Part time esagerati nell’appalto di pulizie da quasi 15 milioni: il Tar “ribalta” la gara
TRIESTE Annullata l’aggiudicazione dell’appalto da 14,5 milioni di euro per pulizia e sanificazione degli edifici comunali di Trieste. Colpo di scena nell’ambito di una delle gare d’appalto più rilevanti, dal punto di vista economico, per l’amministrazione municipale: vanno tenuti puliti per quattro anni uffici, depositi, officine, biblioteche, musei, ricreatori, scuole, mercati, farmacie e stabili condominiali.
Il Tar ha accolto il ricorso della società cooperativa Consorzio Nazionale Servizi di Bologna (la consorziata esecutrice del servizio è la Artco di Palmanova) terza classificata nella gara: aveva chiesto l’annullamento della determinazione dirigenziale del 6 dicembre che aggiudicava l’appalto quadriennale al gruppo temporaneo di imprese Colser Servizi/L’Orologio, secondo classificato, con sede a Parma e filiale anche a Trieste. Era stata invece considerata non congrua l’offerta del gruppo primo classificato (Meranese Servizi spa e Iss Italia Barbato srl).
Il Tar (presidente Oria Settesoldi) ha ritenuto l’offerta insostenibile dal punto di vista economico. In particolare, a non convincere i magistrati, è stata la previsione di Colser di eseguire il 19% dell’attività, 16.150 ore delle 85 mila annue minime, ricorrendo al lavoro supplementare (ovvero quello effettuato in aggiunta all’orario part time, ma sempre entro i limiti del tempo pieno). Nell’offerta economica «ha quantificato tali ore per il secondo livello al costo medio di 11,70 euro, anziché a quello medio per il lavoro ordinario di 15,05 – afferma il Tar nella sentenza –, per una spesa complessiva annua di 188.955 euro, anziché 243.057,5 con conseguente abbattimento dei costi di appalto di 54.102,5 euro annui». Ciò contribuisce «assieme agli altri “risparmi”, ad assicurare l’utile annuo dichiarato di 6.099,96 euro pari a 24.399,84 euro per l’intera commessa».
Secondo il collegio non è stata dimostra la «sostenibilità economica dell’offerta che prevede un costo annuo della manodopera di 1.244.574,04 euro, inferiore di ben 149.731,96 euro rispetto a quello di 1.394.306 stimato dall’appaltante e un costo medio orario di tutti i livelli offerti inferiore a quello previsto dalle tabelle ministeriali».
Tra l’altro il Tar osserva che non è stata fornita evidenza «dell’effettivo numero di rapporti di lavoro part time già in essere nell’impresa e del numero di ore lavorative previste nei singoli rapporti contrattuali». Impossibile, quindi, «valutare la coerenza tra i rapporti di lavoro part time e la dichiarata percentuale del 19%». Il collegio rimarca che quella del part time non è una scelta unilaterale: è frutto della volontà delle parti ovvero del datore di lavoro e del lavoratore. La trasformazione del rapporto da tempo pieno a parziale è necessaria non per far fronte alle “esigenze tecnico-organizzative” dell’impresa ma per andare incontro a particolari esigenze dei dipendenti. Nel caso specifico, però, secondo i magistrati il gruppo non ha offerto prove dei presupposti richiesti per poter fare ricorso al lavoro supplementare, a cominciare dall’assenso degli stessi lavoratori interessati: «L’offerta è sostanzialmente condizionata alla futura e incerta disponibilità dei lavoratori a tempo parziale che verranno impiegati ad acconsentire al lavoro supplementare».
A giudizio del Tar l’offerta «che ipotizza un utile di soli 6.099,66 euro annui risulta insostenibile dal punto di vista economico» in quanto non risulta possibile «giustificare l’abbattimento dei costi di manodopera per complessivi 54.102,5 euro annui per il ricorso al lavoro supplementare». Quindi «risulta irragionevole e sorretto da un’istruttoria errata il giudizio di congruità».
Comune di Trieste e Colser si erano costituiti in giudizio con separate memorie per resistere al ricorso evidenziando anche, oltre alla legittimità del ricorso al lavoro supplementare, che il gruppo si è impegnato a prendere in carico un numero di addetti superiore rispetto a quelli attualmente impiegati stabilmente nell’appalto e che le ore di lavoro supplementare potranno essere svolte anche dall’intero personale alle dipendenze di Colser, che a Trieste conta 260 operatori.
Nei prossimi giorni l’amministrazione comunale valuterà come procedere. Nel frattempo, in attesa della conclusione dell’iter legale, per il servizio era stata disposta nei mesi scorsi una proroga tecnica che scadrà a fine ottobre. —
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