Parrucchieri, tatuatori e panifici trainano la ripresa dell’artigianato in Fvg
TRIESTE Il comparto dell’artigianato, facendo un bilancio tra il numero di nuove società iscritte al registro imprese e il dato delle realtà chiuse e cancellate nel 2019, nella provincia di Trieste tiene. A dare un contributo significativo sono le realtà che operano nell’edilizia e nei servizi alla persona. Quella di Trieste, assieme a quella di Pordenone, è la provincia che in regione ha evidenziato nel corso dell’anno scorso le performance migliori, con un saldo positivo di 12 unità tra nuove iscrizioni (334) e cessazioni (322). I dati di Movimprese raccontano invece di una sofferenza per le provincie di Gorizia a Udine.
Tra le 4.373 aziende artigiane attive nella provincia di Trieste a crescere sono quelle legate all’edilizia e ai servizi annessi, come l’impiantistica idraulica, elettrica, e tutto il mondo legato alla manutenzione degli stabili. Una crescita dettata prevalentemente dalle importanti detrazioni fiscali riservate a chi decide di riqualificare le facciate dei condomini. Un sistema che impone la tracciabilità delle spese a vantaggio delle ditte che lavorano nella legalità. «Un aspetto da evidenziare - precisa Enrico Eva, direttore di Confartigianato Trieste - è anche quello legato al crescente numero di aziende a conduzione familiare in questo settore».
In questo settore peò è estremamente diffuso anche il lavoro irregolare e la gestione “fai da te” dei cantieri, agevolata anche dalla facilità con cui è possibile reperire sul mercato macchinari professionali come seghe circolari da banco, smerigliatrici o trapani a colonna. «Per utilizzare correttamente quei macchinari - continua Eva - le aziende, che peraltro li acquistano all’ingrosso, obbligano i propri dipendenti a frequentare rigidi corsi sulla sicurezza. L’assurdo è che invece poi un privato può usarli per conto suo esibendo il semplice scontrino d’acquisto: un paradosso».
A dare numericamente un contributo notevole al mondo dell’artigianato triestino sono le imprese impegnate nei servizi alla persona. A crescere di anno in anno sono gli acconciatori che, nella nostra provincia, detengono un record nazionale se si rapporta il numero degli esercizi dedicati a questa attività al dato dei residenti. In aumento anche le attività che si dedicano alle cure estetiche o alla ricostruzione delle unghie, così come pure i tatuatori. In tenuta panifici e pasticcerie, falegnamerie, sartorie, calzolai, imprese di pulizie e giardinieri.
Precipitano invece le società di trasporto conto terzi. «Il mercato è invaso dai vettori stranieri - evidenzia Eva -. Una concorrenza sleale con palesi violazioni delle norme di cabotaggio. I controlli per contrastare questo fenomeno sono veramente pochi e le società che operano in questo comparto soffrono molto». In difficoltà anche il segmento delle puliture e lavanderie. Chi in passato ricorreva ai loro servizi ora tende ad assegnarli alla colf che, oltre a tenere l’abitazione in ordine, provvede anche a stirare le camicie.
«Ora ci aspetta un momento durissimo - ammette il presidente di Confartigianato, Dario Bruni, riferendosi all’emergenza coronavirus - ma il comparto dell’artigianato a Trieste ha dato prova di tenuta, professionalità e capacità di innovazione, e sono certo che sapremo rialzarci più forti di prima». Eva invita «per obbligo morale e di sostentamento economico a rivolgersi, ora più che mai, alle aziende del nostro territorio, ricordando che la tasse pagate dalle nostre aziende contribuiscono anche al mantenimento del servizio sanitario regionale». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo