Palmanova, due milioni e mezzo alla bimba nata invalida

Sentenza della Corte d’Appello di Trieste per risarcire la famiglia dopo i gravi danni subiti durante il parto a Palmanova

PALMANOVA. Ogni nuova vita è un dono. Ma quella di una bimba nata il 23 settembre 2004 all’ospedale di Palmanova avrebbe potuto essere diversa. Forse non saranno i soldi a renderla migliore, ma i 2,6 milioni di euro di risarcimento che le sono stati assegnati dalla sentenza della Corte d’Appello di Trieste le garantiranno quanto meno una certezza per il futuro.

La sentenza, pronunciata dai giudici della seconda sezione civile, presieduta da Oliviero Drigani, risale a qualche mese fa, ma solo di recente è passata in giudicato e l’importo è stato liquidato.

A riassumere il lungo iter giudiziario è oggi l’avvocato Gabriele Agrizzi che rappresenta i genitori della bimba, oggi 13enne, la quale a seguito dei problemi verificatisi al momento del parto presenta un grave deficit cognitivo e motorio.

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«La madre decise di mettere al mondo la sua secondogenita all’ospedale di Palmanova, dopo aver subito un cesareo col primo parto - premette l’avvocato Gabriele Agrizzi, che ha assistito la famiglia nel procedimento -. Ma sono passate più di 33 ore fra l’inizio del travaglio e l’espletamento del parto, avvenuto in condizioni di emergenza, a seguito della rottura dell’utero. Ed è proprio a causa di questi ritardi che la piccola è venuta alla luce con gravissimi danni ipossico-ischemici che la rendono invalida al 100%».

Sebbene la donna avesse già subito un taglio cesareo e la bimba pesasse 4,750 grammi alla nascita, infatti, come sottolinea l’avvocato Agrizzi «si tentò prima la via del parto naturale e, solo 25 minuti dopo l’emorragia dovuta alla rottura dell’utero, si fece ricorso a un cesareo per l’estrazione del feto».

Nel 2008 i genitori, lamentando gravi inadempienze da parte degli operatori sanitari intervenuti nella circostanza, hanno promosso, con l’assistenza dell’avvocato Agrizzi, un’azione giudiziaria avanti al tribunale di Palmanova.

Fu in quella sede che il giudice dispose una nuova consulenza tecnica, malgrado ne fosse già stata espletata una in sede di accertamento tecnico preventivo dal professor Pasquale Grella, che aveva riconosciuto la responsabilità dell’Azienda per i servizi sanitari 5 “Bassa friulana”.

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Anche la seconda perizia disposta dal giudice di Palmanova riconobbe la responsabilità dell’ospedale, ma il giudice quantificò le conseguenze dannose in una percentuale inferiore al 50%, riconoscendo un risarcimento di oltre cinquecentomila euro.

«Per questo abbiamo proposto appello avanti alla Corte di Trieste - spiega l’avvocato Agrizzi -. Il collegio, dopo aver disposto un’integrazione alle perizia medico-legale, ha riconosciuto, con articolata e diffusa motivazione, che le ragioni addotte dai genitori sono totalmente fondate e ha condannato l’allora Ass5 “Bassa Friulana” al pagamento di oltre due milioni di euro in favore della minore, dei genitori e della sorella».

La somma è stata corrisposta dalla Ubi Assicurazioni e dalla Liguria Assicurazioni che garantivano la Ass5.

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«Dopo un percorso giudiziario molto impegnativo la famiglia della piccola ha visto riconosciuti i suoi diritti» conclude Agrizzi. «I genitori – aggiunge – non hanno mai dubitato della fondatezza delle loro ragioni lottando per affermare i diritti della figlia che ha bisogno di assistenza e cure continue».

È pacato il commento reso dalla famiglia: «Qualche volta - hanno fatto sapere – ci si sente parte integrante di quella che viene chiamata giustizia applicata al caso concreto. È quello che proviamo dopo questa sentenza».

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