Parte l’assalto all’oro verde della cannabis terapeutica

La compagnia canadese Balkan ha acquisito 15 mila ettari in Bulgaria. E anche la piccola Macedonia si sta muovendo. Prime licenze pure in Grecia

BELGRADO Il quadro è ancora confuso, lo sviluppo a macchia di leopardo. Ma la tendenza appare segnata. Anche i Balcani vogliono guadagnarsi la loro fetta nel sempre più florido business della produzione legale di cannabis per uso terapeutico, un mercato che, secondo alcune stime, dagli 11 miliardi di dollari nel 2017 dovrebbe salire a 37 a livello globale entro il 2024. È quanto indicano vari segnali che provengono dalla regione. A far molto discutere, in questi giorni, sono stati in particolare le mosse della compagnia canadese Balkan Cannabis Corp., in via d’acquisizione da parte del colosso International Cannabis, sempre con base a Toronto, era stato annunciato a dicembre. Società che ha messo le mani in Bulgaria su 15mila ettari di terreni per la «produzione di cannabis per fini medici» da destinare all’esportazione, ha informato l’agenzia bulgara Novinite.

Si tratterebbe di un investimento importante, che potrebbe trasformare la Bulgaria in «uno dei maggiori produttori al mondo di canapa» per uso curativo. Ma c’è qualche dubbio, sulla vicenda, dato che il ministero della Salute di Sofia ha negato di aver concesso per ora alcuna licenza ai canadesi. Ma il giallo bulgaro non muta uno scenario che racconta la crescente attenzione, nei Balcani, al business della cannabis terapeutica. La Balkan Cannabis, si legge sulla presentazione ufficiale della compagnia, è infatti una dei pionieri dell’industria della cannabis terapeutica balcanica, con una presenza a Valandovo, in Macedonia, e licenze statali già concesse da Skopje, capitale al momento all’avanguardia nella regione.

Skopje che, già tre anni fa, ha legalizzato la coltivazione per uso medico, con un sistema simile a quello canadese, che permette ad aziende straniere di produrre in Macedonia ed esportare in tutto il mondo. In tutto, aveva informato il portale Balkan Insight già l’anno scorso, sono «sei le aziende che hanno ricevuto» finora i «permessi statali» per la produzione. E se manterranno le promesse, fra qualche anno la piccola Macedonia «avrà l’equivalente di venti campi da calcio» coltivati a cannabis. Solo un’eccezione, la Macedonia? Non proprio. Anche la vicina Grecia sta andando nella stessa direzione, dopo che Atene, a fine 2018, ha concesso le prime licenze per la coltivazione industriale di cannabis medica. E anche in Romania qualcosa sembra muoversi. Lo ha anticipato lo studio “European Cannabis Report”, che ha rivelato le mosse di un fondo d’investimenti Usa, il Phi Group, interessato a investire nel Paese. In Croazia – primo Paese dei Balcani a legalizzare la vendita di prodotti medici a base di cannabis – si va invece in controtendenza. Altro che produzione, «abbiamo fatto un passo indietro, non c’è cannabis legale a disposizione oggi nelle farmacie», svela il professor Ognjen Brborovic, medico e presidente della Commissione ministeriale per la cannabis medica.

E «per ragioni politiche», sostiene. Il mercato rimane però «in crescita» ovunque in Europa, ribadisce Brborovic. Lo confermano stime Onu del 2017. Nel 2000 erano solo 1,4 le tonnellate di cannabis per usi medici e di ricerca prodotte legalmente nel mondo. Nel 2016 si è saliti a 210 tonnellate, con la Gran Bretagna (95 tonnellate nel 2016) primo produttore, seguita da Canada (81), Portogallo (21), Israele (nove). Per ora nessun Paese dell’Est in classifica.—




 

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