Panontin: "Sul caso-afghani Comune immobile"
«Non occorre ricordare che ai sensi dell’articolo 7 della Lr64/86, il Comune è, con riguardo al territorio di propria competenza, l’ente di base per la Protezione civile e ha la responsabilità primaria d’intervento per garantire l’incolumità delle persone e/o dei beni e dell’ambiente in caso d’emergenza».
Sembrerebbe una dissertazione tecnica, in realtà è un attacco al Comune di Gorizia, reo di non aver mosso un dito per la gestione dell’emergenza afghani. Protagonista di tali ragionamenti è l’assessore regionale alla Protezione civile Paolo Panontin. A questo proposito, l’esponente della giunta Serracchiani precisa che risaliva alla seconda metà del mese di agosto l’accampamento precario nell’alveo del fiume Isonzo, sul territorio comunale di Gorizia e Gradisca, realizzato con materiali di fortuna da 80 richiedenti asilo di origine pakistana e afgana. «Oltre a rappresentare un problema di ordine pubblico e igienico-sanitario, l’accampamento - rileva Panontin - costituiva un sicuro pericolo per i migranti, visto il grave rischio idraulico rappresentato dai frequenti fenomeni di piena del fiume. A fronte di questa situazione di pericolo, segnalata il 3 settembre alla Provincia di Gorizia, che ne informava prontamente la Prefettura, l’Ass e la Regione, richiedendone l’intervento di competenza, il Comune di Gorizia non aveva attivato alcuna misura o intervento di soccorso o assistenza a queste persone».
Rammenta Panontin: «Il Piano comunale di emergenza di Pc di Gorizia individua 10 aree di ricovero scoperte sul suo territorio, sulle quali possono essere realizzate delle tendopoli che, ad esempio nel caso di evento sismico, sono in grado di ospitare alcune centinaia di sfollati. Dal momento che la gestione degli stranieri richiedenti asilo è di competenza del ministero dell’Interno, il prefetto di Gorizia si è attivato per la risoluzione del problema, convocando l’8 settembre un incontro con lo scopo di individuare quanto prima sedi alternative all’insediamento sul fiume, e chiedendo su questo la collaborazione dei Comuni interessati e della Provincia. Lo stesso prefetto, inoltre, ha chiesto al Corpo forestale regionale e all’Agenzia del demanio del Friuli Venezia Giulia di procedere con assoluta urgenza allo sgombero delle aree occupate lungo l’Isonzo. Nei giorni immediatamente successivi la Provincia individuava in un’area di sua proprietà, il campo sportivo di via Brass a Gorizia, un sito alternativo dove poter ospitare con i necessari requisiti di sicurezza e igiene le persone ancora accampate nell’alveo dell’Isonzo, tramite la realizzazione di una contenuta struttura campale».
«Questa - scandisce Panontin - risultava l’unica soluzione sul tavolo alla data del 12 settembre, non avendo il Comune di Gorizia individuato alcuna alternativa all’accampamento improvvisato sull’Isonzo, né modalità di assistenza e soccorso da prestare ai richiedenti asilo. Sabato 13 settembre, dopo una riunione operativa di verifica tra la Pcr e la Provincia, sono stati, come da prassi, allertati i coordinatori dei gruppi comunali di Pc dei comuni di Gorizia, di Gradisca, Romans, Mariano del Friuli e Farra, chiedendo la loro disponibilità ad allestire il giorno dopo il campo dei richiedenti asilo nel sito di proprietà della Provincia. Nel mentre, il sottoscritto ha informato telefonicamente il sindaco di Gorizia della scelta fatta, senza che lo stesso prefigurasse alcuna soluzione alternativa».
Domenica 14 settembre la Pcr, con l’ausilio dei volontari, provvedeva a montare 17 tende, 2 gazebi estensibili 4x4, 101 brandine pieghevoli da campo e 2 gazebi estensibili 6x3, e consegnava il materiale montato alla Provincia, in qualità di coordinatore delle iniziative spontanee di solidarietà a favore dei migranti del territorio. A completamento del campo, mercoledì 17, la Pcr ha installato un modulo servizi igienici carrellato completo di tubo di scarico per la fogna e di tubo di collegamento per l’acqua».
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