Ospizio marino, tremila in piazza: «È la Regione che deve salvarlo»

Ultimatum della Consulta disabili: «Soluzione entro la fine del mese o siamo pronti a fare le barricate» LE FOTO
GRADO
Da una parte la vittoria di tremila manifestanti, per la gran parte invalidi, capaci di inchiodare le istituzioni alle loro responsabilità. Dall’altra il distaccato atteggiamento dell’assessore Kosic che rimanda la palla ai commissari liquidatori. Sullo sfondo, l’ultimatum lanciato da Mario Brancati, presidente della Consulta regionali dei disabili: «Entro il 30 novembre pretendiamo che sia trovata la soluzione per riaprire l’Ospizio marino di Grado. La Regione lo può e lo deve fare. Oltre quella data faremo le barricate». Infine, le promesse del presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta: «Se l’Ospizio riapre siamo immediatamente pronti a mettere 100mila euro. E la Provincia chiederà la concessione della spiaggia tolta ai disabili». Sono gli elementi più rilevanti emersi ieri a Grado, dove almeno tremila persone provenienti da tutta Italia hanno manifestato per chiedere la riapertura dell’Ospizio marino, chiuso da luglio dal Tribunale di Gorizia. Un epilogo causato dalla dissennata gestione del cda dell’ex Fondazione Ospizio capace di accumulare 28 milioni di debiti.


LA PROTESTA
. Rabbia ed esasperazione tra i disabili, i pazienti dell'Ospizio rimasti senza cure, i dipendenti coperti solo fino al 15 novembre dalla cassa integrazione. Tanta tensione durante l’assemblea pubblica e la sensazione che sarebbe bastata una parola fuori posto a scatenare la reazione.


L’ASSESSORE.
Se n'é accorto anche l'assessore regionale alla Sanità Vladimir Kosic che, alla fine, non ha potuto che manifestare tanta preoccupazione e qualche auspicio, invitando il Comitato stesso a pretendere chiarezza dai commissari liquidatori del Barellai. «Ma fatelo presto - ha chiarito - già entro la prossima settimana. Hanno il dovere di ascoltarvi e di farsi ascoltare». Un intervento, quello di Kosic, per nulla rassicurante, che ha aumentato la preoccupazione tra i presenti.


L’APPELLO.
Era stato il presidente del Comitato per la salvaguardia dell'Ospizio, Natalino Marchesan, ad aprire il dibattito in un clima di grande tensione. Un appello appassionato, interrotto da una decina di applausi. «Il Barellai va riaperto – ha detto Marchesan – lo vogliamo tutti. E vogliamo anche tempi certi da parte del Tribunale e dei commissari. Non possiamo correre il rischio di farci beffare dalla burocrazia».


I POLITICI.
Gherghetta, presidente della Provincia, ha preso le distanze da Massimo Vosca, per anni rappresentante dell'istituzione nel cda dell'Ospizio proprio negli anni della “grande abbuffata”. «Ha tradito la Provincia, i cittadini, gli ospiti dell'Ospizio», ha detto. Gherghetta ha poi ribadito la sua soluzione per il Barellai: «L'Azienda sanitaria prenda per mano l'Ospizio e, con l'aiuto della Regione, pensi a risistemarlo». Il consigliere regionale del Pd Franco Brussa ha parlato a sua volta di «peccato originale» da parte della Regione quando è stato deciso di andare alla liquidazione della Fondazione. «Ora tocca alla politica muoversi». E ha proposto di andare subito alla gestione provvisoria del Barellai da parte dell'Ass Isontina. Gaetano Valenti, del Pdl, ha imputato alla giunta Illy «paurosi ritardi della sua azione di controllo su quanto stava accadendo nella Fondazione, fin dal 2007». Roberto Antonaz, consigliere regionale di Rifondazione, ha chiesto che «il Tribunale prenda atto di una situazione di emergenza e sblocchi questa impasse. Si vada a una gestione diretta della Regione della struttura sanitaria gradese. Se entro fine mese non ci saranno risposte, allora la protesta deve levarsi alta. Occupiamo l'Ospizio se necessario, manifestiamo davanti al Tribunale. E poi una buona volta escano gli avvisi di garanzia per chi ha creato questo disastro».

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