore. Alcuni dispositivi avevano una capacità filtrante 10 volte inferiore rispetto a quanto imposto dagli standard europei FFP2 e cinese KN95. La Finanza ha spiegato che tutte le mascherine in questione «sono state validate per effetto delle semplificazioni istruttorie previste dalla normativa emergenziale che ha derogato ai ben più rigorosi standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria. È bastata la sola analisi della documentazione fornita dai produttori cinesi che si è rivelata non veritiera». Proseguono gli accertamenti per individuare responsabilità nella catena di approvvigionamento e quantificare quante mascherine della stessa tipologia siano state utilizzate o siano in uso. Dalla Procura di Trieste, infine, si apprende di controlli eseguiti dalla Finanza su mascherine e altri materiali sanitarie intercettate in Porto nuovo.—
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