Parco del Mare, Costa frena: "Senza la Regione ci ritiriamo"
L’imprenditore: restiamo molto interessati al progetto, ma i fondi pubblici devono coprire almeno il 70%
«Restiamo disponibili e fortemente interessati al progetto, alle condizioni che almeno il 70 per cento dell’investimento complessivo pluriennale venga coperto dal soggetto pubblico. Come già previsto, insomma. Altrimenti, non dovessero essere rispettate queste condizioni, noi non saremo più disponibili». Giovanni Battista Costa, responsabile del settore Strategia e sviluppo di Costa edutainment spa, mette tutti sull’avviso. E se da un lato conferma la volontà di far sì che la sua società si spenda in prima persona per il Parco del mare triestino, dall’altro chiarisce che «pur essendo attenti alla questione, non possiamo rischiare. Perché senza l’impegno pubblico certamente non si va avanti».
LA REGIONE
All’indomani della doccia fredda arrivata dalla Regione, con il presidente Renzo Tondo e l’assessore alle Finanze Sandra Savino uniti nel chiarire come al momento nella Finanziaria 2010 non siano previsti l’auspicato ”chip” per l’avvio dell’effettivo iter procedurale per la realizzazione dell’opera né il formale impegno al sostegno pluriennale futuro per la stessa, la palla passa alla società che, nelle intenzioni degli attori coinvolti, dovrebbe occuparsi della gestione. Oltre che supportare la creazione del Parco con un intervento sostanzioso, ma non superiore - evidentemente - al 30 per cento. «La quota massima per la partecipazione privata», sottolinea Costa.
LA COSTA
La Costa edutainment è la società che gestisce l’Acquario di Genova (l’accordo sulla relativa concessione è datato 1993 e prevede un periodo di tempo che si chiuderà nel 2020) e ha pertanto una competenza specifica nel settore, contando anche l’offerta collaterale messa in piedi in Liguria a supporto dell’attrazione principale. «Quello triestino può essere un polo di sviluppo per la città, proprio come accaduto a Genova - continua Costa -. Il Parco del mare permetterebbe infatti una ripartenza dell’economia cittadina, il cui elettroencefalogramma oggi è piatto. Peraltro, sul progetto c’è la piena condivisione di tutti, visto che l’assieme delle strutture da creare avrebbe delle ricadute positive enormi per il territorio. Verrebbe valorizzata la componente scientifica della città - prosegue -, come la sua storia attraverso i viaggi. Diverrebbe un’attrazione per un gran numero di turisti».
LO STUDIO
Citando poi lo studio di fattibilità dell’assessore comunale al Bilancio, Giovanni Battista Ravidà, definito come «illuminante, realistico e prudenziale», Costa ribadisce che la sua creatura e tutto lo staff restino sempre «attenti e interessati, ma non possiamo rischiare in termini di investimento». Secondo Costa, infatti, l’impegno di un ente pubblico che funga da solido appiglio nel corso del tempo è necessario, anche perché non sarebbe nemmeno ipotizzabile una «riduzione dell’importanza dell’investimento. Rendendo il parco più piccolo, non si avrebbe più lo stesso effetto. L’amministrazione pubblica (non lo dice, ma il destinatario dell’invito è la Regione, ndr) deve prendersi le responsabilità di essere coerente, anche perché il progetto, una volta realizzato, avrà una sua utilità pubblica. Inoltre, grazie al privato, la parte pubblica verrà sgravata dalle incombenze della gestione».
IL TURISMO
Peraltro, facendo un parallelo sempre con Genova, Costa aggiunge che «Trieste, come punto di partenza sulle potenzialità di sviluppo turistico, è già in una situazione migliore rispetto a com’era la realtà ligure».
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