Un parco fotovoltaico a ridosso dei tesori custoditi ad Aquileia

I pannelli verrebbero installati proprio accanto alla zona cuscinetto dell’area protetta dall’Unesco: un impianto di 210 mila metri quadrati. L’allarme lanciato dalla Fondazione che tutela il sito e dal sindaco Zorino

Francesca Artico
Il sindaco Zorino indica l’area del parco fotovoltaico. Sullo sfondo il campanile della basilica Foto Bonaventura
Il sindaco Zorino indica l’area del parco fotovoltaico. Sullo sfondo il campanile della basilica Foto Bonaventura

 

La produzione di energia elettrica green non risparmia neppure il sito Unesco di Aquileia: un progetto per un impianto fotovoltaico di potenza nominale elettrica di 9.989 kWp, che si estenderebbe su un’ampia superficie complessiva di 210 mila metri quadrati e avrebbe una vita stimata di 30-35 anni, va a sconvolgere il futuro del parco archeologico. La notizia di questo nuovo progetto è esplosa ieri come una bomba nell’antica città romana, creando sconcerto, e tanto allarmismo, fra quanti stanno lavorando per promuovere sempre di più questo straordinario sito archeologico a livello internazionale. Crea infatti molta preoccupazione la localizzazione dell’impianto a ridosso della zona “cuscinetto” del sito Unesco, che è stata approvata dal Comitato del Patrimonio mondiale nel 2018 quale ulteriore protezione al perimetro del sito creato nel 1998.

Il sito

Sui terreni interessati dal progetto, passava infatti la grande strada romana che da Aquileia portava a Trieste, lungo la quale si allineavano ricchi recinti funerari di importanti famiglie, in parte individuati nell’Ottocento: non a caso, a breve distanza da qui fu rinvenuto il Grande Mausoleo, poi ricostruito nel 1956 all’interno del centro abitato, accanto al foro. Su questo asse viario convergevano però anche altre strutture e edifici, che caratterizzavano la fascia del suburbio più prossima alla città. Ma oltre alla devastazione che il mega impianto provocherebbe, c’è l’impatto del cavidotto tra Aquileia e Belvedere che si svilupperebbe per buona parte adiacente alla Sr 352, che si sovrappone al cardine massimo di Aquileia, e quindi ancora una volta in una fascia a forte rischio di ritrovamento di contesti funerari, anche legati agli edifici di culto paleocristiani. Si tratta di un cavidotto interrato di quasi sei chilometri, il cui percorso comporta una pesante interferenza con importantissime evidenze archeologiche dell’antico centro, fondato nel 181 avanti Cristo e divenuto la nona città dell’impero nel IV secolo. Tutto questo, come sottolinea il direttore della Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi, è ampiamente documentato dalla Soprintendenza che nella Conferenza di servizi che si sta svolgendo in questi mesi sotto la guida della Regione, assieme al Comune di Aquileia, ha espresso parere contrario al progetto.

L’ allarme

La Fondazione Aquileia, con una propria nota, evidenzia come il Cda avesse approvato nell’aprile 2024 il nuovo Piano di gestione, che propone l’ampliamento della zona cuscinetto del sito Unesco, il cui iter è in corso. «Aquileia è un luogo eccezionale, unico – afferma il sindaco di Aquileia, Emanuele Zorino –; perciò le scelte relative alla collocazione di questi impianti andrebbero operate in maniera oculata e rispettosa della storia del sito e del territorio circostante, lunga più di duemila anni. Naturalmente non si tratta qui di disconoscere l’importanza che le fonti da energia rinnovabile hanno sulla transizione energetica perseguita dal nostro Paese. Al contempo, però, si deve evidenziare che Aquileia e il territorio circostante non sono un luogo qualunque, bensì rappresentano la culla della nostra Regione e il riferimento culturale di un’area molto più vasta dell’Europa centro-orientale. Questi valori fondativi imporrebbero una sensibilità e un riguardo ben maggiore di quelli che le attuali indistinte normative in materia di impianti di energia rinnovabile permettono di ottenere. Abbiamo la visione e il progetto per una Grande Aquileia capitale della cultura, che sia conosciuta come il Parco Archeologico più importante del Centro Europa e non sicuramente per il parco fotovoltaico che deturpa il paesaggio».

La storia

Il presidente della Fondazione Aquileia, Roberto Corciulo, rileva gli effetti assolutamente controproducenti dell’impianto in progetto, rimarcando «l’impegno e gli sforzi comuni della Regione, del ministero, del Comune, degli enti e delle istituzioni che operano ad Aquileia hanno fatto indiscutibilmente segnare non solo una crescita del sito quale attrattore turistico e culturale, ma anche della consapevolezza tra i cittadini della sua importanza. L’impulso alla ricerca, le acquisizioni di terreni e di immobili, le valorizzazioni delle aree conferite – dice – stanno delineando in maniera sempre più definita i caratteri del Parco Archeologico di Aquileia, che è il fine statutario della Fondazione. Condividiamo perciò il parere negativo che il Comune e il Ministero della Cultura, attraverso la Soprintendenza del Fvg, hanno espresso. Mi sembra paradossale che non si possa trovare una collocazione diversa e più rispettosa di un sito patrimonio dell’umanità per un parco fotovoltaico, che è a tutti gli effetti un impianto industriale.

 

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