Parco di villa Frommer a Gorizia: accessi sbarrati. Più sicurezza dopo la tragedia del pozzo
TRIESTE Inaccessibile. Non si può più entrare nel parco di villa Frommer, uno dei gioielli sbiaditi di proprietà della Fondazione Coronini-Cronberg. La stretta è scattata (anche) in seguito alla tragedia che è costata la vita a Stefano Borghes, precipitato in un pozzo nel giardino del palazzo Coronini, in viale XX Settembre.
Una decisione, tutto sommato, comprensibile, considerato che villa Frommer è cadente, ridotta ormai a uno scheletro e i fasti del passato sono solamente un lontano ricordo.
I disagi dei residenti
Solo che la decisione sta causando, a quanto pare, più di qualche disagio ai residenti del quartiere di Montesanto. Per due ordini di ragioni. Il parco veniva utilizzato come una sorta di scorciatoia per raggiungere l’edicolante, il tabaccaio e le altre attività che si trovano verso la piazza della Transalpina. Oggi, i residenti devono fare il giro dell’oca per fare gli acquisti. Poi, all’interno del parco, venivano organizzate iniziative sotto la regia dell’associazione Comunità Montesanto-Piazzutta: manifestazioni che, ora, non si possono più svolgere visto che ci sono dei portoni che inibiscono l’entrata al parco.
A entrare nel dettaglio è Rodolfo Ziberna nella sua doppia veste di sindaco e di presidente della Fondazione Coronini. Spiega testualmente come stanno le cose. «Il parco di villa Frommer – premette – appartiene alla Fondazione. Chi abita dall’altra parte rispetto via Montesanto utilizzava una porzione larga una decina di metri per raggiungere i negozi e le attività del quartiere. Il rischio è che se qualcuno va in quello che resta di villa Frommer rischia di farsi male. Allora, si è concordato che l’unica soluzione era recintarla. Il Comune vanta un diritto di superficie e andrà a realizzare una rete di recinzione: recinzione che verrà piantata in profondità. Realizzeremo anche l’illuminazione oltre a migliorare la pavimentazione».
Ma un piccolo problema si è messo di traverso, a sentire il sindaco. Perché la Soprintendenza ha messo dei paletti. O meglio: ha detto “no” ai paletti in profondità. «Ma ho parlato con la soprintendente e dovrebbe bastare una nostra controdeduzione per poter ottenere il nullaosta. Troveremo un’intesa». Nel frattempo, però, si è dovuto procedere con la chiusura del parco. «Sino a quando non realizzeremo una recinzione in sicurezza», sottolinea Ziberna. Che ricorda la tragedia del pozzo e sottolinea la necessità di tutelare quanto più possibile i cittadini.
La comunità Montesanto-Piazzutta
A farsi portavoce dei residenti è Lorenzo Martini, attivissimo presidente dell’associazione Comunità Montesanto-Piazzutta. «Nemmeno noi abbiamo più accesso all’area. E siamo preoccupati anche perché effettuammo nel recente passato una lunga e faticosa operazione di disboscamento. Chi andrà ora a tagliare la vegetazione selvaggia? Ci sono transenne e lucchetti. L’auspicio è che la recinzione della villa venga effettuata in tempi ragionevoli, in maniera da ripristinare il passaggio. Peraltro, in quella zona, abbiamo organizzato parecchie iniziative a Natale e, ad esempio, in occasione delle feste del papà e della mamma». L’invito, insomma, è di fare presto.
Una storia travagliata
L’ultimo intervento che ha riguardato la storica villa di Montesanto è stato proprio quello portato avanti con grande impegno e pazienza certosina dall’associazione di quartiere “Comunità Montesanto-Piazzutta” che, con il placet della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, raccolse tutti i rifiuti abbandonati e le ramaglie, ripulendo l’area della storica dimora.
Palazzo che ha una lunga e travagliata storia, soprattutto in tempi recenti: venne costruita attorno al 1850 dai fratelli Frommer, poi la proprietà passò al conte Carlo Coronini e di seguito ai fratelli conti Nicoletta, Guglielmo e Francesco. Dal 1990 divenne proprietaria la Fondazione Coronini-Cronberg. Oggi l’unico inquilino è il degrado: impossibile sfrattarlo. Con il passare inesorabile degli anni, è rimasto praticamente soltanto lo scheletro, oggi visibile anche dalla strada grazie all’opera di manutenzione del verde effettuata a suo tempo dai volontari. E il futuro non pare riservare buone notizie: con questi chiari di luna, pensare a fondi pubblici da stanziare per risistemarla e portarla agli antichi splendori è pura utopia.
Qualcuno ancora ricorda quel pomeriggio del 2 gennaio 1993 che riempì pagine di cronaca locale. Il cattivo funzionamento di una canna fumaria, infatti, innescò un incendio che devastò la povera villa Frommer. Lì ci vivevano sedici famiglie: complessivamente trentuno persone si ritrovarono allòra sulla strada in un pomeriggio sferzato dal vento gelido. E anche Casa Rassauer in borgo Castello, in anni assai più recenti, è stata teatro di un incendio che ha danneggiato notevolmente il tetto. —
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