PARCO MIRAMARE Il ministro Prestigiacomo diventa "avvocato" dei colibrì
TRIESTE. Dopo la telefonata del premier, il pressing del critico d’arte, la disponibilità del responsabile dei Beni culturali, arriva anche l’impegno del ministro dell’Ambiente. Stefania Prestigiacomo - che finora sulla guerra dei colibrì aveva marcato visita, scegliendo la linea del basso profilo -, rompe gli indugi e fa sentire la propria voce. Una voce perfettamente in linea con il coro romano intonato a difesa degli 80 esemplari ospitati a Miramare, di cui l’esponente del governo si scopre ora convinta paladina: «I colibrì - dichiara categorica dopo un lungo silenzio - resteranno in Italia».
Peccato che sulla struttura diretta da Stefano Rimoli penda un’ingiunzione di sfratto firmata dal soprintendente Luca Caburlotto, per nulla disposto a tornare sui suoi passi. Ma Prestigiacomo ha pensato anche a questo: «Nel corso dell’incontro di domani (il vertice triestino in programma oggi pomeriggio a palazzo Economo, sede della Direzione regionale dei Beni culturali ndr) – aggiunge il ministro – chiederemo una proroga di due mesi al provvedimento di sgombero, al fine di trovare la soluzione più idonea».
Tutto d’un tratto, quindi, il dicastero retto dalla ministra siciliana riscopre una fortissimo interesse per le sorti dei minuscoli volatili di Miramare. Merito, fa capire la stessa Prestigiacomo, della decisa, e inattesa, discesa in campo a loro difesa di Silvio Berlusconi in persona.
«L’intervento del presidente del Consiglio che ha mostrato sensibilità per questi bellissimi uccelli – conclude la titolare del dicastero - rafforza l’impegno del ministero dell’Ambiente. Ministero che ha sempre messo in primo piano la salvaguardia del benessere dei colibrì e privilegiato ogni ipotesi che consentisse la permanenza degli uccelli nel nostro paese, a partire da Trieste».
La ”opzione Prestigiacomo” approderà quindi tra poche ore al tavolo ministeriale convocato in città. Tavolo al quale la responsabile dell’Ambiente sarà rappresentata da alcuni strettissimi collaboratori: il capo e il vicecapo di gabinetto del ministero Corradino e Lucarelli, il direttore generale della Direzione Protezione natura Grimaldi, il presidente dell’Istituto superiore della Protezione ambientale Salmini. Funzionari di peso, ai quali si aggiungeranno i vertici del Corpo forestale dello Stato, dei Vigili del fuoco, della prefettura, dell’avvocatura di Stato e, naturalmente, della Direzione regionale dei Beni culturali.
«L’incontro è stato concertato direttamente dal ministro Bondi e pensato come una sorta di conferenza dei servizi tra i ministeri competenti - spiega il direttore Giangiacomo Martines -. L’obiettivo è delineare un percorso che porti alla definizione di un cronoprogramma e di un elenco delle spese da sostenere per tutelare lo straordinario patrimonio ornitologico rappresentato dai colibrì di Miramare, che dovranno restare in Italia, possibilmente a Trieste. Magari ipotizzando prima una destinazione provvisoria in cui ospitarli, in attesa che vengano completati gli adeguamenti strutturali e impiantistici delle serre». Proprio su impianti, serre e capannoni, però, continuano a concentrarsi l’inchiesta penale avviata della Procura triestina che, precisa il procuratore capo Michele Dalla Costa, non sarà minimamente influenzata dai colpi di scena riservati dalla politica romana.
«Noi agiamo su un piano completamente diverso - spiega Dalla Costa - non ci occupiamo dei colibrì ma delle strutture che li ospitano. Abbiamo ricevuto denunce su presunte costruzioni abusive, concessioni demaniali non pagate, forniture d’acqua irregolari e situazioni di pericolo legate all’impianto del gas. È esclusivamente su questo che lavoriamo. Noi - conclude il procuratore capo - accertiamo i fatti per individuare eventuali responsabilità. Tutto il resto non ci interessa e non ci compete».
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