Parco del mare, breve riassunto della storia infinita
TRIESTE Parco del mare, nelle intenzioni di colui che per primo l'ha proposto, Antonio Paoletti, dovrebbe essere un mega acquario affacciato sul mare. Il più grande del Mediterraneo, comprensivo di ambienti marini (almeno nel progetto originario di Barcola), con tanto di vasche salate, dovrebbe nelle dichiarazioni portare ogni anno in città una cifra di turisti compresi - a seconda delle versioni - tra i 500.000 e il milione.
L’ideatore
Antonio Paoletti è oggi il primo presidente della Camera di commercio della Venezia Giulia, nata dalla fusione tra la Camera di commercio di Trieste e quella di Gorizia. Commerciante, in città ha collezionato poltrone e incarichi, senza mai entrare in politica. Presente, ad un certo punto, addirittura in 20 enti contemporaneamente, è anche alla guida della Confcommercio triestina per il quinquennio 2016-2021.
La cronologia
L’idea del mega acquario. Il Parco del mare nasce nel dicembre 2004 dopo il fallimento della candidatura della città all’Expo 2008. Antonio Paoletti, allora come oggi presidente della Camera di commercio, lancia l'idea già a bordo dell'aereo che da Parigi riportava la delegazione triestina fresca di sconfitta a Ronchi dei Legionari.
L'allora sindaco Roberto Dipiazza decreta che è necessario pensare al “riuso del Porto Vecchio”. Così Paoletti: «Partiamo subito con il più grande Acquario del Mediterraneo, una struttura da insediare proprio nel sito previsto per l'Expo, da qualche parte tra Barcola e il Porto Vecchio e da far lavorare 365 giorni su 365. Un Acquario superiore anche a quello di Genova».
La prima ipotesi. In principio fu il terrapieno di Barcola: la prima location occupata dal Parco del mare prima del gioco dell’oca che l’ha visto protagonista in questi 10 anni. Poco tempo dopo però arriva il sequestro dell'area a causa dell’inquinamento.
Novembre 2006, cambio ipotesi. La nuova location viene individuata nello spazio che a Campo Marzio ospita il mercato ortofrutticolo, destinato nelle intenzioni dell'allora amministrazione Dipiazza a spostarsi alle Noghere. Un progetto che si trascina avanti per due anni
Dicembre 2008, si parla delle Rive. Liberare l'area di Campo Marzio si rivela operazione più complicata del previsto (la proprietà non è solo del Comune) e l'alternativa viene allora trovata sulle Rive, tra Salone degli Incanti, Magazzino vini e area ex Bianchi. Partono i dialoghi fra Comune, Cciaa e Fondazione CRTrieste, proprietaria del Magazzino vini.
Scontro Paoletti-Di Piazza. A metà 2009, l’allora assessore ai conti di Dipiazza, Giovanni Ravidà, calcola nel suo studio di fattibilità che la nuova struttura dovrebbe richiamare almeno mezzo milione di visitatori l’anno, staccare 1.350 biglietti al giorno (costo medio 11 euro), solo per non mangiare soldi. E che dovrebbe, anzi, conquistarsi un mercato da 900mila “spettatori” all’anno, quasi 2.500 al giorno, per totalizzare in un decennio un margine operativo lordo da circa 45 milioni di euro. Grosso modo l’entità dell’investimento. Il Consiglio comunale approva lo studio di fattibilità redatto dall'allora assessore al Bilancio Ravidà. Passano i mesi, Antonio Paoletti pressa il Comune e minaccia pure di portare tutto a Grado o Capodistria.
Aprile 2010, la fine del progetto? «La soluzione è piazzare delle vasche per i pesci all'interno del Salone degli Incanti senza mettersi a costruire mega-strutture insostenibili. Trieste può sopportare un acquario da 200-300mila visitatori l'anno, non un Parco del mare da un milione di presenze con costi di manutenzione folli», sentenzia Dipiazza nell'aprile 2010. Sembra il definitivo de profundis. Paoletti non nasconde la delusione. E il Parco del mare vive un lungo momento di stallo.
Maggio 2011, cambia il sindaco. Dopo due mandati Dipiazza, Cosolini viene eletto in municipio.
Luglio 2012. Il nuovo sindaco rilancia l'ipotesi Campo Marzio. Ma non dura.
Giugno 2013, nuovo colpo di scena. Il Parco del mare punta dritto verso il Porto vecchio. L’area in concessione a Greensisam, in mano a Pierluigi Maneschi, sembra perfetta e i magazzini 3 e 4 sufficienti. Solo che è Maneschi a mollare la presa su Porto Vecchio. Ma Paoletti non molla. In aprile, intanto, è stata eletta la giunta regionale di Debora Serracchiani.
Giugno 2014, il no di Bolzonello. Il vice Presidente della giunta regionale dichiara: “Neanche un euro, progetto inattuabile”. Ma poi la regione cambierà idea. Report dell’ach. Peter Chermayeff sulla fattibilità Parco del Mare nell’area di Porto Lido.
L’ipotesi Porto Lido. Dal cilindro, nell’ottobre 2014, Paoletti tira fuori la destinazione di Porto Lido. Italia Navigando, società controllato dallo Stato, si era infatti disimpegnata dal progetto del porto nautico chiamato Trieste Navigando. A fine luglio 2015 la gara è andata deserta. La base di partenza del nuovo Parco del mare dovrebbe essere circa 40 milioni. La Regione rientra in gioco, a fare pressione ci sarebbe ora il deputato triestino Ettore Rosato, capogruppo alla Camera del Pd finito nel “giglio magico” del premier Renzi. La Cciaa triestina ha in cassa 11 milioni di diritti annuali specifici (soldi sborsati dai commercianti negli ultimi 10 anni). Due milioni e mezzo sono quelli ottenuti dalla Regione in 10 anni per il progetto di fattibilità. L’investitore privato, la Costa Edutainment, è disponibile a mettere sul piatto 15 milioni. La Cassa di Risparmio coinvolta per una cifra di più di due milioni e mezzo.
Settembre 2015. Il nuovo progetto, legato all’area di Porto Lido (Molo Fratelli Bandiera), è pronto ed è al vaglio della Regione. Lo firma l’architetto statunitense Peter Chermayeff, autore degli interventi all’acquario di Genova e dei parchi acquatici di Boston, Osaka, Baltimora e Lisbona.
Dicembre 2015. La Fondazione CRTrieste comunica che si rende disponibile a stanziare l’importo complessivo di altri nove milioni di euro per la realizzazione del progetto, in aggiutna alle risorse già investite
Ottobre 2016, sarà al Molo Fratelli Bandiera? L'approdo sul Molo Fratelli Bandiera del Parco del mare è stato definito quando il cda di Invitalia ha deliberato il preliminare relativo alla cessione del 100% di “Trieste Navigando”, la società concessionaria dell’area di Portolido, alla Camera di commercio e alla Fondazione CrTrieste per 62mila euro. Il prossimo passo sarà quello di coinvolgere Regione, Comune e Autorità portuale per un Accordo di programma propedeutico alla modifica del piano regolatore in modo tale che l'attuale destinazione diportistica venga ampliata e aggiornata alla nuova prospettiva culturale-ricreativo-nautica. Nell’area potrebbe essere spostato anche lo storico pontone Ursus.
Costi e tempi
Stimati in 37-44 milioni. Il cronoprogramma realizzativo prevede 36 mesi dal compimento dell’iter autorizzativo: quindi, in totale, significa poco meno di quattro anni.
Le perplessità sul progetto attuale
Nel 2015 l’assessore al Turismo, Edi Kraus, dichiara: “L’area di Porto Lido mi sembra troppo angusta, inadatta. Si potrebbe pensare ad un acquario sofisticato da costruire in Porto Vecchio”
Come farà a starci nell’area di Porto Lido? Come fare con le corriere e i parcheggi? Secondo Paoletti, dovrebbe avere più o meno una superficie di 17mila metri quadrati di base, a terra, e altri 24mila a mare.
Nel piano strategico per rivitalizzare Porto Vecchio stilato da Ernst & Young c'è proprio la presenza del Parco del Mare.
Che ne sarà dello storico stabilimento balneare del Pedocin? Sarà a rischio?
A favore
Il progetto di Porto Lido vede ora il favore del sindaco Roberto Dipiazza, contrario però nel 2010.
Marco Penso, presidente della Triestina della Vela afferma di non conoscere il progetto, ma ritiene che «potrebbe indurre una risistemazione dell’intera area e creare un polo di forte interesse»
La zona ne uscirebbe certamente valorizzata», anche secondo Francesco Fegitz, presidente del Circolo canottieri Adria
Contro
La posizione di Cosolini si sintetizza ora con: bisogna identificare il partner privato che dovrà partecipare all’investimento e mettere a confronto il sito attualmente prescelto di Portolido con uno alternativo all’interno del Porto vecchio.
Lo scrittore Paolo Rumiz è fortemente contrario a quel “cubo enorme nel punto più visibile della città”, così come altri architetti ed esponenti del mondo culturale triestino. Tra essi, Luciano Celli: “L’inserimento del massiccio volume dell’Aquario nell’ambito della penisola della Lanterna sarebbe un’eterotopia sconvolgente e scellerata”, sostiene.
Pierpaolo Scubini, presidente della Lega Navale, preferirebbe la collocazione di Porto Vecchio;
secondo il presidente dello Yacht club Adriaco, Francesco Rossetti Cosulich: “Oscurerebbe la vecchia Lanterna”. Anche Antonio Sofianopulo, presidente di Sgt Nautica, dà parere negativo.
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