Padri a 18 anni di Cetriolino: la App da 8 milioni di clic

MONFALCONE Hanno appena fatto la maturità, ma è un po’ come se il loro esame l’avessero fatto prima. E passato a pieni voti. Appena 18enni, hanno inventato un cartone animato che su Youtube e Facebook ha ottenuto 8 milioni di visualizzazioni.
Si chiama Cetriolino, è verde, ha una forma oblunga e due occhioni grandi. È diventato famoso soprattutto nella puntata in cui canta la parodia de “La musica che non c’è”, nota canzone di Coez. Una puntata che da sola ha raggiunto 3 milioni di visualizzazioni, sempre citando i dati dei giovani inventori. D’altronde il brano-parodia “L’aceto che non c’è”, un testo demenziale pensato mettendo in strofa una serie di luoghi comuni, ha l’effetto immediato di strappare il sorriso al suo ascolto. Così i ragazzi, vedendo il successo riscosso dalla loro creatura, hanno deciso di trasformare Cetriolino in una App che, scaricata sul telefonino, funziona come un videogioco: già 20mila sono gli adolescenti (l’età media viaggia attorno ai 18 - 20 anni) che l’hanno fatto proprio e che adesso si divertono giocando a infilare nei barattoli quanti più cetrioli possibile. Un successo, gli inventori citano le statistiche, ottenuto soprattutto nei grandi centri urbani, come Roma e Milano.
I protagonisti di quest’avventura Manuel Rizzo (Makio il suo nome d’arte) di Monfalcone; Nicola Marchesan e Ian Marco Gallegos Carvajal, entrambi di Grado e William Perego, che invece vive a Marano Lagunare. Erano tutti in classe insieme, la quinta a indirizzo “Informatica e telecomunicazioni” dell’istituto tecnico Malignani di Cervignano. Ma non è a scuola che è nato il loro progetto. «Siamo tutti autodidatti e indipendenti» mettono le mani avanti, lasciando intendere, neanche tanto fra le righe, che a lezione non si impara a creare codici così complicati come quelli che sono stati necessari per questo progetto. «Per non parlare della pratica per ottenere le licenze a pubblicare la App sui sistemi iOS e Android». Cosa di cui si è occupato Manuel “Makio”, che, insieme a William (creatore dei testi) è la mente grafica del progetto.
Il gioco è gratuito, anche se i ragazzi hanno comunque pensato a ottenere un ritorno economico. Ci sono delle aziende che pagano Google per un’inserzione pubblicitaria fruibile a chi usa il videogioco, e i ragazzi ne ricevono una percentuale. In più, gli ultimi aggiornamenti (creati sempre dai ragazzi) stimolano gli utenti ad acquistare, virtualmente, qualche gadget che permette di raggiungere risultati migliori al gioco. Finora, hanno guadagnato 400 euro, ma sperano che la strada sia in discesa. Anche perché lavorano in squadra da novembre. «Il mio compito è stato quello di creare i codici per il funzionamento del videogioco - spiega Nicola- , ho imparato guardando i tutorial su internet e imparando l’inglese più tecnico e avanzato».
A dargli man forte si è aggiunto poi Ian, che è riuscito a farsi dare qualche dritta dal padre, ingegnere informatico. Non tutti i genitori li hanno sostenuti nel progetto, perché, fa sapere uno di loro, qualcuno si è dimostrato disinteressato. Fortuna con gli insegnanti non è andata così. Appena è girata la notizia, si sono complimentati con i loro allievi geniali. —
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