PARCO MIRAMARE Il soprintendente Caburlotto "Caro Berlusconi, sui colibrì decido io"

Deciso il soprintendente, dopo la telefonata del Presidente del Consiglio: "A Miramare commessi reati e abusi edilizi, gli uccellini in Olanda entro gennaio". "Nella struttura di Rimoli c’è una bombola di Gpl, in caso di scoppio finisco in galera. Devo far rispettare le leggi"- Il Centro per la salvaguardia dei colibrì del parco di Miramare fa capo al ministero dell’Ambiente e rischia la chiusura per insufficienza di fondi
Il Centro per la salvaguardia dei colibrì del parco di Miramare
Il Centro per la salvaguardia dei colibrì del parco di Miramare

TRIESTE. Berlusconi comanda in diretta al telefono, "li salverò io i colibrì", Caburlotto chiude il telefono. Regge l’ondata e non si sposta di un centimetro.

Non saranno i colibrì di Miramare minacciati di sfratto a far deflettere un soprintendente che sulla incredibile vicenda di Miramare manda al premier, e pure al suo celebre amico Vittorio Sgarbi, una risposta in pochi ma chiari punti, il cui succo è uno solo: decido io.

«Berlusconi può pure dire - afferma Luca Caburlotto -, ma io vado avanti tranquillo come prima, per me tutti sono uguali davanti alla legge, anche se posseggono colibrì, e io sono anzitutto rispettoso della legge: per la formazione avuta dai miei genitori, per educazione e anche per studio visto che sono ferratissimo sulle leggi relative al patrimonio artistico. Qui con Stefano Rimoli siamo di fronte - aggiunge - a ben 16 reati contro proprietà del demanio storico-artistico, a furto di acqua dal 1998, ad abusi edilizi, a danni all’erario. E inoltre - dice come un fiume in piena - io sono destinatario di una ingiunzione della Procura, su mandato dei vigili del fuoco, secondo cui la bombola di Gpl nella struttura di Miramare ”è a rischio di scoppio e di incendio”. Scoppio e incendio nel parco di Miramare? Se lì succede qualcosa sono io ad andare in galera».

Dunque arrivando a Berlusconi, via Sgarbi, Rimoli non ha per niente vinto la partita, nonostante l’inevitabile punteggio messo a segno nel match mediatico. «Ci sono norme dello Stato - persiste il soprintendente - che distinguono in modo netto il ruolo di indirizzo politico e il ruolo gestionale, che vanno tenuti separati. Io rispetto le indicazioni politiche date dal ministro Sandro Bondi, ma sono assolutamente responsabile unico delle mie scelte quando sono di competenza delle mie attribuzioni dirigenziali». Inutile dunque scomodare Berlusconi, non c’entra nello schema, Miramare non è affar suo: «Non sa i retroscena, sa quello che racconta Rimoli».

I colibri potrebbero prendere la via dell’Olanda a partire da metà gennaio. Lunedì ci sarà col soprintendente e varie autorità un incontro risolutivo. Ma Caburlotto è scandalizzato anche quando gli si parano davanti le piccole vite degli uccellini, che sarebbero in pericolo: «Qualcuno si è preoccupato - chiede - quando sono stati portati dal Perù a Trieste, sradicati dal loro ambiente naturale? Sono forse morti allora? Non morirà nessun uccellino. Il trasporto, costosissimo, sarà a cura e a spese dell’ente che li riceverà, e tutto viene organizzato con enti scientifici di livello nazionale, col ministero dell’Ambiente e la Forestale, e vanno dove saranno veramente garantiti».

Prima di riassumere la lunga serie di pesanti contestazioni che pendono sul capo di Rimoli (e non solo) il soprintendente mette un’altra pietra in tavola: «Pende un ricorso al Tar del Lazio, Rimoli pretende che i colibrì siano proprietà dello Stato. Ma se sono dello Stato è proprio lui a non avere voce in capitolo».

Caburlotto ha reiterato un’ingiunzione di sfratto del capannone nel parco di Miramare il 18 dicembre, col termine di 10 giorni. Tutti i limiti sono scaduti. «Se non si allontana - minaccia il soprintendente - ci sarà uno sgombero coattivo non appena i colibrì sono in salvo. Rimoli non ha consegnato il documento di cui solo parla, relativo alla sicurezza della bombola di Gpl, vale la perizia dei vigili del fuoco e c’è un procedimento penale in corso: io non posso aspettare un solo giorno a risolvere la situazione. La convenzione col ministero dell’Ambiente è stata revocata nel 2002, da allora Rimoli sta lì e non paga, dal ’98 prende l’acqua per la serra e non la paga, ha creato gabbie con supporto in calcestruzzo (abuso edilizio), ha alterato serre originali dell’800: dovrà non solo andarsene, ma ripristinare tutto come stava».

Dietro l’angolo un problema ulteriore, più allargato. I soprintendenti che in questi anni hanno tollerato la situazione potrebbero avere qualche problema per omessa vigilanza. E a catena tutti i finanziatori dell’impresa colibrì.


 

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