«Parco del mare, soldi da restituire alle imprese»

Tassan (Cna): surplus pagato sul diritto camerale per un cavallo di battaglia del solo Paoletti. Rovis: da capire se applicarlo ancora, ma lo scopo sarà un altro
Lasorte Trieste 15/01/09 - Porto Vecchio, Magazzini
Lasorte Trieste 15/01/09 - Porto Vecchio, Magazzini

Il segnale di netto altolà che la Regione ha dato sull’ipotesi di un Parco del mare pagato tutto con fondi pubblici, come chiesto dal presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, cala nuovi seri dubbi sull’eterna questione specie nelle categorie che per 7 anni hanno versato il 20% in più di diritto camerale per accantonare soldi a questo scopo. Non parla Paoletti, che oggi riunisce la Giunta camerale da cui uscirà, dice, una risposta ufficiale al vicepresidente della Giunta regionale Sergio Bolzonello. Il quale ha messo in chiaro che, «senza un investitore privato» per la costruzione del super-acquario in Porto vecchio (45 milioni di euro) e ancor più per la futura onerosa gestione, su quel progetto la Regione altrettanto non investirà.

Concorda l’assessore comunale allo Sviluppo economico Edi Kraus: «Se il finanziamento dipende per intero dall’ente pubblico di sicuro il progetto non sta in piedi, c’è una crisi economica pesante, ben altre le priorità. Peraltro - prosegue Kraus - nel contesto generale di una riqualificazione di Porto vecchio un’attrazione di questo genere ci potrebbe stare, ma attorno devono esserci altri investimenti di supporto ai quali l’acquario sarebbe di richiamo. Tutto dipende però da un piano finanziario, ogni investimento che ha bisogno di denaro pubblico deve indicare anche tempi chiari di ripagamento della spesa. Altrimenti il peso cade sulla collettività, e poi sulle spalle dei cittadini cadono anche i costi di gestione. Non è accettabile».

Per il predecessore di Kraus in Comune con la Giunta Dipiazza, Paolo Rovis, vicepresidente di Confartigianato e membro della Giunta camerale, «se la posizione della Regione è quella espressa da Bolzonello certo dovrà essere presa in considerazione, e bisognerà capire se questo progetto ha gambe per camminare o no». Rovis racconta di una discussione già iniziata fra le categorie economiche. Non tanto sui soldi già raccolti («stanno lì, la decisione era stata corale»), ma sul fatto che il maggiore versamento per il Parco del mare è finito col 2013. «Per legge l’incremento finalizzato dei diritti può durare 7 anni - dice Rovis -, ora si discute se proseguirlo per altri 7 ma per altro scopo. Non è molto: chi paga 14 e chi al massimo 70 euro in più all’anno».

Ma Giovanni Tassan, presidente della Cna, ritiene anche quelli preziosi, in questo periodo terribilmente duro. «Non versiamo il “surplus” a cuor leggero, e soprattutto non vedo perché si chiedono “intanto” i soldi, “e poi vediamo”. Non si parla di 5 milioni, ma di 45, e l’idea non ha finora convinto nessuno sul ritorno economico, mentre pensare oggi a sponsor privati mi sembra un eufemismo. Un conto è se il Parco del mare fosse inserito in un progetto complessivo di rilancio della città, ma mi pare progetto isolato, una cattedrale nel deserto. Si puntava su 800 mila visitatori? I conti - dice Tassan - è facile farli sulla carta. Questo è un cavallo di battaglia del solo Paoletti, che continua nella ricerca parossistica di soldi, ma che peraltro chiama la Camera di commercio “casa delle imprese”: se è così, credo che quei soldi alle imprese vadano restituiti».

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