Palazzina sventrata da un’esplosione a Gorizia: fuga di gas fatale, tre morti sul colpo

Boato nella notte in viale XX Settembre. Scenario da terremoto. La Procura: «Sulle cause non escludiamo nulla»
Bumbaca Gorizia 18_06_2019 Esplosione casa Gorizia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 18_06_2019 Esplosione casa Gorizia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Giovedì 20 giugno, ore 3.55. Un boato squassa la città. E un’antica palazzina, in un batter di ciglia, non esiste più: cancellata, distrutta, ridotta a macerie. Resistono a malapena soltanto le mura perimetrali sul retro e ai lati. I tre inquilini muoiono sul colpo, schiacciati da pietre, travi e mattoni.

«È uno scenario da guerra», sospirano i vigili del fuoco che hanno lavorato alacremente, sotto il sole cocente, per più di venti ore, senza soste, dimenticando la fatica. Il primo corpo, purtroppo senza vita, ad essere estratto dalle macerie è quello di Miha Ursic, quarantacinque anni, di nazionalità slovena, originario di Sempeter Vrtojba. Viveva in quella casa ristrutturata da poco assieme alla compagna Sabina Trapani, classe 1976, deceduta pure lei nell’esplosione. E appartiene a lei la seconda salma che viene liberata, non senza difficoltà, da quel mare di macerie.



Sono momenti concitati. Ma i soccorritori non perdono mai la bussola e con l’ausilio di due escavatori (uno più grande, l’altro più piccolo e agile) smassano pietre, mattoni, cemento sbriciolato, quelli che erano gli arredamenti dei due appartamenti. Pezzi di infissi ma anche ante di mobili vengono rinvenuti anche a parecchie decine di metri dal punto della deflagrazione, scaraventati via quasi fossero fogli di carta: ci sono vestiti nei giardini delle abitazioni vicine, vetri, altri effetti personali e un peluche sgualcito e impolverato sul marciapiedi. Il pezzo di una trave si conficca quasi fosse un dardo contro la vetrina dell’abitazione di fronte, dopo aver sfondato una finestra. Il colpo d’occhio è quello di una città ferita, sbigottita, colpita da un violentissimo terremoto. Nell’aria un odore, piuttosto pesante, di gas, il nemico più subdolo per la sicurezza domestica.

Immediati e febbrili i contatti con l’ufficio anagrafe del Comune per capire quante persone risiedevano all’interno dello stabile. La coppia viveva al primo piano ma manca all’appello l’inquilino del pianoterra, Fabrizio Facchettin, 50 anni, disabile. La speranza che tutti nutrono è che non fosse in casa al momento dello scoppio ma la presenza della vettura a pochi passi alimenta i sospetti peggiori. E inizia così una lunga e affannosa ricerca con l’ausilio (anche) delle unità cinofile. Ci sono momenti in cui viene chiesto a tutti i presenti di restare in silenzio. La speranza è di riuscire a percepire un seppur flebile lamento o un segnale. «C’è nessuno? Mi senti? C’è qualcuno qua sotto?», urla a squarciagola un vigile del fuoco. Ma nulla. Nessun segno di vita. Silenzio assoluto. I cani fanno il loro lavoro. Sfruttando il loro sopraffino olfatto e la proverbiale motivazione nel cooperare è, infatti, possibile ottenere un aiuto prezioso e insostituibile nell’individuazione dei dispersi. Il fedele amico dell’uomo segue la fonte odorosa emanata dal disperso come effluvio trasportato dall’aria o come traccia lasciata sul terreno. Ma ogni speranza risulta essere vana.



I soccorritori provano a chiamare Facchettin al cellulare ma il telefonino squilla a vuoto. Poco prima delle 12, si diffonde una voce incontrollata e assolutamente priva di fondamento. «Hanno trovato un terzo corpo privo di vita sotto le macerie». Ma l’indiscrezione non trova conferme, tant’è che gli stessi carabinieri sono costretti a smentire quello che il tamtam del web aveva trasformato in verità assoluta. Ma le speranze di trovare vivo Fabrizio Facchettin sono pressoché nulle. «I nostri cani - fanno sapere i vigili del fuoco - segnalano la presenza sotto le macerie di persone ancora in vita. In questo caso non c’è stato nulla».

E, infatti, nel primo pomeriggio, arriva la terza, tragica conferma. Viene individuata la salma del disabile cinquantenne. Era accanto al letto. Forse l’esplosione è avvenuta mentre stava dormendo.

Le cause? I vigili del fuoco pare non abbiano dubbi. La causa è stata una fuga di gas che non si sarebbe sviluppata in strada, ovvero lungo la rete cittadina, ma nell’ambito dell’abitazione. Resta ora da capire se la natura è incidentale, colposa o di altro tipo. Al momento, ma è presto per la verità accertata, «l’ipotesi più accreditata» è che l’esplosione che potrebbe aver determinato il crollo di una palazzina a Gorizia «sia partita dal pianoterra». Sono i primi riscontri, ancora ipotetici, della Procura di Gorizia, sul crollo avvenuto nella notte in viale XX Settembre. «Si tratta ancora - precisa il Procuratore Capo Massimo Lia - di un’indicazione ipotetica. Il terzo corpo, appartenente al residente al pianoterra, è stato trovato con caratteristiche diverse rispetto agli altri corpi», quelli dei residenti al primo piano del palazzo. «Presenta delle bruciature come fosse stato investito da fiammata, questo almeno secondo il primo impatto visivo. Ma è una prima approssimazione», ribadisce. —


 

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