Paga uguale alla Git e 4 ore di lavoro in più

GRADO. Il mistero delle 40 ore di lavoro che, a detta della Git, dovrebbero essere 44. Quattro ore pagate ai dipendenti stagionali non impiegatizi anche se non effettuate. E per sei anni. E così l’amministratore delegato della Git, Mauro Bigot, seppur numerosi dipendenti siano già stati assunti per la stagione in corso, vorrebbe rimediare alla questione. Non a caso ieri c’è stato un incontro, definito interlocutorio, fra i dipendenti, il neopresidente Lovato e Bigot. I dipendenti stagionali non impiegatizi, che stanno già lavorando, hanno tempo fino al primo giugno prossimo per aderire o meno («in forma volontaria e senza ritorsione alcuna» precisa Bigot) alle 44 ore settimanali per la stagione in corso. I nuovi stagionali assunti, invece, si troveranno a sottoscrivere direttamente il contratto di 44 ore.
Ma da dove nasce questo inghippo? Dalla primavera del 2008, quando la Git inserì nel verbale sindacale la volontà di applicare il contratto nazionale del Turismo ai lavoratori stagionali non impiegatizi, che fino a quel momento erano inquadrati nel contratto nazionale Termale. Un nuovo contratto che prevede, appunto, le 44 ore di lavoro settimanale. Una scelta contrattuale dettata dalle giornate di maltempo la cui presenza/assenza sul posto di lavoro viene regolata in modo particolare.
«Lo scopo secondario – precisa Bigot - era relativo alla possibilità di derogare dall’orario di lavoro settimanale di 40 ore, che l’azienda, a sua scelta, poteva aumentare fino a 44 con la retribuzione contrattualmente prevista identica sia nel caso di 40 ore settimanali sia nel caso delle 44». All’epoca l’Azienda comunicò verbalmente che per un periodo non avrebbe applicato la possibilità di deroga e questa situazione è perdurata fino ad oggi. Ma, come afferma ancora Bigot, la «particolare situazione economica contingente della Git» non permette il mantenimento del sistema a 40 ore, tanto da aver deciso che l’orario per i lavoratori con contratto turismo e mansioni non impiegatizie passa a 44 ore settimanali, avvalendosi della facoltà previste dall’articolo 361 del contratto.
«Ai nuovi assunti – precisa Bigot - è stato già sottoposto il nuovo contratto basato sulle 44 ore settimanali; agli assunti in precedenza, che avevano sottoscritto il contratto di 40 ore, è stato richiesto di aderire con una postilla al nuovo orario settimanale di 44 ore». E ancora: «Sottolineo che la Git avrebbe anche potuto soprassedere a tale richiesta, stabilendo comunque, tramite decisione unilaterale, il passaggio al nuovo orario. Tuttavia è stato preferito acclarare la libera scelta - aggiunge - di ciascun lavoratore (con contratto di 40 ore) al nuovo orario ribadendo che l’azienda non avrebbe in ogni caso posto in essere alcun comportamento di rivalsa in caso di mancata adesione».
L’incontro con i sindacati, per vari motivi, precisa Bigot non è andato a buon fine poiché gli stessi hanno lamentato di essere stati informati solo all’ultimo momento di una riunione in cui l’ordine del giorno era diverso. «L’accordo sindacale – aggiunge l’ad di Git - non è né richiesto né determinante, ma è stato offerto dall’azienda per puri motivi di cortesia e per una presa d’atto non ostile. Le organizzazioni sindacali hanno invece ritenuto di diffondere un comunicato, che l’Azienda non intende commentare poiché nello stesso si «trascende ad apprezzamenti fuori materia e di carattere personale».
Bigot comprende che 4 ore in più (40 minuti quotidiani) e anche gratuite siano un fardello di difficile digestione. Però sottolinea che fino ad oggi i lavoratori hanno goduto di uno stipendio lavorando 4 ore in meno («bicchiere mezzo vuoto per Git, mezzo pieno per i collaboratori»). Lo stesso ad conclude evidenziando che il contratto nazionale non l’ha fatto la Git e la stessa «non è in situazione economica tale da non applicare questa facoltà». Ma la questione non finisce qui...
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