Osmize fermate e pure fuori dai ristori: il danno oltre la beffa

Gli addetti ai lavori: «Dopo un anno così molti di noi rischiano di non riaprire più» 
Un osmiza ai tempi precoronavirus
Un osmiza ai tempi precoronavirus

DUINO AURISINA Il danno e la beffa. Per i titolari delle osmize del Carso il 2020 sta diventando un incubo. Dopo aver perso in primavera, a causa della prima ondata della pandemia, il momento tradizionalmente più favorevole, ora, oltre alla nuova chiusura obbligata, si profila un danno senza precedenti.

Botti piene, tavoli vuoti: le osmizze sul baratro
Osmize piene prima del coronavirus


Gli “osmizzari” infatti, a differenza delle altre categorie che operano nel settore dell’enogastronomia, non riceveranno alcun ristoro, perché il loro codice Ateco non rientra fra quelli che beneficeranno degli aiuti statali. A evidenziare la gravità della situazione è Edi Bukavec, componente del Direttivo regionale dell’Associazione degli agricoltori: «Molti titolari di osmize si stanno lamentando per la disastrosa condizione nella quale si stanno ritrovando, in quanto non solo sono costretti all’inattività ma, a differenza per esempio dei colleghi che operano nell’agriturismo, non riceveranno neppure alcun aiuto statale».

In tanti si erano approvvigionati per tempo e rischiano adesso di dover buttare cibi e bevande perché inutilizzabili. Al grido di allarme di Bukavec si aggiunge quello del portavoce degli agricoltori del Carso Franc Fabec: «Per molti di noi un anno di chiusura e la totale assenza di aiuti potrebbero comportare la definitiva chiusura. Ci sono famiglie che trovano sostentamento proprio grazie all’attività svolta nell’osmizza di proprietà, per questo ci siamo rivolti al presidente Massimiliano Fedriga, chiedendogli di considerare la possibilità di concederci, con fondi regionali, un contributo pari a quello che lo Stato corrisponde agli agriturismi».

Sulla richiesta c’è già una prima risposta dell’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Bini: «Stiamo lavorando sulla terza manovra, cercheremo di inserire i codici delle attività che, pur penalizzati dalla pandemia, non hanno trovato ristoro nella seconda». Sulle intenzioni della giunta regionale a favore delle osmize va registrato lo scetticismo del consigliere Igor Gabrovec dell’Unione slovena: «Già l’estate scorsa avevo presentato un emendamento per estendere alle osmize i contributi ma, dopo un’iniziale rassicurazione, ho dovuto prender atto della decisione dell’assessore Bini di non sostenere la mia proposta, adducendo generiche motivazioni che ho interpretato come assenza di volontà. Ripresenterò la proposta e, considerato che anche la mia famiglia ha un’osmizza, assicuro che rinunceremo a chiedere il ristoro se venisse concesso». Pure il Comune di Duino Aurisina si sta muovendo. «Confermiamo la nostra attenzione al problema», ribadiscono il sindaco Daniela Pallotta e l’assessore Massimo Romita: «Assieme al Gal Carso stiamo pensando a iniziative destinate alla valorizzazione dei prodotti tipici e soprattutto locali».—


 

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