Ospite morta dopo la caduta in carrozzina Scagionata la titolare della casa di riposo

Malusà de “La Primula”, ora indagata per sette sospetti decessi da Covid, assolta nel processo per abbandono d’incapace
Il complesso che ospita “La Primula”, attualmente al centro di un’inchiesta su sospette morti da Covid
Il complesso che ospita “La Primula”, attualmente al centro di un’inchiesta su sospette morti da Covid

TRIESTE La sessantacinquenne Patrizia Malusà, legale rappresentante della casa di riposo “La Primula” di via del Molino a Vento, è stata assolta nel processo che l’ha vista coinvolta per il decesso di un’anziana: un’ospite della struttura caduta dalle scale con la carrozzina. L’episodio si era verificato all’interno della residenza il 29 maggio 2018. Malusà, giudicata ieri con il rito abbreviato, era imputata per “abbandono di persona incapace con conseguenti lesioni”.

Ma secondo il gup Luigi Dainotti il fatto non sussiste: la sessantacinquenne, difesa dall’avvocato Giovanni Borgna del Foro di Trieste, non ha avuto alcune responsabilità sull’accaduto. Sia i sistemi di sicurezza che il personale impiegato alla Primula, così come la loro formazione, sono stati ritenuti adeguati. Sulla vicenda aveva indagato il pm Federico Frezza.

L’anziana deceduta era la settantanovenne triestina Licia Loser: la donna, all’epoca affetta da deficit cognitivo e ricoverata a “La Primula” da appena pochi giorni in seguito a un repentino aggravamento delle proprie condizioni di salute, quel 29 maggio di due anni fa era precipitata dalla rampa condominiale con la sedia a rotelle. Stando alle ricostruzioni, la vittima era stata soccorsa da un inquilino del condominio stesso. I medici dell’ospedale di Cattinara, dopo quell’incidente e i traumi riportati, avevano prospettato due mesi di prognosi. Ma la signora era spirata una decina di giorni dopo. Il pm ha voluto accertare se la casa di riposo era sufficientemente attrezzata per provvedere alla sorveglianza e alla sicurezza delle persone, in modo da evitare situazioni di pericolo.

In prima battuta Malusà era stata imputata anche per omicidio colposo: ma l’autopsia del medico legale ingaggiato dal pm Frezza aveva escluso una correlazione tra la morte e l’incidente. Insomma, la settantanovenne non era deceduta a causa delle lesioni dovute alla drammatica caduta. Anche il medico legale di cui si erano avvalsi i figli della settantanovenne (assistiti dall’avvocato di parte civile Keti Muzica, che tutela appunto la famiglia) erano giunti alla stessa conclusione.

Restava però l’accusa di “abbandono”: Licia Loser, dopo aver ricevuto assistenza da un operatore, sarebbe stata lasciata sola per alcuni minuti. In quel frangente di tempo l’anziana avrebbe aperto autonomamente una porta d’emergenza che si affaccia sul pianerottolo esterno della struttura per dirigersi verso l’ascensore, perdendo l’equilibrio e ruzzolando appunto dalla rampa. Pochi giorni dopo, il decesso.

«È stato dimostrato quanto sostenevamo fin dall’inizio – osserva il legale a cui si è affidata Malusà, l’avvocato Borgna – e cioè che la casa di riposo non aveva alcuna responsabilità su quanto successo. Anche le indagini difensive avevano dimostrato questa ipotesi, che è stata accolta dal giudice».

Malusà ora si trova però inquisita nell’inchiesta giudiziaria scattata a “La Primula” durante l’emergenza Covid. Il pm Matteo Tripani sta indagando su sette decessi sospetti avvenuti nelle scorse settimane (sei ospiti della casa di riposo e un residente del condominio). Tutti i 36 anziani della struttura erano risultati infettati dal Sars- CoV-2.

Nel fascicolo del pubblico ministero figurano sotto indagine non soltanto la legale rappresentante della casa di riposo, ma anche il quarantunenne Matteo Spangaro e il trentaseienne Michele Spangaro, figli di Malusà e amministratori della stessa “La Primula”. Le autopsie sui corpi delle persone decedute sono state affidate a un pool di medici legali di Trieste e Udine: Fulvio Costantinides, Carlo Moreschi, Stefano Pizzolitto e Stefano D’Errico. Gli esami autoptici vengono eseguiti all’ospedale di Udine.—


 

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