Parte la campagna civica contro i graffiti selvaggi

Il Comune lancia un appello ai cittadini: «Segnalateci subito le scritte nuove» E con la Provincia insegna a scuola come ripulire i vandalismi e creare street art
Muri imbrattati in centro città (Foto Lasorte)
Muri imbrattati in centro città (Foto Lasorte)

C’è un fondo di ironia, volontaria o meno, nella scritta che campeggia su un muro di via delle Ombrelle: «Questo non è un gioco ma un assassinio, la violazione di domicilio è un reato, fermatelo». Che la violazione di domicilio sia reato è verità lapalissiana, ma lo è tanto quanto l’imbrattare il domicilio altrui. La zona del ghetto è da tempo vittima di graffitari stakanovisti, il fenomeno è conosciuto in città e ha generato ondate di sdegno regolarmente tradottesi in fumanti pagine Facebook. Ma a ben guardare tutta la città deve fare i conti con la passionaccia di alcuni giovani (o supposti tali) per le bombolette. Tanto che le istituzioni fanno appello alla cittadinanza e alle scuole per porre un argine al fenomeno. Il Comune invita tutti a segnalare all’ordine costituito le scritte di recente comparsa, così da tentare di identificare i responsabili attraverso le telecamere. La Provincia, di concerto con lo stesso Comune, si accinge a lanciare nelle prossime settimane un nuovo progetto per le scuole: da un lato mostrerà agli studenti come pulire i vandalismi, dall’altro insegnerà loro come realizzare opere d’arte di strada e soprattutto dove farle.

Le scritte in centro Il ghetto è terra storica di graffiti. Lo si capisce dal fatto che in via delle Beccherie, tra i tanti scarabocchi, si trova ancora un “Tecno virus triestini stragisti”, vecchia gloria che per un periodo spuntò in ogni punto della città. È malridotta anche la povera androna del Pane (che qualche buontempone ha pensato di ribattezzare con uno scambio vocalico), addobbata di scritte e pure da un manifesto di CasaPound. Tanto per non farsi mancare niente. Le cose non migliorano molto se si scala il colle di San Giusto. Il sottopasso che da piazzetta Tor Cucherna porta a via Prelaser è tempestato di scritte, idem l’inizio di via Battaglia e l’incrocio fra via del Seminario e la bella scala di via Giuseppe Rota. Il pozzo del parco del Teatro romano, rifugio preferito dalle coppiette, è coperto di scritte.

Imbrattate di notte le vie Roma e San Nicolò
Una delle scritte comparse di notte in via San Nicolò

Antifascismo spray Anche piazzetta San Silvestro e dintorni sono marcate. Nel vicoletto laterale di via dei Capitelli domina l’antifascismo: “Zona antifà”, “Dux me lo sux”, “No nazi”. Immaginiamo schiere di teste rasate fuggire in preda al panico innanzi a cotanta verve poetica. Non lontano l’attenzione si sposta sulla polizia: “Attenzione! La digos si è evoluta all’a (sic! ndr) Go Pro!”. Con tanto di correzione di uno zelante collega. Seguono insinuazioni sulle mamme dei celerini. Via delle Mura e la vicina zona di recente restauro è altrettanto imbrattata. Stessa solfa se si percorre via Madonna del Mare e si sale il colle di San Vito. Via Tigor, via Benedetto Marcello, Scala dei Fabbri, ognuna ha le sue “opere”, giù fino a via Belpoggio.

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Un muro lordato da scritte

L’appello del Comune La vicesindaco Fabiana Martini chiede ai cittadini di contribuire alla vigilanza: «Quando si vede una scritta nuova, anche di uno o due giorni, è il caso di segnalare. Le forze dell’ordine potranno così consultare i video delle telecamere». La legge stabilisce infatti che le registrazioni della videosorveglianza vengano cancellate dopo 72 ore: «Per questo è importante una segnalazione rapida».

Il progetto della Provincia L’assessore provinciale all’Istruzione Adele Pino spiega lo spirito del nuovo progetto: «Ogni anno collaboriamo con la consulta degli studenti e le cooperative sociali. Nel 2015 parleremo di vandalismo». Ai ragazzi verrà prima insegnato come pulire le scritte deturpanti. Nella seconda fase del progetto impareranno invece a realizzare vere opere d’arte di strada, in luoghi scelti a questo scopo dal Comune. Saranno gli operatori delle cooperative sociali a insegnare ai ragazzi come impiegare la loro creatività. Chiosa Pino: «C’è una differenza fra il semplice atto vandalico, che costituisce un danno alla collettività, e quella che si può considerare arte».

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