Parte il maxi-trasloco di 1200 provinciali

L’assessore regionale Panontin rassicura: «Gli enti spariranno, ma iI dipendenti saranno tutti riassorbiti». I sindacati avvertono: «Ci vuole l’intesa sulla mobilità»
L'assessore Paolo Panontin con la governatrice Serracchiani
L'assessore Paolo Panontin con la governatrice Serracchiani

Paolo Panontin rassicura i dipendenti delle Province in via di superamento: non sono previsti esuberi. Dal sindacato però arriva sin d’ora l’avvertimento: indirizzi e regole per la mobilità collettiva e individuale andranno condivisi. Prove di intesa nell’attesa di un forte ridimensionamento previsto nel comparto. Nei prossimi dieci anni, sono le stime della Regione e delle categorie, andranno in pensione quasi 5mila persone, una su tre attualmente al lavoro nel pubblico impiego del Fvg.

La rassicurazione La riforma degli enti locali interessa evidentemente anche il personale. L’addio alle Province impone la riallocazione in Regione e nei Comuni dei 1.200 lavoratori dei quattro enti e l’assessore alla Funzione pubblica ha inteso immediatamente chiarire che i posti di lavoro non sono a rischio. Merito della specialità. «Il percorso di riforma – è la rassicurazione trasmessa da Panontin ai sindacati –, a differenza di quanto accade nelle Regioni a statuto ordinario, ci consentirà di riassorbire ragionevolmente il personale nell’ambito della riorganizzazione del sistema delle autonomie».

Il rebus dei 1.250 dipendenti provinciali
Un funzionario dell'Upi con la mappa delle province italiane

Lavori in corso Al momento non è possibile quantificare la distribuzione dei 1.200 addetti tra Regione e Comuni («Ci stiamo lavorando») ma, prosegue Panontin in una prospettiva più ampia, «la quota delle cessazioni e delle uscite del personale dalla Regione e dagli enti locali ridurrà il problema a un numero di unità che riteniamo facilmente riassorbibile. Per il resto, si tratta di personale che avrà procedure di mobilità legate alla riorganizzazione».

Il nodo mobilità Dal sindacato arrivano in risposta i primi ragionamenti proprio sulla mobilità. In un documento sottoscritto da tutte le sigle e consegnato all’assessore, si chiedono «tavoli di confronto mensili» per giungere a un’intesa soddisfacente per le parti. «Spostare così tante persone non è uno scherzo – sottolinea Mafalda Ferletti (segreteria regionale Cgil Funzione pubblica) –. Siamo contenti che non ci siano esuberi, ma si tratterà di fissare tutele precise quanto alla distanza, ai carichi di lavoro, all’anzianità, alla professionalità acquisita».

Dipendenti della Provincia dirottati in Tribunale
Il tribunale di Gorizia durante un'udienza (Foto di archivio)

Lavoro e strade Altra questione quella di alcune categorie di dipendenti provinciali. Da verificare con attenzione, fa sapere ancora Ferletti, le modalità di organizzazione della rinascente Agenzia del Lavoro (oggetto di un prossimo incontro tra Panontin e le rappresentanze sindacali) e la futura collocazione degli addetti oggi impegnati nei Centri per l’impiego (300 persone, compreso l’orientamento, e un forte tasso di precariato), dei guardiacaccia e di chi opera nella viabilità. Tema quest’ultimo legato alla classificazione delle strade provinciali o come regionali o come comunali. Nel primo caso la viabilità la gestisce Fvg Strade, con un contratto di lavoro Anas diverso (e più “ricco”) di quello del comparto.

Le risorse Ci sono dunque molti nodi da sciogliere e i sindacati, nel dossier messo in mano a Panontin incalzano anche sul monitoraggio costante delle risorse destinate ad alimentare il “Fondo per il salario accessorio”, sulla stabilizzazione dei precari, sull’armonizzazione dei vincoli di spesa delle Unioni, tenuto anche conto che il contratto di comparto non è più stato rinnovato, causa paletti nazionali, dal 2009.

Il grande esodo Fermo restando, sottolineano ancora i sindacati, «che gli enti del comparto unico, prima di procedere a coperture dei posti vacanti o di nuova istituzione o comunque ad assunzioni, devono prioritariamente riallocare il personale delle Province», datori di lavoro e categorie si siederanno al tavolo nella consapevolezza che il prossimo decennio sarà quello del grande esodo, effetto, spiega Ferletti, «di un’età media superiore ai 50 anni in Regione e nelle Province, e invece un po’ più bassa nei Comuni». La stima da qui al 2024 è di 1.200 pensionamenti in Regione degli attuali 2.700 dipendenti (3-400 già entro il 2018), di altri 500 lavoratori in uscita dalle Province e di oltre 3mila dai Comuni.

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