Ossicodone, spuntano altre 200 ricette sospette

Nel mirino degli inquirenti una marea di prescrizioni destinate a un pusher serbo riconducibili al medico sotto inchiesta



Spuntano altre ricette sospette nelle indagini della Procura sullo spaccio di ossicodone, il potente oppiaceo per i dolori di natura oncologica e neuropatica usato anche dai tossicodipendenti come sostitutivo dell’eroina o come droga a sé.

Sono infatti 210 le prescrizioni contestate al trentaquattrenne Dalibor Milosevic, già condannato a un anno e due mesi nell’ambito del clamoroso caso scoppiato nell’ottobre del 2017 con l’inchiesta a carico del dottor Giorgio Bercic, il medico triestino finito agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa ai danni dall’Azienda sanitaria. Era lui che nel suo ambulatorio di via Cicerone firmava ai pazienti le autorizzazioni per il medicinale. Pazienti che si recavano sistematicamente dal medico a supplicare le pastiglie: una parte la usavano per sé, il resto era destinato allo rivendita.

Spaccio, insomma. Ricette, peraltro, spesso falsificate: Bercic, difeso dall’avvocato Paolo Codiglia, è accusato di aver anche camuffato il proprio operato impiegando varie volte il nome e il timbro di colleghi o suoi sostituti e, in altre circostanze, di aver intestato le prescrizioni ad altri pazienti dello studio medico ignari di tutto.

Nell’indagine della Mobile diretta dal pm Cristina Bacer è emerso un giro piuttosto consistente: alle decine di ricette già scoperte nei mesi scorsi se ne aggiungono adesso altre, ben 210 come detto, tutte a base di Oxycontin da 40 e 80 milligrammi ciascuna: sfornate per Milosevic, difeso dall’avvocato Stefano Alunni Barbarossa, talvolta quotidianamente. Un meccanismo ripetuto dal 2014 a metà 2017.

Il pusher serbo, sul quale pende ora un’ulteriore richiesta di rinvio a giudizio del pm, comparirà mercoledì in udienza dal gup Luigi Dainotti.

Il danno economico quantificato dagli inquirenti, nei confronti dell’Azienda sanitaria, si aggira attorno ai 28 mila euro.

Dalibor Milosevic, talvolta il nome che appariva nelle ricette erano diversi (“Rajka Milosevic”, “Radmila Milosevic”, “Dobrica Milosevic” o “Borjanka Milosevic”) non era l’unico che andava dal dottor Bercic per farsi preparare le autorizzazioni.

Non è un caso, quindi, che l’Asuits, a un certo punto, abbia notato un’insolita impennata nel fabbisogno di ossicodone.

Il giro, come venuto a galla dalle intercettazioni, dalle registrazioni video e dai pedinamenti degli agenti della Mobile, si concentrava proprio in via Cicerone. Cioè nello studio del dottor Bercic. E nelle piazze dello spaccio cittadino. Analoghe segnalazioni erano partite da alcuni farmacisti del centro, che si erano trovati dinnanzi a numerosi tossicodipendenti muniti di prescrizioni per la fornitura di Oxycontin. Non era normale.

Le indagini della polizia hanno in effetti accertato che i medicinali prescritti da Bercic spesso venivano poi rivenduti da vari spacciatori, già noti alle forze dell’ordine. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo