Parco del mare a Trieste, Paniccia lancia il progetto “dimezzato”

Intervista al presidente della Fondazione CRTrieste: «Costerà 47,7 milioni Iva compresa. Per essere sostenibile l’impianto va ridotto: pareggio con 600mila visitatori all'anno. La regia dell’opera a una società creata con l’ente camerale». Scartata l'ipotesi Porto vecchio
Massimo Paniccia, presidente di Fondazione CRTrieste (foto di Andrea Lasorte)
Massimo Paniccia, presidente di Fondazione CRTrieste (foto di Andrea Lasorte)

TRIESTE Massimo Paniccia “dimezza” il Parco del mare di Trieste. Con la volontà di stemperare le polemiche e creare in città un nuovo clima di condivisione, il presidente di Fondazione CRTrieste, di solito restìo a concedere interviste, scende in campo in prima persona e propone una nuova struttura: poco o nulla a che fare con il rendering basato sulla prima idea dell’architetto Peter Chermayeff e già tacciato da alcuni settori di essere un ecomostro. Paniccia sfodera numeri e caratteristiche che assicurano l’autosostenibilità del progetto senza alcun successivo intervento pubblico. Tutto in vista del pronunciamento del Consiglio comunale previsto per lunedì prossimo: se sarà ampiamente favorevole si partirà e sarà poi ben difficile fermare il treno lanciato.

Presidente Paniccia, per il Parco del mare c’è un nuovo progetto?

Negli ultimi tempi la Fondazione con orgoglio ha ridato nuovo splendore all’ex Ospedale militare e recentemente all’ex Magazzino vini creando, ritengo, due gioielli di cui città può essere fiera. Con il presidente Paoletti abbiamo ora ripreso il discorso sul Parco del mare avendo tra i nostri scopi anche lo sviluppo turistico. Il concept realizzato dall’architetto Chermajeff lo abbiamo fatto valutare da un advisor, per l’esattezza Acb group sviluppo spa, che ha proceduto all’analisi del piano di fattibilità, del modello di business con le relative proiezioni economico-finanziarie. Ebbene Acb ha verificato la sostenibilità di una struttura che si sviluppi su 11mila mq, con un volume d’acqua complessivo di 5,5 milioni di litri per un costo stimato di 47,7 milioni di euro, Iva compresa. È questa la base su cui ragionare per arrivare alla definitiva realizzazione.

 

 

Vi è dunque un ridimensionamento rispetto all’ipotesi iniziale?

Una riduzione di quasi la metà, considerando che la prima idea prevedeva una struttura con ben 9,5 milioni di litri d’acqua. Non so quale fosse la superficie prevista da Chermajeff, ma di certo anche questa si riduce arrivando a 11.000 mq. Una struttura di questo tipo tiene perfettamente dinanzi alla previsione fatta di 800mila visitatori all’anno, ma anche meno. Perché l’assunto di base è stato questo: se dobbiamo costruire un impianto che avrà bisogno anche in un momento successivo di ulteriori finanziamenti pubblici, rinunciamo fin da principio. Il Parco del mare dovrà sostenersi con gli incassi e potrà farlo anche se i visitatori saranno meno di 700mila all’anno.

 

Trieste, Parco del mare davanti alla Lanterna: la parola al Consiglio
Il progetto firmato da Peter Chermayeff

 

Come si stabilisce se la struttura potrà reggersi economicamente?

Sostanzialmente si fanno dei cerchi concentrici attorno alla città per trovare il numero dei potenziali-reali visitatori. Entro un’ora di auto da Trieste abitano 905mila persone e di queste il 10% nel corso degli anni dovrebbe visitare il Parco del mare. Tra 1 e 2 ore vi sono 3 milioni con il 5% di visitatori stimati; tra le 2 e le 3 ore 2,6 milioni e qui arriverà il 3%; tra 3 e 4 ore 5,9 milioni di cui arriverà l’1,5%. Altre ipotesi prevedevano una struttura molto più grande e un gestore che garantiva di poter versare solo due anni di affitto: logicamente abbiamo scartato la proposta.

Come si prospetta dunque lo schema dei finanziamenti?

La Fondazione interviene con 9 milioni e con altrettanti la Camera di commercio, mentre qualche milione arriverà dalla Regione (si era parlato di 4, ndr). Assodato che anche i futuri costruttore e gestore potranno effettuare qualche intervento sul patrimonio, il resto della spesa sarà affrontato accendendo un mutuo che sarà pagato con gli affitti che verserà il gestore della struttura.

Chi sarà il promotore di tutta l’operazione?

Creeremo una società strumentale di cui la Fondazione avrà la maggioranza delle quote. Sicuramente vi entrerà la Camera di commercio e forse anche altre amministrazioni pubbliche. Poi faremo un bando a evidenza pubblica per scegliere costruttore e gestore che a propria volta entreranno nella società.

Da ampi settori cittadini però l’ubicazione migliore viene ritenuta quella di Porto vecchio. Va tenuta in considerazione?

No, perché questo concept nasce a Portolido, un sito che ci è stato proposto da un soggetto pubblico, cioè da Invitalia. E proprio di questo sito è stata fatta ora una validazione che ha visto il nostro parere positivo e che ci permette di cominciare immediatamente l’iter di realizzazione. Non si può continuamente rimettere tutto in discussione.

 

 

Cosa risponde alle obiezioni di carattere urbanistico, edilizio, scenografico?

La gente ha diritto di conoscere e di discutere. Noi abbiamo fatto i passi più logici. I giudizi non vanno basati sul primo rendering perché il Parco del mare non sarà quello, quello era un’ipotesi su cui fare le valutazioni di sostenibilità. Con il bando i progettisti saranno obbligati a rispettare le nuove misure, anche lo stesso Chermajeff se, come mi auguro, parteciperà alla gara. Ma il suo concept è stato ridotto a poco più della metà, il che può far sì che anche molte avversità di qualche settore cittadino vengano superate.

Si potrà superare la contrarietà degli animalisti?

Capisco la logica di chi vuole proteggere il nostro patrimonio faunistico e non far soffrire gli animali, ma oggi vengono trattati con rispetto. Sarà nostra cura far sì che il gestore si impegni in accordo con le associazione animaliste che si instauri una forte sinergia con l’ambiente scientifico già ampiamente radicato in città.

Le amministrazioni pubbliche sono favorevoli.

Già la precedente amministrazione comunale ci ha scritto che era d’accordo, così come la Regione. Per questo ragione ci siamo sentiti legittimati ad andare avanti. Il Parco del mare non è una questione nostra, ma della città ed è la città che lo deve volere: la Fondazione si mette a disposizione per questo progetto perché abbiamo capito che è ben difficile che lo facciano altri.

Per parere della città intendo quello espresso dal Consiglio comunale nella seduta straordinaria del 20 marzo (che però, dopo questa intervista, è stata improvvisamente annullata e posticipata a data da destinarsi)?

Certamente, ma procederemo solo se a favore vi sarà un’ampia maggioranza, sicuramente non se i sì prevarranno per un voto. Ma credo che Trieste abbia capito di avere un’occasione unica per crescere dal punto di vista turistico, economico e forse anche di abitanti se si favoriscono le condizioni per attrarre nuovi investimenti.

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