Parte il ricorso del Comune di Trieste per abbattere la Tripcovich

Dovrebbe decollare in giornata alla volta di tre indirizzi ministeriali. Il ministero avrà tempo fino a metà maggio per decidere. Delegazione municipale a Roma
Foto BRUNI 23.11.2019 Sala Tripcovich
Foto BRUNI 23.11.2019 Sala Tripcovich

TRIESTE. Il documento è pronto e, accomodatosi sulla scrivania del sindaco, attende solo l’autografo di Roberto Dipiazza. Poi da piazza Unità ne decolleranno tre copie destinate rispettivamente al segretario generale del MiBact, Salvo Nastasi, al direttore generale di archeologia-belle arti-paesaggio dello stesso ministero, Federica Galloni, alla dirigente del medesimo dicastero Alessandra Marino.

Dunque, sul dossier Tripcovich il Comune ha scelto la strada no-Tar, preferendo quella del ricorso amministrativo prevista dall’art. 16 del Codice dei beni culturali (D.lgs. 42/2004).

L’articolo 16 prevede, appunto, il ricorso al ministero contro la dichiarazione di interesse culturale «per motivi di legittimità e di merito». Il termine di presentazione è di trenta giorni, che dovrebbe scadere tra oggi e domani se il count-down è scattato dallo scorso 13 gennaio, quando la Soprintendenza Fvg ha “girato” al Municipio l’altolà ministeriale all’abbattimento dell’ex stazione delle corriere trasformata in teatro all’inizio del decennio Novanta. Il ministero si riserva novanta giorni per decidere e, qualora dovesse accogliere il ricorso, «annulla o riforma l’atto impugnato».

Quindi, giorno più giorno meno, il MiBact avrà tempo fino a metà maggio per emettere il verdetto sulla sorte della Tripcovich: se sarà il Municipio a spuntarla, tempi serrati per bandire la gara necessaria ad affidare i lavori di abbattimento.

Lorenzo Giorgi, assessore al Patrimonio, conferma la strategia comunale, che, per non cadere nello sbaglio autunnale, prevede di accompagnare la documentazione cartacea con un viaggio degli amministratori nella Capitale, dove rappresentare “de visu” in sede ministeriale le ragioni municipali favorevoli a omettere la Tripcovich dal paesaggio urbano.

L’impostazione del ricorso rispecchia a grandi linee quanto già emerso. Si basa sul superamento del vincolo risalente al luglio 2006, in quanto è cambiato l’habitat nel quale è calata la sala/stazione: la Tripcovich copre i varchi di un Porto vecchio sdemanializzato e in parte aperto alla città. Piazza Libertà - insiste il ricorso - non è più lo scalcinato angiporto della stazione, ma è stata ripulita con un intervento complesso da quasi 5 milioni di euro che ha ridisegnato marciapiedi, traffico, trasporto pubblico, verde. Un contesto dove i begli edifici, che la circondano, possono essere apprezzati e valorizzati: tre di essi - palazzi Economo, Kallister, Panfili - sono vincolati dalla Soprintendenza.

In Comune c’è consapevolezza che non si tratterà di un percorso in discesa: la lettera dell’11 dicembre, scritta da Federica Galloni al soprintendente Simonetta Bonomi per bocciare la richiesta di abbattimento, era piuttosto perentoria nei toni e negli argomenti. C’è poi un quesito procedurale: il Comune trasmette il ricorso a tre uffici, perchè in effetti l’art. 16 non specifica la competenza, ma quale sarà quello deputato alla decisione? —


 

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