Ospedali: "Il Burlo, follia non trasferirlo a Cattinara"
Ampliare l’ospedale infantile e lasciare il progetto di una sua ricostruzione ex novo a Cattinara. L'ipotesi lascia interdetti tutti gli interlocutori. L’ex direttore generale degli ospedali Zigrino replica a Melato e a Terpin. «Scelta sbagliata»
TRIESTE. L’ipotesi di riserva che i vertici del Burlo Garofolo hanno rivelato per ampliare l’ospedale infantile in via dell’Istria, lasciando così definitivamente perdere (per sfiducia) l’ormai mummificato progetto di una sua ricostruzione ex novo a Cattinara lascia molto interdetti tutti gli interlocutori che fin qui si sono appassionati alla lunga storia, discutendo e caldeggiando un passo avanti per l’intero sistema ospedaliero triestino.
Costruire in fondo al parco, fra la palazzina dei laboratori e la chiesetta, un altro pezzo di «pediatrico», e addirittura attraversare via dell’Istria per occupare spazi (peraltro tutti già venduti e diversamente destinati) della ex Maddalena: questo hanno suggerito di fronte al «silenzio tombale» della Regione sia il direttore generale Mauro Melato, sia Emilio Terpin, già commissario dell’istituto e ora presidente del Comitato di controllo e indirizzo. Scopo: ampliare, per cure e ricerca. Il progetto di Cattinara invece restringeva il profilo fisico dell’ospedale dei bambini, per metterlo in collegamento funzionale con le aree di emergenza di Cattinara.
«Mi pare una follia totale» esclama Franco Zigrino, l’ex direttore generale degli ospedali che per anni, su formale delibera regionale, è stato responsabile del procedimento e ha consegnato lo studio di fattibilità in Regione. «Non è solo mia opinione - aggiunge Zigrino, che solo poco tempo fa con un convegno ha rilanciato l’urgenza di questo intervento fermo adesso definitivamente -, bensì degli stessi professionisti, il primario di Ginecologia, Secondo Guaschino, lo ha detto chiaramente che il Burlo per le donne che partoriscono ha bisogno di contiguità con un reparto di emergenza che in via dell’Istria non c’è, per cui già si portano 70 pazienti gravi all’anno a Cattinara. Usare i soldi di una nuova costruzione - prosegue Zigrino - per rappezzare un ospedale che non può essere rappezzato non solo è senza senso, ma è idea che solo chi vuole affossare il Burlo può esprimere, e non credo che appartenga all’avvocato Emilio Terpin, di cui ben conosco il pensiero».
Secondo Zigrino dunque la «diversione» sarebbe non una variante d’emergenza, ma un modo per accondiscendere in realtà a un’opinione contraria rispetto al progetto Burlo-Cattinara. «Quanto alla Maddalena - conclude -, è un’idea puerile, quei terreni sono stati venduti, per riaverli bisognerebbe appena ricomprarli, è semplicemente demenziale, non si può dire altro».
Il sindaco Roberto Cosolini, dopo aver promesso fra le prime cose del mandato una messa a punto del quadro sanitario con tutti i direttori, a questo punto la vuole accelerare: «C’è grande incertezza sul futuro della sanità triestina in generale, con troppe cose “in forse”: l’intervento su Cattinara, il destino stesso del Burlo, complessivamente c’è assenza di scelte chiare nella politica regionale».
Cosa che sottolinea Sergio Lupieri, vicepresidente Pd della commissione regionale Sanità: «Questo dibattito su progetti svolto in pubblico da protagonisti della sanità è sconcertante - afferma -, manca in Regione una regìa, una messa a punto di strategie e progetti, e manca l’attenzione della giunta Tondo. Inoltre se direttore generale e presidente del Comitato di controllo smentiscono una Regione che, pur facendo nulla, assicura che il progetto resta valido, vuol dire che in realtà le cose sono davvero molto poco chiare, mancano gli elementi di base per aver fiducia, e la stessa opinione pubblica non può che restare sconcertata da tanta opacità».
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