Parco del mare, cresce il fronte del no: la Cgil si schiera, Dipiazza non molla
TRIESTE. Si allarga il fronte di chi vuole siano reinvestiti a favore delle aziende i fondi per il Parco del mare, accantonati da anni e finora mai utilizzati dalla Camera di Commercio della Venezia Giulia. Ma il sindaco Roberto Dipiazza rimane fuori dal coro. Anche ieri diverse voci si sono infatti levate a sostegno degli imprenditori triestini, che per la prima volta hanno preso nettamente posizione sul tema, lanciando una petizione su change.org in cui si chiede all’ente camerale la restituzione del tesoretto da poco meno di 10 milioni di euro.
I promotori dell’idea pensano in tal modo di arginare la crisi economica post-pandemica a livello locale, crisi la cui esplosione più violenta è prevista in autunno. Per Paolo Rumiz «era ora che gli imprenditori si svegliassero, non so perché hanno aspettato tanti anni. Con il disastro avvenuto a causa del virus sarebbe una bestemmia lasciare quei soldi ai castelli in aria. Ci sono famiglie ridotte alla fame: Antonio Paoletti (presidente della Ccia Vg, ndr)se ne rende conto? Il Parco del mare è una follia antieconomica. Dopo la pandemia non ci saranno più posti dove le persone si affolleranno: basti vedere la fatica che fa l’omologo di Genova».
Secondo il giornalista e scrittore l’area della Sacchetta ha inoltre un forte valore simbolico: «Primo dei grandi fari dell’Adriatico, la Lanterna rappresenta il cuore della Trieste marinaresca. Eppure il monumento è circondato dai più orrendi edifici pubblici, mentre per salirci bisogna domandare le chiavi. Bisognerebbe semmai renderlo accessibile».
Ci sono poi gli storici oppositori del Parco del Mare, a partire dagli interpreti delle sensibilità ambientaliste e di quelle per la tutela del paesaggio: dall’architetto William Starc a Wwf e Legambiente locali, presieduti rispettivamente da Alessandro Giadrossi e Andrea Wehrenfennig (si faccia riferimento ai box a lato, ndr). Sul fronte sindacale si fa sentire pure Michele Piga, segretario generale della Cgil Trieste: «Finalmente l’iniziativa parte dall’impresa. Si tratta di un progetto vecchio, che non tiene conto delle mutate sensibilità a proposito di animali e ambiente, né del suo potenziale impatto economico, quantomeno dubbio. In città stanno per fallire in tanti e in autunno ci sarà un’ondata di nuovi disoccupati: si rinunci al Parco e si avvii un dialogo tra istituzioni, parti datoriali e sindacali, per pensare a come reinvestire quel denaro. In questo senso sollecitiamo Paoletti ».
Ma, nonostante che si stanno sollevando, Dipiazza continua a vedere di buon occhio il progetto: «Potrebbe essere un attrattore per la città. C’è grande affluenza in luoghi analoghi, sia a Genova che a Valencia e Lisbona». Quanto alla crisi, «abbiamo fatto molto per gli esercenti, togliendo la tassa per l’occupazione del suolo pubblico nonché il 60% della Tari», prosegue il primo cittadino: «Mi sembra siamo ripartiti abbastanza bene, i turisti si rivedono. Ma i problemi della città non si risolvono abolendo un progetto».
È infine possibilista il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti: «Non conoscendo nel dettaglio il progetto, potrebbe anche essere una delle chance. Ma la valutazione dovrà avvenire in maniera strategica, a livello non solo triestino bensì regionale». Nel frattempo la petizione ieri sera era già oltre la quota di 230 firme (link: https://www.change.org/p/ camera-di-commercio-del-friuli-venezia-giulia-utilizzare-subito-i-fondi-del-parco-del-mare-di-trieste-per-l-emergenza- economica).
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