Parco del Mare, Paoletti"Qui o altrove si farà"

La Regione non vuole più finanziare l’iniziativa? Pazienza, il Parco del mare si farà lo stesso: ne è convito il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, il papà dell’idea. Qui o altrove, ma si farà, dice Paoletti «perché ho richieste di esportare il progetto che mi arrivano dal Veneto fino alla Slovenia»
Non gli va di mettersi buono, col palmo della mano verso il cielo, in attesa che i soldi della Regione gli piovano addosso. Troppo tardi. O addirittura mai. Bombarderà le nuvole finché non ci sarà pioggia. E la pioggia - scommette Antonio Paoletti - verrà presto. Il Parco del mare si farà, va controcorrente infatti il papà dell’idea. Qui o altrove, ma si farà, «perché ho richieste di esportare il progetto che mi arrivano dal Veneto fino alla Slovenia», minaccia. E lui, il giorno del taglio del nastro, avrà forse svestito i panni di presidente della Camera di Commercio per gettarsi nella mischia politica. Come sindaco? Improbabile, certo, ma non lo esclude. Né confessa da che parte starebbe. Ciò di cui è sicuro, invece, è la «trasparenza» con cui l’ente camerale ha applicato, «con il consenso di tutte le categorie, Cna compresa (la sigla alternativa alla Confartigianato, ndr)», la cosiddetta ”tassa di scopo” per il Parco del mare. Quella che una parte di commercianti e artigiani del centro, oggi, contesta.


Presidente, Renzo Tondo giura di non aver trippa da distribuire, da Genova la Costa dice che senza la Regione si chiamerà fuori, il Pd rilancia il Centro Congressi come alternativa. C’è già una pietra, sopra il Parco del mare?

No. Non vorrei, anzi, che diventasse oggetto di disputa politica, perché se c’è un progetto che ha unito la città, dagli opposti schieramenti al mondo dell’economia fino alle parti sociali, questo è solo il Parco del mare. Renzo Tondo e Sandra Savino dicono che il bilancio regionale soffre per le minori entrate tributarie? Vero, ma ricordo loro che la Regione, a fronte di un milione e 700mila euro di contributo per 15 anni, incasserà due milioni e 300mila euro all’anno tra Iva e Irap solo sullo sbigliettamento. Se ogni visitatore del Parco spendesse una media di soli 80 euro al giorno sul territorio del Friuli Venezia Giulia, in un anno arriverebbe un altro milione e 300mila euro di Iva. E non abbbiamo considerato l’Irpef sull’indotto occupazionale. Ci basta una norma, da inserire in questa finanziaria 2010, in base alla quale la Regione oltre a dare un minimo chip si impegna con questo famoso milione e 700mila euro per 15 anni. Appena dal 2012 va bene comunque. Nel frattempo spenderemo i soldi nostri, tra Camera di Commercio e Fondazione CRTrieste. Morale: la frase ”non ho soldi per cui non si fa il Parco del mare” è una bufala.


Sta parlando però di ritorni finanziari successivi alla partenza del contributo. Forse la Regione non si convince per questo.

Ma la Regione incasserà già l’Iva sulla progettazione e la realizzazione, cioè sette milioni e 200mila euro sui 50 da investire nei prossimi tre anni e sette mesi. Saremo noi a pagare la Regione prima di ricevere i suoi soldi.


Parla sempre di Parco del mare come di un progetto regionale. Ma non è che avete fatto i conti senza l’oste, coinvolgendolo troppo tardi?

Noi abbiamo creduto a Roberto Cosolini, quando da assessore dell’ex giunta Illy promise 15 milioni di euro per il progetto più altri dieci per la parte scientifica. Eravamo tranquilli. Poi arriva Tondo, cerca quei soldi e non li trova a bilancio. E mi dice: bellissima idea, ma io metterò i soldi quando me li chiederà la politica triestina. Organizzo questa famosa cena di Tolmezzo a fine settembre, con Dipiazza e Giulio Camber. Lui capisce, assicura di parlarne con la Savino ma poi non risponde più, se non sui giornali. Non vorrei ci fosse qualche altro problema che io non so individuare.


Sta lasciando intendere che, se non parte il Parco del mare, Tondo andrà ritenuto responsabile della rovina di Trieste...

Messa così è pesante. I motivi veri li lascio alla politica. Sicuramente, se Tondo dice di no dà una mazzata terribile a Trieste.


A proposito di politica. Si dice lei si stia giocando col Parco del mare la futura carriera politica. Intende scendere in campo? Se sì, con chi?

Ma io sono un imprenditore che ha iniziato semplicemente a dedicarsi a una città abituata a dare spazio a poche persone che protestano e non ascoltare il resto della popolazione.

Quando finisce il suo mandato come presidente camerale?

A marzo 2011.


Quindi a pochi mesi dalle elezioni del dopo-Dipiazza...

In Camera di Commercio si possono fare tre mandati. Io sono al secondo. E oggi occupo un ruolo nazionale di tutto rispetto, con cariche impensabili per l’ente camerale di un territorio così piccolo, tra cui la vicepresidenza di Unioncamere con delega all’internazionalizzazione e la presenza nel Cda di Tecnoholding, la Spa di investimenti. Ciò mi consente di portar vantaggi alla città, di conoscere, di poter influenzare eventuali fondi nazionali. Io mi occupo di economia, insomma, e voglio realizzare il Parco del mare qui, anche se abbiamo già richieste esterne.

Lignano?

Non lo dico io, potrebbe essere. Siamo stati contattati anche da Veneto e Slovenia.

E sarebbe pronto a esportare il format?

Ma io sono triestino, io vivo e lavoro qui... Un passo indietro: dunque non smentisce un’eventuale discesa in politica? Non lo smentisco ma neanche non lo dico. Presidente camerale e sindaco hanno ruoli diversi. A me interessa l’economia. Quanti soldi avete messo nel salvadanaio, come Camera di Commercio, per il Parco del mare? Sette milioni abbondanti.


Come avete creato questa provvista?

Dal 2004, dal Fondo benzina, abbiamo accantonato cinque milioni e mezzo creando un apposito capitolo di spesa previsto dalle norme per lo sviluppo di progetti e infrastrutture. Un altro milione e 800mila euro viene dall’incremento del 20% del diritto camerale per l’iscrizione al Registro delle imprese, che vale 440mila euro l’anno. Ma di questo 20%, il 60% è per il Parco del mare, il 40% per le bonifiche.

Da quando e fino a quando vige tale incremento? E quanto costa alle imprese?

È stato deliberato nel 2007 e vale per sette anni. Al 60% delle imprese, quelle individuali, costa 18 euro l’anno: 10 euro e 80 centesimi per il Parco del mare, il resto per le bonifiche. Le società pagano in percentuale rispetto al fatturato. Puntualizzo che la Camera di Commercio ha seguito la trafila prevista dalla legge, che prevede appunto che per progetti di sviluppo economico territoriale la Camera stessa può aumentare del 20% il diritto camerale, sentite le associazioni e con l’approvazione del Consiglio camerale, dove siedono tutti, compresi consumatori e sindacati. L’incremento è stato votato all’unanimità, posto che le quote erano ferme da sette anni.

Votato anche dalla Cna?

Sì, lo dicono le carte.


Ma perché la Camera di Commercio stanzia risorse per le bonifiche. Non se ne dovrebbe far carico lo Stato?

Sbagliato. Lo Stato si fa carico delle bonifiche sui terreni pubblici. Se lo Stato va a bonificare un’area di proprietà di un’impresa ne fa lievitare il valore. È un danno erariale aumentare di valore qualcosa di privato con fondi pubblici. Di questi sette milioni abbondanti quanti sono fisicamente in cassa, ora? Siamo a sei milioni e 200-300mila euro.


E serviranno per?

In generale per il Parco del mare, visto che si farà una società fra enti pubblici, con la Fondazione CRTrieste, e lì dentro noi metteremo il nostro.

Quanti ne avete già spesi in promozione?

Una cifra ridicola: 306mila euro, fra studi, pubblicazioni, missioni, presentazione al Verdi, convegno con Burlando e Chermayeff, simulazioni commissionate all’Università di Trieste. Molto abbiamo fatto in house con le risorse interne. Sfido qualsiasi altro ente a spendere meno, in cinque anni, per una partita così grossa.


Se il Parco del mare non si fa, questi soldi li restituisce agli associati?

Anche sì, o in alternativa si investe su qualcosa di nuovo. Ma non è un problema perché il Parco del mare si fa.


Si immagini il giorno dell’inaugurazione. Coi capelli più bianchi, ma di quanto? Con la fascia tricolore da sindaco e forbici in mano, o defilato?

Capelli più bianchi di quelli che ho è difficile. Rimandarlo ancora non serve più: il Parco del mare o parte adesso o se ne andrà da un’altra parte. Sono convinto che partirà. Non mi interessa chi taglierà il nastro, l’importante è che si faccia.

Se ne andrà, ripete?

Potrebbe, cinque anni di gestazione sono già tanti.


Ma a Lignano, tanto per fare il nome, non si riproporrebbe lo stesso problema con Tondo, cioè la carenza di denari regionali?

No comment.

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