Paesi ex jugoslavi “distratti”: traffico di uomini impunito
ZAGABRIA Il rapporto pubblicato venerdì scorso dal Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights afferma che il traffico illecito di droghe è considerato prioritario dai Paesi dell’Europa sudorientale rispetto al traffico illegale di armi leggere e di piccolo calibro, prodotti del tabacco, beni culturali e tratta di esseri umani e traffico di migranti. Quindi la cosiddetta rotta dei Balcani resta più che mai una main line per passeur di professione o anche solo improvvisati, per intascare qualche migliaio di euro in cambio di un transito veloce tra Bosnia e Croazia o tra Coraiza e Slovenia.
Il rapporto intitolato “Colmare il divario di attuazione: risposte della giustizia penale al commercio illegale nell’Europa sudorientale e sfide associate” afferma che il traffico illegale di stupefacenti «rappresenta la maggior parte delle indagini e dei procedimenti giudiziari nella realtà». Si legge inoltre che «i sistemi di giustizia penale investono principalmente le loro risorse nella risposta ai reati legati alla droga e, anche in questo contesto, il possesso di droga è accusa molto più frequente dei reati più gravi di traffico». Come dire: tante risorse ma solo per acciuffare qualche spacciatore e non smantellare l’intera rete malavitosa.
Altri reati, invece, come la tratta di esseri umani, attirano un numero significativamente inferiore di indagini e azioni penali, aggiunge il rapporto, «anche se la maggior parte degli Stati dell’Europa sudorientale sono i principali punti di origine, transito e destinazione per le persone oggetto di traffico».
Il rapporto sostiene che una spiegazione potrebbe essere che i pubblici ministeri in diversi Paesi mostrano una tendenza a classificare erroneamente i casi di tratta di esseri umani come prostituzione in modo che siano più facili da provare. Ma dice che questa pratica non riflette lo sfruttamento effettivo coinvolto nella tratta di esseri umani.
Per quanto riguarda l’entità del commercio illegale di prodotti del tabacco nella regione, la relazione suggerisce che il livello al quale non viene dato rilievo potrebbe essere molto alto. «Piccoli gruppi, famiglie e individui, anche nelle comunità della diaspora, svolgono anche un ruolo nella distribuzione (dei prodotti del tabacco) nei mercati di destinazione», afferma. Nel documento si legge anche che le forme di commercio illegale, compreso il commercio illegale di beni culturali, prodotti medici, merci contraffatte, alcol, veicoli rubati, petrolio greggio e prodotti petroliferi, nonché il traffico di rifiuti e altri tipi di crimini ambientali, vengono trascurati dalla legge e dalle forze dell’ordine nell’Europa sudorientale.
«Una combinazione di fattori probabilmente spiega tutto ciò, inclusa la possibilità che alcuni tipi di commercio illecito siano perpetrati meno frequentemente di altri. Tuttavia, le consultazioni dell’Istituto hanno sottolineato che una priorità politica più alta è tradizionalmente assegnata ad alcuni tipi di criminalità e non ad altri.
«Di conseguenza, gli investigatori potrebbero non disporre di strumenti, capacità o competenze adeguati per rilevare manifestazioni eclatanti di commercio illecito che semplicemente fluiscono “sotto il loro radar”». –
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