Papa Giovanni XXIII, il fascino della bontà

Il cardinale Comastri: «Eppure ha lasciato un solco profondo nella storia dell’umanità»
Silvano Trieste 12/03/2014 Cattedra di San Giusto, con il Cardinale Angelo Comastri
Silvano Trieste 12/03/2014 Cattedra di San Giusto, con il Cardinale Angelo Comastri

La bontà, l'unica forza che sembra poter conciliare animi, religioni e popoli. Lo testimonia la vita di Giovanni XXIII, il Papa buono appunto, raccontato dal cardinale Angelo Comastri nel primo incontro della “Cattedra di San Giusto”, ciclo di conferenze a cura della Diocesi tenute durante il periodo quaresimale nella cattedrale cittadina. Un percorso quest'anno intitolato “Splendor Sanctitatis”, sorta di focus storico-teologico della «eroicità delle virtù che la Chiesa riconosce nei santi».

Arciprete della Basilica papale di San Pietro in Vaticano, Vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, toscano, classe 1943, Comastri ha inaugurato l’altra sera la rassegna spirituale affidandosi al racconto, anzi alla lettura, di alcuni tratti biografici di Giovanni XXIII, figura di pontefice al pari di Papa Paolo II atteso a breve alla canonizzazione. La bontà degli ideali, l'intensità delle opere, la santità del quotidiano. Papa Giovanni è entrato nella storia riuscendo a catturare sentimenti e favore anche nei non cattolici, dando persino vita a leggende fantastiche (il presunto contatto avuto in Vaticano con gli extraterrestri) colorando così il suo breve pontificato, iniziato nel 1958 e durato quattro anni, sette mesi e sette giorni, prima della morte avvenuta il 3 giugno 1963.

Incline al dialogo, propenso al contatto con la gente, poco affine alle formalità. Giovanni XXIII è stato capace di rendere visita ai detenuti, di elargire a distanza carezze ideali ai bambini entrate nell'immaginario collettivo e di mediare poi con i grandi leader internazionali sui temi della pace. Sono questi alcuni dei passaggi fondamentali del suo pontificato, il cui ricordo da parte di Comastri, è partito proprio dal quesito chiave: «Perché è stato tanto amato?». Qui l'aneddotica appare vasta, disegnata dalle testimonianze di osservatori protestanti o atei, e in una fase storica non ancora caratterizzata dal radicamento del concetto di ecumenismo.

Tutti concordi tuttavia nel consegnare a Papa Giovanni il valore di una bontà scolpita dall'impatto delle parole e alimentata dalla concretezza delle azioni: «Perché in poco tempo entrò nel cuore di tutti? - ha detto Comastri alla lettura del suo intervento – Eppure è stato un pontificato che ha lasciato un solco profondo nella vita della Chiesa e nella storia della umanità. Quanta umiltà, Quanta sapienza, - ha aggiunto – Papa Giovanni ha fatto sentire a tutti il fascino della bontà e non è una piccola cosa». Forse un modello per Papa Francesco, a cui i fedeli di San Giusto, in occasione del primo anno di pontificato, hanno tributato una sorta di standing ovation.

Francesco Cardella

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