Ossola avverte Gorizia: «Budget stretto, èStoria rischia di chiudere»

L’organizzatore dell'evento appena concluso: «Non si può andare avanti rincorrendo gli enti e battendo cassa». Il retroscena sul cachet di Saviano. Ringraziamenti al questore Pillinini e a tutte le forze dell’ordine: "Hanno risolto un sacco di problemi"
Bumbaca Gorizia 22.05.2015 èStoria 029 Inaugurazione - Baumann Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 22.05.2015 èStoria 029 Inaugurazione - Baumann Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA «Vinta la sfida del doppio azzardo: tema e luoghi. Saviano? Un uomo che si spende fuori dal comune. Il futuro: non possiamo più rincorrere e battere cassa: abbiamo bisogno di concertare».

Adriano Ossola, ideatore e curatore di èStoria e presidente dell’associazione èStoria di Gorizia. Festival più forte dei cortei e della paura.

«Prendo a prestito l’intelligente commento proposto da Roberto Spazzali sulle pagine de Il Piccolo: “Gorizia ha permesso che la storia vinca sul passato”. Ancora una volta è agli storici e alla storia recente che dobbiamo ispirarci».

Non trova che vanno ringraziate anche le forze dell’ordine?

«Assolutamente sì. Al questore Pillinini e a tutte le forze dell’ordine va il nostro ringraziamento. Gli incontri si sono svolti senz’alcun turbamento e il pubblico ha potuto partecipare senza disturbo».

Bilancio. Cominciamo dai numeri. Avete stimato una presenza complessiva di 60mila persone. Non è un’esagerazione?

«Abbiamo sommato le presenze dei singoli appuntamenti, sempre molto affollati, a coloro che hanno frequentato il cuore del festival ai Giardini pubblici».

Numeri e dolori. Su quanti e quali contributi pubblici avete potuto contare?

«Dal settore Cultura della Regione 136mila euro, dal settore Turismo 30mila, dalla Fondazione Carigo 56mila, dal Comune di Gorizia 23mila, dalla Camera di commercio 20mila».

Non si può dire una pioggia di soldi. Anzi...

«Il budget è stretto. Qualsiasi progetto va analizzato anche nella sua funzionalità economica. A un certo punto o si va avanti o si chiude. Lo stallo non è possibile».

èStoria, in 60mila per il festival dedicato ai “Giovani”
Bumbaca Gorizia 21.05.2015 èStoria 006 Varie Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Qual è l’appello che lancia alle istituzioni?

«Prima di tutto, e anche questa edizione l’ha confermato, èStoria non è il festival della famiglia Ossola. È patrimonio della cultura goriziana e non solo. Vogliamo crederci e crescere? Se sì mi aspetto che già nelle prossime settimane si organizzi un tavolo di lavoro per organizzare il futuro per tempo».

A chi la prima mossa?

«Al sindaco di Gorizia. Organizzare una manifestazione del genere necessità di tanti supporti e non solo finanziari».

Quali ad esempio?

«Quest’anno si è rivelata vincente la scelta di ampliare i luoghi del festival. Ci avevamo provato nella seconda edizione ed era andata male. Oggi invece il festival è evidentemente cresciuto e abbiamo guadagnato credibilità e spessore. Ma si può fare di più».

Che cosa prima di tutto?

«Penso all’ulteriore allargamento delle sedi del festival. Penso al magnifico parco municipale per non parlare di Palazzo Attems. Queste sono idee e le idee vanno riempite di concretezza. L’organizzazione del festival è in capo a tre-quattro persone. Non è umanamente possibile sostenere ulteriori sforzi. Ma senza risorse adeguate la squadra non può essere rinforzata ed eccoci al punto di partenza».

Beh, per almeno per un paio di giorni si godrà il successo del festival?

«Il doppio successo direi. Da un lato l’apprezzamento del pubblico, dall’altro aver scelto un tema che costituiva un azzardo. C’è voluto coraggio a lasciare la collaudata strada degli anni scorsi quando indicavamo temi di cui esisteva ampia e consolidata storiografia. Il tema de I giovani ci ha messo a dura prova, non è stato facile comporre una bibliografia all’altezza. E invece è andato bene, pur non tacendo che gli incontri dedicati alla Prima guerra mondiale rispondono sempre alla grande».

I giovani, appunto. Quest’anno la presenza al festival di tanti giovani rappresenta il successo più evidente.

«Sì, certo. Non era scontato in una città che dal punto di vista demografico non è completamente votata ai giovani. E invece i ragazzi ci hanno aiutato molto, soprattutto nel diffondere sul web la vita del festival. Hanno postato, fotografato, twittato. Aria nuova insomma».

Com’è Roberto Saviano visto da vicino?

«Un ragazzo di straordinaria cultura, straordinaria capacità di comunicazione, molto coraggio e si spende in maniera fuori dal comune».

E quanto si spende invece per averlo al festival?

«Quasi nulla. Noi abbiamo provveduto al pagamento solo di due camere d’albergo. I 5000 euro messi a disposizione dalla Banca Friuladria per il premio sono stati utilizzati da Saviano per acquistare i suoi libri e distribuirli gratuitamente agli studenti».

Saviano a Il Piccolo ha detto che gli piacerebbe venire dalle nostre parti a scrivere. C’è lo zampino della Leg?

«Sarebbe un sogno ma non possiamo ambire a tanto onore».

Qual è il suo personale podio degli incontri più riusciti del festival?

«Terzo posto incontro sugli armeni, secondo Bauman, primo Saviano».

Budget permettendo ha già qualche idea per il tema della prossima edizione?

«Un tema che sia il più possibile politicamente scorretto».

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