Pacorini, super-silos per il caffè in Liguria: «Puntiamo ai traffici del Centro Europa»

Un avamposto per espandersi nella più importante area industriale del Paese: «Manteniamo la testa a Trieste»

MILANO «Manteniamo la testa a Trieste, ma cresciamo nel mondo andando alla ricerca delle opportunità che di volta in volta si presentano sul mercato».

Riccardo Marchesi, amministratore delegato di Pacorini Silocaf, commenta così l’ultima operazione compiuta dalla controllata di Pacorini, gruppo presente in 17 Paesi e cinque continenti, che offre servizi logistici, utilizzando una rete capillare di magazzini approvati per lo stoccaggio di prodotti, soprattutto commodity agricoli, quotati dall’Intercontinental Exchange/Ice e dal London Metal Exchange (Lme).

Ieri il gruppo ha annunciato di aver l’acquisto di altrettante aree nel porto di Vado Ligure, che vanno a segnare un’espansione non solo nel Nord-Ovest della Penisola («L’area più industrializzata del Paese», sottolinea Marchesi), ma anche nei traffici con i Paesi vicini del Sud e del Centro Europa. La prima acquisizione, da 10mila mq, è presente laddove è già operativo un silos cerealicolo fatto costruire da Ferruzzi negli anni ’60 e fuori esercizio da molti anni.

L’impianto verrà recuperato e trasformato per essere dedicato al core business del caffè. «Diventerà il più moderno e grande silos d’Europa dedicato al caffè. Ci siamo posti l’obiettivo di renderlo pienamente funzionante entro dicembre 2020», commenta Enrico Pacorini, amministratore delegato del gruppo. La seconda acquisizione è stata condotta attraverso la partecipata Lovs Scrl (Logistics in Vada Sabatia) Pacorini e riguarda un’area di 100mila mq. da destinare ad attività di logistica e project cargo, espressione utilizzata nel settore per indicare il trasporto di articoli di grandi dimensioni, pesanti, di valore elevato o critici.

L’area ha una rilevanza strategica perché è adiacente al nuovo terminal container (Apm Terminals) che entrerà in funzione a dicembre con l’obbiettivo di movimentare 900mila contenitori all’anno. «Si tratta di investimenti che potranno portare sviluppo e occupazione in un’area depressa dal punto di vista economico», sottolinea Marchesi, con riferimento al fatto che per decenni il territorio si è basato su attività chimiche, energetiche ed industriali, molte delle quali cessate o delocalizzate.

Marchesi tiene a sottolineare come nulla cambierà nel rapporto con Trieste, dove il gruppo è stato fondato nel 1933 da Bruno Pacorini e dove ha sempre mantenuto la sua sede principale e conta 133 occupati nella Pacorini Silocaf.

Nella Penisola ha sedi operative anche a Genova/Savona, Livorno, Gioia Tauro e Napoli (lo sbarco nel capoluogo campano risale a poco più di un anno fa).

Il gruppo continua a essere gestito dalla famiglia imprenditoriale, arrivata alla terza generazione, dato che a Bruno sono succeduti dapprima i figli, Roberto e Federico, mentre oggi è in rampa di lancio il nipote cinquantenne Enrico. Nel 2018 il gruppo ha movimentato circa 5 milioni di tonnellate, registrando un fatturato di 200 milioni di euro e impiegando oltre 800 persone dirette. Quanto allo scalo locale, «il nuovo corso importo dalla gestione di Zeno D’Agostino sta restituendo vitalità non solo al porto e quindi alle aziende come la nostra che vi operano, ma all’intero territorio giuliano», commenta Marchesi. La Via della Sedta resta la grande prospettiva per gli interscambi commerciali del porto di Trieste b: «Per il nostro business non ci attendiamo ricadute importanti , ma per lo scalo triestino questo progetto potrà costituire una leva di ulteriore crescita e sviluppo economico anche per la città ,». —


 

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