«Parlare coi prof di mio figlio, che regalo»

Il detenuto ha potuto dialogare con i docenti del ragazzo via Skype: «Mi sono emozionato»
Lasorte Trieste 12 12 03 - Biblioteca Carcere - Sbriglia
Lasorte Trieste 12 12 03 - Biblioteca Carcere - Sbriglia

È bastato poco - due computer e un collegamento Skype - per consentire a un uomo detenuto al Coroneo di fare il padre anche da un carcere. «Poter parlare con gli insegnanti di mio figlio è stato un grande regalo – ammette - mi sono emozionato. Ho potuto di nuovo interessarmi direttamente, e non tramite mia moglie, di come va il mio ragazzo a scuola».

Grazie a un’attrezzatura informatica e un collegamento internet che consentono una sorta di videochiamata a costo zero, l’uomo ha appreso degli ottimi risultati del ragazzino: «Fa la prima media, - racconta - prende 8 o 9 in tutte le materie, è stato selezionato per partecipare alle prossime Olimpiadi della matematica. Ne vado orgoglioso e ringrazio la madre per quanto sta facendo mentre io sono rinchiuso qui a scontare una pena». Quelle parole scambiate con i docenti gli hanno permesso di non venir meno ai suoi obblighi di papà. Un piccolo miracolo realizzato a livello sperimentale dalla casa circondariale triestina e dall’associazione Auxilia.

«In questo modo quest’uomo ha dimostrato a suo figlio il proprio interessamento – ha sottolineato Enrico Sbriglia, direttore del Coroneo – chi non ha commesso un reato non deve pagare. I familiari delle persone detenute subiscono già una situazione pesante: è nostro dovere fare in modo che non accusino danni ulteriori». «Questo è un progetto pilota reso possibile da un contributo della Regione e che terminerà il primo luglio – ha spiegato Massimiliano Fanni Canneles, presidente di Auxilia – ma ci sono già i presupposti per farlo riprendere nei mesi successivi». I detenuti possono ricevere un numero prestabilito di colloqui. È consentita loro una telefonata alla settimana. «Visto che è in via sperimentale – precisa Sbriglia – sostengo che eventuali colloqui con parenti via Skype potrebbero essere conteggiati mentre quelli che hanno rilevanza giuridica, come quello con un medico o un insegnante, no».

Il servizio proposto consente a un detenuto straniero di poter vedere e non solo ascoltare la voce della moglie o del figlio che vivono lontani; a una persona di interloquire con un medico; a un padre o a una madre carcerati di avere direttamente da un dottore informazioni sullo stato di salute del figlio. «Questo sistema allevierebbe la tensione che spesso si respira in un penitenziario - ha spiegato Bruno Romeo, vicecomandante di reparto al Coroneo – e visto che il personale è sotto organico (129 gli agenti in servizio, 169 quelli previsti) e il carcere sovraffollato (capienza 155, detenuti presenti 240) un po’ di tranquillità giova a tutti».

Laura Tonero

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