Pahor e Milanović incontro a Otočec arbitrato sui confini il tema sul tavolo
TRIESTE La diplomazia croata ricomincia da là dove aveva finito, ossia la Slovenia. Se l’ultima visita ufficiale all’estero dell’ex presidente croato Kolinda Grabar Kitarović si è svolta a Lubiana, la prima del neo eletto capo dello Stato Zoran Milanović ha avuto come meta Otočec, castello nei pressi di Celje dove ha incontrato il suo “collega” e ospite Borut Pahor.
La Slovenia aspettava quale sarebbe stata la prima mossa di Milanović e il fatto che questi abbia scelto proprio il vicino quale primo viaggio all’estero ha dato all’incontro un sapore del tutto speciale visto che tra i due Paesi, a causa del contenzioso ancora aperto sui confini marittimi e terrestri, ultimamente non corre buon sangue. Zoran Milanović ha ripetutamente affermato nella sua campagna pre-elettorale che la sua principale priorità di politica estera è migliorare le relazioni con la Slovenia. Ha anche affermato che la base per i colloqui sulle frontiere potrebbe essere proprio la sentenza della corte arbitrale, sentenza che, peraltro, la Croazia non ha mai riconosciuto. «L'incontro sarà un'occasione per confermare la cooperazione e l'amicizia tra Croazia e Slovenia», ha affermato l'ufficio di presidenza croato prima della visita. Secondo Borut Pahor, lui e Zoran Milanović si conoscono bene, e l'incontro è principalmente finalizzato a rafforzare il dialogo e costruire la fiducia tra i presidenti.
«Stiamo parlando delle possibilità di metterci d’accordo sulla linea di confine partendo da quanto sancito dalla sentenza dell’arbitrato in un periodo di tempo ragionevole», ha sostenuto il presidente Pahor. Egli ha anche affermato che si tratta di un incontro molto importante, ma che non si aspetta che si verifichi una convergenza. «Ma è importante creare fiducia. Ci conosciamo bene», ha detto Pahor, sostenendo il rafforzamento delle relazioni di buon vicinato, il dialogo e la cooperazione tra Slovenia e Croazia. «Una delle priorità, che è anche scritta nell’accordo di coalizione, è quella di continuare o, dove c'è stato qualche attrito, di costruire buone relazioni di vicinato. Riteniamo che, anche se alcuni problemi tra i vicini restano irrisolti, ciò non significa che i due Paesi contermini non possano cooperare bene in altre aree», ha commentato invece il premier incaricato sloveno Janez Janša. Janša che ha anche sottolineato che la Croazia è ora in vista delle elezioni parlamentari, fatto questo che potrebbe rallentare il dialogo.
Fatto che sicuramente rallenterà il confronto tra Lubiana e Zagabria. I confini sono un tema delicatissimo, soprattutto nei Balcani dove a insistere troppo nella notte del confronto scattano i coltelli, parafrasando Ivo Andrić. Confini con la Slovenia che diventeranno anche materia di propaganda politica da qui fino all’autunno prossimo. Ma se Janša predica bene nei confronti della Croazia sarà altrettanto interessante vedere se razzolerà bene a casa sua. L’imprinting nazionalista della sua politica sembra lasciare scarsi margini di manovra con la controparte. E poi se si risolve tutto di che cosa si infarcirà il populismo, parte integrante dello “janšismo”? —
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