Parla il "papà" della Lega in Fvg: «Dello spitrito originario con cui nacque il movimento ora non resta nulla»
TRIESTE «Non mi chieda della Lega di oggi perché davvero ne so molto poco». Non è vero. Infatti Roberto Visentin, “papà” del movimento in Fvg, risponde anche alle domande su Matteo Salvini. Senza carezze, non è il suo stile. Ma nemmeno nostalgia. Quello dell’ex potente parlamentare della prima ora padana (deputato e poi senatore dal 1992 al 2001) è il gelido distacco da una vicenda che non gli appartiene più da tempo.
Quando è finita la “sua” Lega?
«La vecchia Lega era un insieme di diversità che, assieme, lavoravano per rafforzare l’autonomia del territorio. Ha iniziato a morire attorno al 2001, quando ha iniziato a difendere interessi di bottega, buttando via un patrimonio».
La Lega oggi : cosa ne pensa?
«Per il poco che so provo ribrezzo. Non ha nulla a che fare con lo spirito della fondazione».
È la svolta nazionale di Salvini che le dispiace?
«Assieme a quella anche la svolta di schieramento. M’è venuta l’allergia a vedere la Lega a centrodestra e poi all’estrema destra. Non perché io sia di sinistra, ma perché il legame col territorio della Lega federalista superava ogni possibile collocamento novecentesco. Una Lega che interviene sulle etnie non è più riconoscibile».
Mario Segni sostiene che una Lega europeista stravincerebbe le elezioni. Condivide?
«Salvini è un capopopolo che parla di immigrazione. Vero che in Italia una destra europeista non è mai nata, ma Salvini non è uno statista in grado di intuire questo passaggio».
Il segretario leghista appoggerà Draghi?
«Se vuole sopravvivere, non potrà fare altro. Non vedo come potrebbe spiegare il no a Draghi alle categorie che si vanta di rappresentare. Quello che non manca a Salvini è il fiuto per capire che cosa gli conviene fare».
Ma un leghista che possa rinnovare il movimento non lo vede da nessuna parte?
«Se lei mi vuol chiedere di Fedriga, no, non lo vedo. Anche in Fvg osservo discussioni sulle risorse che arriveranno, ma non una visione strategica».
Forse perché il governo ha accentrato tutto?
«È esattamente il comportamento della giunta regionale, che ha esautorato il Consiglio».
Con Draghi sarà diverso?
«Non credo. Ma almeno, è l’auspicio, saremo passati da un governo di incompetenti a uno di competenti». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo