Palini e Bertoli, fine d’anno nell’ansia per i 146 dipendenti

SAN GIORGIO DI NOGARO. C’è molta apprensione anche alla Evraz Palini e Bertoli di San Giorgio di Nogaro, per quelli in attesa dei dati di gennaio del mercato di settore, per capire se lo stabilimento friulano e i suoi 146 addetti, torneranno ad essere produttivi. Come ha recentemente ribadito l’amministratore delegato di EPB, Dmitriy Scuka, il futuro dell’impianto sangiorgino resta legato alle verifiche di mercato relative ai dati Eurofer di dicembre: se risulteranno positivi, si potrebbe ripartire con la produzione a ritmo ridotto a gennaio-febbraio 2014, e a regime ad aprile, se saranno negativi, si continuerà la cassa integrazione straordinaria. Un evento che tutti auspicano non si attui, in quanto l’impianto potrebbe risentirne nella funzionalità, ed è la principale preoccupazione dei lavoratori per il futuro del sito.
I 146 dipendenti della Palini e Bertoli, azienda che fa capo al Gruppo Evraz del magnate russo Roman Abramovic, dal 29 novembre sono in cassa integrazione straordinaria per un anno, ma in realtà l’impianto siderurgico è chiuso dal 19 agosto. Le motivazioni sono legate alla congiuntura del settore: il gap tra il prezzo delle bramme, principale materiale grezzo di partenza, e le lamiere, prodotto dell’impianto di San Giorgio, si è così assottigliato che non si è riusciti a coprire più i costi, andando in perdita. Lo stabilimento EPB di San Giorgio fino allo scorso anno era una delle più grandi realtà produttive del Centro Nord Italia, con 500 mila ton/anno di lastre prodotte.(f.a.)
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