Paoletti: «Sul parco del mare Cosolini deve fare chiarezza»
di Gabriella Ziani
La Camera di commercio non demorde, fa la formica e da anni incassa dalle imprese un tributo aggiuntivo e vincolato del 20%. I partiti di maggioranza in Consiglio regionale, nel gran calderone degli emendamenti alla legge finanziaria, pur denunciando una crisi devastante per cui si tagliano fondi e teste, hanno trovato 2 milioni di euro da assegnare, a sorpresa, al progetto.
A Trieste le cose non si concludono mai, però hanno il record di galleggiamento: non nascono, ma nemmeno muoiono. E così è il Parco del mare, stanco nella sua perenne indeterminatezza, ora più ricco di 2 milioni, ma che dal 2006 costa alle imprese.
Presidente, quanto costa al mondo economico questo progetto mai decollato?
In 6 anni con la maggiorazione del diritto camerale del 20%, prevista peraltro dalla legge per progetti infrastrutturali o legati al turismo, abbiamo messo da parte finora 3 milioni. Il 40% (1,2 milioni) per bonifiche dei terreni, il 60% (1,8 milioni) per l’acquario. Ma nel frattempo abbiamo abbassato il parametro-base del diritto, da 375 a 200 euro, che poi sale e scende a seconda dei singoli bilanci. Dai 40 mila euro delle Assicurazioni Generali al minimo di 80 euro all’anno che riguarda il 75% delle circa 19 mila aziende triestine. Che dunque versano in più solo 18 euro all’anno, per decisione a suo tempo votata da tutti.
Ma ha senso accumulare ancora, senza realizzare?
Perché abbiamo cominciato? Perché, con Illy in Regione, l’allora assessore Cosolini annunciò un finanziamento di 15 milioni. Peccato che più tardi nei bilanci non se ne trovò traccia. Contestualmente destinò 7 milioni allo Science center di Campo Marzio, che ha fatto la fine che sappiamo. Nel suo programma elettorale Cosolini ha inserito il Parco del mare, davanti alla Giunta camerale lo ha riconfermato. Però adesso che è sindaco per usare la sede del Mercato ortofrutticolo dove fare il Parco del mare vuole soldi. Vuole 10 milioni, più la spese di trasloco del mercato, insomma 20 milioni di euro. Ma allora non siamo più soci, come eravamo all’inizio anche con Regione e Fondazione CrTrieste.
E a lei non sta più bene.
Io penso che con questa crisi, come da scuola economica, bisogna investire, tirar fuori tutto quello che si ha, perché se il sindaco non si procura introiti fiscali, e qui tutto chiude, non dà più da mangiare al sociale. Se però la sua idea è “noi facciamo altro, su quell’area di Campo Marzio vogliamo case, centri commerciali”, allora lo dica, è impensabile che si nasconda dietro i soldi. Io chiedo solo chiarezza, chiarezza innanzitutto. Quel progetto è buono, e comunque non ne ho ancora visti altri.
Ma non c’erano dubbi sulla sostenibilità, sul costo?
Per piacere. Cosolini lo scorso anno mi ha chiesto un aggiornamento del piano tecnico e finanziario, che era stato già votato in consiglio comunale con Dipiazza (e Dipiazza, prima entusiasta, da un giorno all’altro cambiò idea, chissà perché). C’era tutto, flussi turistici e sostenibilità economica. Dappertutto i grandi acquari funzionano e rendono, anche all’ente pubblico. Nessuna risposta, da un anno.
Cioé lei ha bussato a Porto vecchio?
Se il sindaco lì vuole fare altro, ho detto ai concessionari “fatemi una proposta”. Però la domanda era precisa: “Che cosa mi date in cambio?”.
Risposta?
Mai più sentiti. Avevano pensato all’area del Molo zero, aggiornato ricavi e costi, calcolato un costo di 50 milioni. Sembra tanto? A Genova ne hanno spesi 26 solo per una nuova vasca dei delfini. E i ricavi sono calcolati in 13 milioni all’anno, senza contare più viaggiatori per treni e aeroporti, più affitti da negozi, nuovi alberghi “low cost”, e 1,2 milioni di Iva nelle casse della Regione. La mia iniziale proposta era per il terrapieno di Barcola: avrebbe “aperto” l’intero Porto vecchio. No, era inquinato. Ma è chiaro che la Camera di commercio cerca di entrare con infrastrutture in Porto vecchio. Volevamo la Fiera: un altro no. Abbiamo proposto di valutare l’utilità di sfruttare il Punto franco: zero risposte.
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