Palacongressi al Carciotti: ecco il progetto
Tre sale per un totale di 2884 posti, ristoranti, uffici e foresteria. Richiesti 30 mesi di lavori
Le immagini scorrono sulle note di George Gershwin: fuori, il gioiello neoclassico incastonato nel borgo Teresiano. Dentro, virtuale ma definito in ogni sua parte, un centro congressi completo di tre sale per un totale di 2884 posti a sedere, foyer, ristoranti, uffici, foresteria, cabine regia, cabine traduzioni, vani tecnici... Il tutto sui quattro livelli di un edificio che in pianta misura circa quattromila metri quadri.
Così il video che illustra il «programma di restauro e riuso di palazzo Carciotti», firmato dallo Studio di ingegneria Cervesi, è stato presentato ieri in Comune nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato gli assessori di An Franco Bandelli e Piero Tononi e i loro colleghi forzisti Maurizio Bucci e Paolo Rovis, presenti alcuni consiglieri comunali. Immagini, planimetrie, spaccati assonometrici per far capire nel dettaglio quello che un domani - «tra quattro anni» fra iter burocratici preliminari e cantiere vero e proprio, secondo Bandelli - potrebbe essere il nuovo centro congressi della città.
Il progetto, cui si è aggiunta anche una bozza di studio di sostenibilità economica (redatta da un colosso come Ernst & Young, ha voluto precisare Bandelli) è stato offerto in dono dallo Studio Cervesi alla città. Vediamolo. Il concetto di base è quello di un recupero filologico dell’esterno e del mantenimento della parte monumentale intena del palazzo affacciata sulle Rive, mentre la sala grande e le due minori sono ricavate verso l’area postica dell’edificio. Al piano terra, i vari ingressi tra i quali spiccano quello dalle Rive e quello da via Cassa di Risparmio. Chi entra dalle Rive si affaccia sul locale registrazione-guardaroba e poi sull’ampio foyer coperto. Rivolto verso il canale di Ponterosso uno spazio bar, dalla parte opposta aree di servizio e le cucine per il ristorante che si trova al piano superiore.
Addentrandosi nel palazzo, ecco le due sale di capienza modulabile per un massimo rispettivamente di 600 e 700 posti, contornate da altre aree di servizio. La sala grande, quella capace di 1584 posti dalla quale si può accedere anche dal ripristinato scalone di via Cassa di Risparmio, si sviluppa in altezza tra il primo e il secondo piano, permettendo così l’inclinazione di una parte della platea. Ed è proprio al primo e al secondo livello che si evidenzia al meglio una delle idee-chiave attorno alle quali ruota il progetto: la sala infatti risulta da una pulizia totale interna delle strutture dell’immobile, nella parte postica, da cui emerge un involucro già esistente. Si tratta in pratica di una sorta di parallelepipedo interno a quello principale rappresentato dal palazzo stesso.
Tra i muri perimetrali di quest’ultimo e quelli del lato più lungo della sala grande, risulta una galleria che corre a forma di C rovesciata per tre lati tutt’intorno, e può essere sfruttata anche come spazio per esposizioni temporanee al servizio dei congressi. Lungo i due lati maggiori della sala grande, rivestiti in legno, vengono poi ricavati due ordini di finestre cieche che ricalcano fedelmente quelle del palazzo. A copertura della sala, un soffitto di vetro soprastante le capriate che vengono lasciate a vista e dà luce naturale allo spazio interno (ovviamente oscurabile con un sistema di tendaggi). Al primo piano della parte monumentale dell’edificio trovano spazio un ampio ristorante e sale di rappresentanza, mentre al livello superiore sono previsti uffici e foresteria. Sul retro dell’edificio altre tre sale riunioni di dimensioni ridotte, e spazi per cabine regia e traduzioni. Tutti i vani tecnici sono collocati invece nel sottotetto.
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