Il saluto di Trieste a Papa Francesco: martedì sera la messa di suffragio

La messa sarà celebrata dal vescovo Trevisi nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo alle 20: «Lascia parole di gioia»

Francesco Codagnone
Papa Francesco abbraccia un bambino dopo la messa in piazza Unità (Lasorte)
Papa Francesco abbraccia un bambino dopo la messa in piazza Unità (Lasorte)

Le campane di tutte le chiese della diocesi di Trieste lunedì mattina hanno suonato a morto, all’unisono, scandendo per lunghi minuti il lutto collettivo, il raccoglimento, la condivisione, l’addio della comunità cristiana e laica a Jorge Mario Bergoglio. Alle 11, terminata la messa del Lunedì dell’Angelo, i suoni della primavera fiorita attorno alla cattedrale di San Giusto hanno lasciato camera all’eco di quei rintocchi cupi e sordi, annunciando anche a quei pochi triestini e turisti che fino a quel momento non erano ancora stati raggiunti dalla notizia della scomparsa di Papa Francesco.

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Il silenzio è calato su tutto il colle. Tra i fedeli incontrati sul sagrato della chiesa, tra i visitatori appena arrivati in città per il Lunedì dell’Angelo, il sentimento prevalente è stato quello dell’incredulità. Il dolore inatteso irrompe nella spensieratezza di una soleggiata mattina di festa. «È difficile trovare qualcun altro che possa essere così buono, così umano», dice un turista francese, colto di sorpresa proprio all’inizio della sua gita a Trieste.

Molti sono stati avvisati dalla chiamata di un amico, da un messaggio sul telefonino mentre erano ancora a bordo delle corriere. Chi partecipava alla messa in cattedrale ne è venuto a conoscenza delle parole del parroco Marino Trevisini, che pur con la voce piena di dolore ha ricordato: «In questo momento siamo chiamati alla pienezza della gioia: Papa Francesco oggi ha avuto la possibilità di incontrare quel Gesù che ha amato e servito». Molti altri l’hanno saputo solo dai rintocchi di quelle campane suonate a lutto in tutte le chiese della città. Rintocchi prolungati, pieni di emozione.

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Il clima in città era strano, surreale. Il nome di Papa Francesco ha riecheggiato nei pranzi di famiglia, nei brindisi tra amici, sul volto dei turisti che passeggiavano lungo le Rive, nelle conversazioni incredule di quei fedeli che cercavano di conciliare la leggerezza del giorno di vacanza con lo sgomento. Nelle ore successive alla notizia iniziano ad arrivare i tanti messaggi di cordoglio dal mondo della politica e dalla società civile, voci che si affidano a registri familiari, commossi.

Roberto Dipiazza è di poche parole. La notizia lo sorprende in una mattina di primavera come molte, trascorsa all’aperto, lontano dai telefoni, dai notiziari. «Sono molto dispiaciuto, era un grande Papa», si limita a dire il sindaco di Trieste, commosso mentre stringe tra le mani lo scatto che ritrae l’incontro con Francesco, incorniciato sulla sua scrivania di piazza Unità.

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Il sole splende come la mattina del 7 luglio scorso, quando Bergoglio aveva attraversato quei corridoi di pietra bianca per raggiungere il palco della messa celebrata a chiusura della Settimana sociale dei cattolici, non senza prima aver incontrato e stretto la mano dei migranti, dei malati, dei giovani, dei volontari delle cooperative sociali. Il vescovo di Trieste Enrico Trevisi rammenta come in quell’occasione il Papa «ci ha esortato ad andare avanti, a proseguire nel cammino della testimonianza della nostra fede, pur davanti alle tante difficoltà che quotidianamente ci interpellano in questa città di frontiera».

Il ricordo del Pontefice che percorre piazza Unità gremita da diecimila persone e che trova la forza, nonostante la sua salute già allora vacillante, di fermarsi per salutare e dare un bacio sulla fronte dei bambini e della signora Maria Carpatachi, all’epoca la donna più anziana di Trieste, rievoca nel presule l’immagine del «suo ultimo giorno su questa terra, come sempre trascorso in mezzo alla gente, a benedire».

«Quel giorno e ancora oggi – tratteggia monsignor Trevisi – il Santo Padre ci ha invitato a una fede gioiosa da conservare nonostante le guerre di cui siamo testimoni, a una carità entusiasta e generosa soprattutto verso gli ultimi e gli emarginati. E a una speranza abbondante, che ci potrà orientare verso un futuro di condivisione, di fratellanza, di amore».

L’ultimo saluto della comunità triestina si terrà martedì sera, alle 20, con una messa di suffragio celebrata dal vescovo nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo. L’invio è a riunirsi nella preghiera, «onorando e affidando Papa Francesco al Dio che ha tanto amato».

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