Paga netta da 8.053 euro per tre giorni in Consiglio regionale

TRIESTE. Lavorare tre giorni e guadagnare 8 mila euro di stipendio netti. La busta paga di un consigliere regionale, riferita a maggio, dice questo. Sì perché, a guardare il programma dell’attività consiliare dello scorso mese, l’aula si è riunita appena tre volte in tutto: lunedì 13 per la seduta di insediamento con il giuramento dei 49 neo-eletti; martedì 21 per il discorso di Serracchiani, fresca di nomina a presidente della Regione e, infine, martedì 28 per la giornata dedicata al dibattito e al voto sulle dichiarazioni programmatiche della governatrice. A dire il vero il giorno prima, lunedì 27, si sono ritrovati a Palazzo i capigruppo. Una riunione per 8, però. Poi stop, maggio se n’è andato così. Gli uffici di presidenza sono stati convocati a ridosso delle sedute d’aula e non era prevista alcuna commissione: per il loro avvio si è dovuto attendere il 4 giugno.
Ma intanto lo stipendio per quel mese è arrivato puntuale e pieno, con benefit annessi. Non a caso oggi M5S presenterà un pacchetto di iniziative per tagliare i costi della politica, in attesa della “legge anti Casta” che il Palazzo dovrebbe partorire entro agosto. Il cedolino che pubblichiamo appartiene a un consigliere friulano riconfermato, un ex ritornato in piazza Oberdan per un’altra legislatura. Un particolare di cui tener conto perché per lui la somma è più alta dal momento che gli è riconosciuta la “continuità lavorativa”: in sostanza i “nuovi” hanno ricevuto il dovuto dal 13 maggio, cioè dalla data del giuramento in aula, mentre gli “ex” dal primo maggio perché, nonostante le elezioni, è come se non avessero mai interrotto il mandato.
L’importo totale netto quindi ammonta a 8.053,60 euro e comprende altre due voci di peso, i rimborsi forfettari. All’indennità di presenza, pari a 10.291,93 euro lordi, sono riconosciuti infatti ulteriori 735 euro per il vitto e 2.196,60 per l’utilizzo dell’automobile. Cifre erogate per appena tre giorni di attività legislativa. Sebbene per le vetture, stando all’articolo 4 della legge 21/1981, «l’importo mensile è calcolato sulla base di 21 giorni di acceso alle sedi in cui operano i vari organi». Non si segnala un’impennata di lavoro negli altri Palazzi regionali in quel periodo, anche perché gli impegni istituzionali vengono comunemente onorati a Trieste, in piazza Oberdan. Si dirà: il consigliere non si limita a partecipare alle sedute d’aula e di commissione, anzi, svolge una buona fetta del suo lavoro sul territorio, prendendo parte a convegni e riunioni. Si reca nelle sedi del Consiglio anche se non ci sono appuntamenti istituzionali per preparare leggi e altri provvedimenti o per incontrare persone e quant’altro. Certo, ma questa è un’attività “discrezionale” che un eletto esercita a piacimento. Non c’è nessun obbligo: può farlo e non farlo. Per dire: può stare a casa tutto il mese e prenderà comunque 735 euro di vitto forfettario, oltre all’indennità. Può non usare mai la macchina o può non possedere la patente, e incasserà lo stesso il forfait. Cifra peraltro variabile in base alla circoscrizione di elezione: 549,15 euro per i triestini, 1.537,62 per i goriziani, 2.196,60 euro per gli udinesi e 3.294,90 per i carnici e i pordenonesi.
Per 8.053,60 euro di paga netta il consigliere di cui analizziamo il cedolino è sottoposto a 6.343,21 euro di trattenute; il lordo, quindi, ammonta a 14.396,81. Oltre all’addizionale regionale, comunale e all’Irpef, l’eletto versa il 5% (514,60 euro) dell’indennità base per il trattamento di fine mandato e una quota del 17% per il vitalizio, oltre che un ulteriore 2% per la reversibilità. Qui, però, la parte trattenuta (17+2%) vale solo su 12 giorni e non su 31, ovvero quelli che erano riferiti ancora alla passata legislatura. Dal 13 maggio, con l’inizio del nuovo corso, è infatti entrato in vigore il nuovo sistema che regola le “pensioni”: il passaggio dal sistema retributivo al contributivo. Al consigliere dunque è stata restituita la quota versata a partire da quella data. Lo stipendio, tuttavia, subisce un altro alleggerimento: ogni mese l’eletto deve corrispondere una parte al partito. Sono 1.100 euro per il Pd, 500 per il Pdl, circa 2 mila per la Lega. Per Rifondazione comunista, ora fuori dal Palazzo, era la metà della paga.
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