Parco del Mare, la Regione rilancia con un milione
I soldi verranno attinti non dal bilancio, ma dai fondi Fas per le aree sottoutilizzate. Savino: altri fondi solo se i privati confermeranno il proprio impegno. Tondo: ma il sito ideale è Porto Vecchio
Per il Parco del mare, ormai, i giochi sembravano sul punto di chiudersi. E invece, con un coup de theatre degno del regista più navigato, la Regione ha scelto improvvisamente di riaprirli imprimendo una nuova e inattesa accelerazione al progetto. Quel progetto infatti, hanno deciso ieri a sorpresa il presidente Renzo Tondo e l’assessore alle Finanze Sandra Savino, potrà contare nel 2010 su un contributo una tantum di un milione di euro. Soldi che non arriveranno però dal blindatissimo bilancio regionale, ma verranno attinti dai fondi Fas, vale a dire dai 178 milioni di euro stanziati dall’Europa per rilanciare le aree sottoutilizzate nelle quali ricadono anche le zone inquinate da bonificare.
Grazie al pressing delle ultime ore, quindi, il ”chip” tanto atteso dalla coppia Paoletti-Dipiazza almeno per avviare la progettazione viene effettivamente messo sul piatto, ma non rappresenta un atto di fiducia incondizionata nella validità dell’operazione. Al contrario porta con sé implicazioni pesanti che evidenziano per l’ennesima volta, se mai ce ne fosse ancora bisogno, i dubbi che Tondo e qualcuno all’interno della sua squadra ancora nutrono nei confronti del Parco triestino.
«Abbiamo scelto di scommettere su questo progetto che può diventare, e sottolineo può, un asset di richiamo internazionale e avere ricadute importanti non solo per Trieste, ma per l’intera regione - commenta il presidente della giunta -. Se in questo momento di evidente difficoltà finanziaria siamo riusciti ad assumere un impegno concreto e immediato da un milione di euro, vuol dire che ci crediamo. Allo stesso tempo però vogliamo avere certezze sulle condizioni che ci sono state presentate e che dovranno garantire la capacità dell’operazione di reggersi in piedi. A partire dalla reale partecipazione dei privati. Perché un concetto dev’essere chiaro: la Regione non fa economia, quella la fanno i privati che scelgono di investire».
Finché non arriverà la conferma della partecipazione di soggetti diversi da quelli pubblici, quindi, i cordoni della borsa della Regione non torneranno ad allargarsi. «Per il momento a disposizione c’è solo un milione di euro attinto dai fondi Fas - spiega Sandra Savino -. Un primo passo, a cui dovrà poi far seguito un impegno sostanzioso dei privati. Oggi come oggi, con le entrare calate del 10% e un’eredità che con ci consente né di ricorrere all’indebitamento né di affrontare nuovi limiti di impegno, è impensabile stanziare cifre più importanti. Valutazioni che impegnino le finanze regionali per i prossimi anni potranno essere intraprese solo una volta appurato il concreto interesse di altri soggetti nel sostenere l’ambizioso percorso del Parco del mare».
Fin qui la prudenza imposta dalle difficoltà di bilancio. A questa però, fa capire senza tanti giri di parole lo stesso Tondo, si aggiungono altre perplessità, direttamente legate al contenuto del progetto. «È giusto lasciare accesa la speranza, come chiesto dal presidente Paoletti. Detto questo - continua il presidente andando al nocciolo della questione - io ho forti dubbi sulla localizzazione scelta per il Parco del mare. Mi sembra una soluzione estremamente sacrificata dal punto di vista dei parcheggi. Non sono un tecnico, ma penso non serva esserlo per capire che il successo di un’operazione come questa dipende dalla possibilità di far arrivare rapidamente e comodamente i visitatori, compresa la famigliola che si sposta con i bambini. Il sito attuale non consente di farlo. La soluzione migliore, a mio parere, sarebbe prevedere il Parco in Porto vecchio, un’area sicuramente più accessibile. Di questo, comunque, potremo discutere. Oggi ciò che conta è che abbiamo fatto capire di credere nell’operazione. Non come la giunta Illy che, contrariamente a quanto sostiene Roberto Cosolini, per il Parco del mare non aveva stanziato nemmeno un euro, nonostante avesse allora a disposizione il più alto livello di entrate regionali di sempre».
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