Papilloma virus, sbarca in farmacia il nuovo test sviluppato a Trieste
TRIESTE. E stato sviluppato a Trieste il primo test al mondo per la diagnostica del papilloma virus umano (Hpv) disponibile direttamente in farmacia: un kit che conta di rivoluzionarne il sistema di diagnosi rendendolo non invasivo, molto preciso ed economico. LadyMed Hpv test, tramite studi condotti anche al Cro di Aviano e all’AsuiTs, ha completato la validazione clinica per la marcatura Ce (potrà essere venduto in tutta Europa) ed è il primo prodotto di Ulisse BioMed srl, la startup innovativa del biomedicale con sede in Area Science Park e fondata nel 2015 da due ricercatori, Bruna Marini e Rudy Ippodrino, 30 e 34 anni all’epoca, ex allievi Phd della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove svolsero il perfezionamento in Biologia molecolare.. Grazie a un prelievo non invasivo che la donna può effettuare direttamente a casa propria - ricorda la Normale - «è possibile rilevare il virus anche senza ulteriori procedure mediche, con considerevole abbattimento dei costi e dei tempi nella diagnostica».
Rispetto ai test molecolari utilizzati negli screening nazionali, spiegano Marini e Ippodrino (laureati l’una a Trieste e l’altro a Firenze), il kit «è anche in grado di genotipizzare il virus, cioè fornire indicazioni precise sul ceppo presente nell'infezione» e «si inserisce nel panorama dei test “consumer genetics”, i quali hanno già ampiamente dimostrato di riscontrare un enorme interesse da parte dei consumatori».
Cruciale per la nascita della startup è stato a suo tempo l’intervento finanziario di Copernico Sim, società di intermediazione mobiliare che ha collocato le quote di Ulisse distribuendole tra più di mille soci finanziatori. La startup ha già vinto grants nazionali ed europei per un valore complessivo progettuale di circa 1,5 milioni di euro. Ora dunque il lancio del prodotto: è già disponibile nelle farmacie del Nord ma può essere ordinato nelle farmacie di tutta Italia, mentre fra i passi successivi è prevista la commercializzazione in altri Paesi europei.
La ricerca intanto guarda ora ad altri tipi di test non invasivi: ad esempio «stiamo realizzando i nanointerruttori - così Marini e Ippodrino - in grado di rilevare istantaneamente la presenza di biomarcatori proteici allo scopo di usarli su apparecchi simili ai glucometri, usati per la misura della glicemia nei pazienti diabetici per la diagnostica portabile». —
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