Ospizio Marino di Grado chiuso da 3 anni ma fioccano le fatture dell’acqua

Nell’ex sede legale di via Rismondo a Gorizia è ancora attivo il contratto con Irisacqua
Di Roberto Covaz

Come l’acqua del fiume Reka che si inabissa nelle grotte di San Canziano per poi trasformarsi in Timavo, così anche l’acqua che sgorga dai rubinetti del bel palazzotto di via Rismondo 3 a Gorizia conserva i suoi misteri. In quell’edificio fino all’ottobre del 2009 aveva sede la Fondazione onlus Ospizio Marino. Il direttivo venne commissariato dalla Regione per le note e frettolosamente dimenticate vicende. Nel luglio del 2010 intervenne la Procura della Repubblica che pose sotto sequestro la struttura sanitaria gradese ma patrimonio storico e sociale di Gorizia. Il Tribunale nominò tre commissari liquidatori che sono ancora in carica nel tentativo di vendere l’Ospizio Marino al miglior offerente. Che non c’è. Tralasciamo di ricordare nel dettaglio che circa seimila invalidi da quattro anni non si possono più curare, di ricordare il mesto destino di circa 70 dipendenti, di ricordare la sparizione di cospicui contributi regionali e il buco da trenta e passa milioni di euro scuciti dalle banche all’ex Fondazione in nome di non si sa bene cosa. Dunque, l’edificio di via Rismondo 3 è chiuso da almeno tre anni a meno che non ci vadano, a turno o assieme, ogni tanto, i tre commissari liquidatori. Per ragioni la cui logica non cogliamo i commissari non hanno provveduto a disdire il contratto di fornitura di acqua a Irisacqua. A quanto si apprende nemmeno nella struttura di via Amalfi a Grado - la clinica vera e propria - è stata chiusa l’acqua. Speriamo non ci siano delle perdite nelle tubature. Altrimenti, cari contribuenti, quei soldi tocca pagarli a noi.

Torniamo in via Rismondo dove a metà maggio viene regolarmente recapitata una fattura per la fornitura d’acqua all’utente Ospizio Marino di Grado. È scritto così: dei termini Tribunale o commissari liquidatori non c’è traccia. Nella bolletta viene indicato in 191 euro l’importo da pagare entro il 28 maggio. Si fa anche riferimento a 64 euro di fatture non pagate. Al 10 giugno la bolletta non era stata ancora onorata. Ma ci vogliamo scandalizzare per 191 euro? A parte il fatto che per importi ben minori molte famiglie devono fare i salti mortali per onorare i pagamenti nei termini prestabiliti, la domanda sorge spontanea:chi utilizza l’acqua in un edificio che formalmente è inaccessibile perché sotto sequestro?

La domanda per ora non ha risposta. Risponde correttamente e chiaramente invece Irisacqua. L’azienda spiega che le bollette sono elaborate sulla stima dei consumi. E che anzi, grazie a questa segnalazione, chiederanno all’Ospizio Marino di Grado (che non esiste più) di accedere alla lettura dei contatori. Irisacqua spiega inoltre che le bollette precedenti sono sempre state regolarmente evase dai commissari. Ovviamente hanno pagato con soldi pubblici. I 64 euro invece dovrebbe pagarli l’ex Fondazione Ospizio Marino. Improbabile. Irisacqua (cioè noi contribuenti) figura tra i creditori di una fondazione strafallita ma essendo stata una onlus e dunque in odore di santità secondo la Procura di Gorizia non si poteva perseguire penalmente come le altre normali società. Riassumiamo: da quattro anni gli utenti isontini contribuiscono a pagare le bollette dell’acqua di utenze che sono sotto sequestro. C’è di peggio, consoliamoci.

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