«Palazzo Carciotti patrimonio di tutti». Al via a Trieste la petizione contro la vendita

Lettera-appello al sindaco per rivedere il piano di alienazione «La destinazione dell’immobile dovrebbe restare pubblica» «Palazzo Carciotti patrimonio di tutti» Al via a Trieste la petizione contro la vendita
Foto Bruni 06.01.14 Palazzo Carciotti
Foto Bruni 06.01.14 Palazzo Carciotti



«Salviamo Palazzo Carciotti». È partita ieri una raccolta di firme che durerà per tutta l’estate per chiedere alle istituzioni di dichiarare inalienabile il capolavoro dell’architettura neoclassica firmato da Matteo Pertsch. Dopo quattro aste andare deserte potrebbe essere un esito inevitabile. La petizione (“Firma anche tu! Perchè non venga venduto e resti patrimonio della città di Trieste”) è stata presentata ieri su YouTube. Il destinatario è il sindaco Roberto Dipiazza a cui è rivolta una lettera-appello: «Trieste per fortuna non ha sofferto un danno irreparabile e le esprimiamo il nostro sollievo per il fatto che le aste di vendita del palazzo non hanno avuto assegnatari».

È stata infatti l’attuale amministrazione, appena insediata nel 2016, a varare una delibera per mettere sul mercato l’intero Carciotti al prezzo base di 22,7 milioni (scesi a 14,9 nell’ultima asta) per 12 mila metri quadrati (40 metri di larghezza e 100 di lunghezza per più livelli). «Poiché uno dei più importanti e amati monumenti di Trieste è dunque ancora patrimonio di tutti i cittadini, le chiediamo di mantenere ferma la proprietà del bene, che deve restare della città, e prevedere una destinazione pubblica del palazzo. Pensiamo infatti che questa vendita non avvenuta segni l’importante momento nel quale lei può decidere una rifunzionalizzazione dell’edificio come bene pubblico e può far porre allo studio una intelligente progettazione dei suoi contenuti che ne disponga l’uso al servizio della collettività», si legge nella lettera al sindaco. «Il Carciotti è un bene comune di Trieste e non deve essere alienato. È l’icona dell’identità multiculturale della città», ha spiegato nella presentazione l’architetto Giuliana Carbi Jesurun. Le firme raccolte il primo giorno sono già a quota cento. Tra i primi firmatari e promotori ci sono: Roberto Canziani, Giuliana Carbi Jesurun, Roberto Dambrosi, Diana De Rosa, Anna Laura Govoni, Elvio Guagnini, Alexandra Hagemann, Wissal Houbabi, Lucia Krasovec-Lucas, Marko Kravos, Emanuela Marassi, Marija Mitrović, Roberto Paci Dalò, Massimo Premuda, Livia Rossi, Dubravka Šantolić Cherubini, Marcela Serli, Davide Skerlj, Marko Sosič, Nicoletta Zanni e Maila Zarattini. «Questo palazzo è molto amato dai triestini. È sito sulle rive di Trieste, a conclusione a mare del Canal Grande, asse centrale dello storico Borgo Teresiano (la città nuova estesa a metà Settecento oltre alla cinta medioevale e su preesistenti saline per volere di Maria Teresa d’Austria). Non solo è una immagine-icona della città, ma è una vera e propria immersione nella storia e nell’identità dei triestini», spiegano ancora i promotori.

Palazzo Carciotti ha ospitato nel 1831 la prima sede delle Assicurazioni Generali, come riporta lapide sulla facciata. In seguito fu proprietà della Capitaneria di porto e dell'Acegat, l'ex azienda comunale di elettricità, gas, acqua e tranvie, come riporta invece l’insegna sulla facciata di via Genova. Mettere in vendita Palazzo Carciotti, insoma, per i promotori è come mettere in vendita l’anima di Trieste. «E un bene comune, qualcosa di cui dobbiamo occuparci e prenderci cura», spiega l’archietto Lucia Krasovec-Lucas. Con la petizione (e l’auspicata fiumana di firme) si spera così di poter riconvertire la scelta dell’attuale amministrazione portata avanti dall’assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi.

«Stiamo parlando di un gioiello dell’architettura neoclassica europea, non solo triestina», così la storica dell’arte Nicoletta Zanni. L’architetto Roberto Dambrosi immagina anche di creare all’interno una sorta di piazza aperta al pubblico utilizzata a “quadrati”. La petizione si può firmare su www.palazzocarciotti.org.—



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