Parla Federica Suban della Fipe di Trieste: «Aumentando il prezzo del caffè non si penalizzi il consumatore»

Il parere della presidente Federazione italiana pubblici esercizi di Trieste e quello, anche contrario, degli altri esercenti
Fedrica Suban
Fedrica Suban

«Il ragionamento del titolare dell’Antico Caffè San Marco non fa una piega, attenzione però a non far pagare ai clienti l’inadeguatezza dei ristori». È il pensiero di Federica Suban, presidente della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) di Trieste: «Il prezzo della tazzina era al centro di una riflessione da prima ancora della pandemia. È fermo da anni, con un aumento al massimo di 10 centesimi, quando le spese di gestione dei locali sono lievitate. Il discorso andrà ripreso, ma in generale la categoria deve stare attenta a non far pagare ai clienti lo scotto dell’inadeguatezza dei ristori». Secondo l’imprenditrice «il ragionamento di Alexandros Delithanassis non fa una piega. Ci aspettano ancora mesi di coperti ridotti, investimenti per sanificazioni e dispositivi di sicurezza. Il margine di utile subirà un’ulteriore contrazione. In vista della ripartenza Fipe avvierà un tavolo di confronto su come affrontare i costi di gestione, ovviamente coinvolgendo i caffè storici».

L'idea dal San Marco

Per aumentare l’inflazione a «fin di bene», il titolare del San Marco Alexandros Delithanassis invita i colleghi a unirsi a lui nell’alzare a 1,50 euro il prezzo del caffè.

I pochi giorni lavorati

Claudio Tombacco rileva come il Caffè Tommaseo «a dicembre abbia lavorato in tutto dieci giorni, cinque a gennaio, qualcosina a febbraio: è una disperazione».

La contrarietà decisa

Per Cinzia Viezzoli la proposta del “capo in b” a 1,50 euro non è percorribile: «Il momento è difficile anche per tanti clienti, tra i quali c’è magari chi ha perso il lavoro»

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