PalaRubini “ceduto” a Pallacanestro Trieste: piccoli club in ansia
Il Comune sta pensando di affidare la gestione del PalaRubini alla Pallacanestro Trieste. La notizia, nell’aria da alcuni giorni, ha messo in allarme tutte le piccole realtà sportive, appartenenti a diverse discipline, che utilizzano l’impianto di Valmaura per la loro attività e che temono di rischiare di trovarsi senza certezze all’orizzonte, in particolare riguardo a modi, tempi e soprattutto costi relativi all’uso in futuro della struttura, fino ad oggi regolato da tariffe comunali agevolate.
La questione è finita sotto la lente d'ingrandimento della Commissione consiliare per la Trasparenza, presieduta da Everest Bertoli (Forza Italia), che su richiesta di Franco Bandelli (Un’altra Trieste), ha convocato una riunione urgente. «Ho raccolto il grido d’allarme lanciato dalle società sportive, innescato peraltro da voci di corridoio, che parlano di dipendenti comunali che lì vi lavorano, ma anche della polizia locale, che utilizza l’impianto per esercizi di difesa personale, già pronti a traslocare», ha attaccato Bandelli. «In passato - ha aggiunto - queste soluzioni sono state già applicate: un conto però è affidare la gestione di un impianto ad una federazione sportiva e alle società alla stessa affiliate, come accaduto per il Polo natatorio Bianchi. Altra cosa è invece dare in gestione un impianto ad un unico soggetto privato. Chiedo chiarezza su modi e tempi dell’eventuale accordo, a tutela dell'attività sportiva delle piccole realtà del territorio, basata peraltro in gran parte sul settore giovanile». Concetti ripresi da altri consiglieri comunali. «Quello che preoccupa non è tanto la concessione degli impianti sportivi alle singole società», ha precisato il socialista Roberto De Gioia (Lista Civica Indipendente): «Il vero problema è che spesso ci si dimentica delle difficoltà economiche con le quali sono costrette a convivere le diverse associazioni sportive. Se da una parte dunque l’amministrazione comunale ottiene dei vantaggi economici dalla concessione degli impianti, dall'altra non si va a supportare concretamente le piccole realtà sul fronte dei costi sostenuti».
I termini giuridici dell'eventuale accordo di concessione sono stati alla base degli interventi del presidente Bertoli e di Claudio Giacomelli (Fratelli d'Italia): «Un conto è avere come referente il Comune - ha puntualizzato Giacomelli - un altro è dover interloquire con un soggetto privato che può decidere in qualsiasi momento di cambiare programmi e strategie». Osservazioni alle quali hanno risposto gli uffici comunali competenti. «Confermo che esiste la possibilità di affidare la gestione del PalaRubini alla Pallacanestro Trieste, anche se siamo solo ai contatti preliminari e questa al momento rimane dunque soltanto un'ipotesi - ha spiegato Adriano Dugulin, della Direzione sport del Comune di Trieste - ma non esiste in ogni caso nessun tipo di problema per l’attività delle altre società sportive. In ogni convenzione viene sempre garantita la destinazione degli spazi alle realtà diverse dal gestore dell’impianto: nel caso specifico, verranno inseriti nel contratto anche gli importi delle tariffe ed i nomi delle società che utilizzeranno il Palasport. Non solo, tutte le attività collaterali che la Pallacanestro Trieste vorrà portare avanti, sportive e non, dovranno passare attraverso l'autorizzazione del Comune. Si tratta in sostanza di un’operazione “blindata”, con una durata della concessione che dovrebbe essere di nove anni, e che consentirà all'amministrazione comunale di risparmiare una cifra di circa 400 mila euro l’anno sui costi dell’impianto» Sulla questione interviene anche Roberto Cosolini: «Qualsiasi affidamento di gestione di impianti sportivi a singoli soggetti non può prescindere da una serie di precondizioni, come peraltro già accaduto in passato con altri contenitori sportivi - taglia corto il primo cittadino - e mi riferisco alla tutela dell’attività sportiva di tutte le società che utilizzano l’impianto ed il mantenimento delle condizioni di tariffe agevolate per le stesse. Comprendo dunque la preoccupazione delle piccole realtà, ma è comunque priva di ogni fondamento».
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