Orologi pazzi “contagiati” da Mikeze e Jakeze

Quelli della Posta centrale e della chiesa di Sant’Antonio nuovo sono fermi Mai fidarsi dei quadranti di piazza della Borsa e della stazione centrale
Foto Bruni 28.01.13 Orologi triestini-Palazzo delle Poste
Foto Bruni 28.01.13 Orologi triestini-Palazzo delle Poste

La malattia di Mikeze e Jakeze è contagiosa. Ultimamente le due statue che battono l’ora del municipio hanno cominciato a perdere i colpi. Così che l’orologio municipale da loro comandato ha di recente fatto qualche bizza, registrando prima venti minuti d’anticipo, poi dieci di ritardo. Ma gli altri orologi di Trieste non se la passano meglio. Guardando in cima agli altri palazzi di pregio, pare che la malattia delle due statue abbia contagiato anche il resto degli orologi. Su un elenco di nove palazzi, due si contendono il primato per il cattivo funzionamento, mentre altri tre sono noti per non essere sempre puntuali. Il risultato è che 5 su 9 importanti orologi non funzionano sempre bene. In pole-position l’orologio del palazzo delle Poste centrali. Più che una semplice influenza, in questo caso pare trattarsi di un “male incurabile”. Le lancette affacciate su piazza Vittorio Veneto sono ferme da talmente tanto, che nessuno riesce a ricordare quando l’orologio ha smesso di funzionare. Perfino Ario Paoletti, maestro orologiaio con 50 anni di esperienza alle spalle, non ricorda l’anno in cui l’edificio delle Poste centrali ha smesso di indicare l’ora esatta. Sappiamo solo che anche ieri mattina le sue lancette continuavano imperterrite a segnare le 18.35. In seconda posizione (solo perché giustificato dai lavori in corso) si posiziona l’orologio della chiesa di Sant’Antonio. Sul retro della chiesa, fermo alle 7 e 10 inganna qualsiasi passante attraversi via delle Torri con il naso all’insù in cerca dell'ora esatta. Solo i passanti abituali hanno ormai imparato a fidarsi dell’orologio accanto, di proprietà della vicina orologeria, la cui perfetta puntualità cozza con l’ora indicata dalla chiesa. Da almeno una decina d’anni, il parroco don Fortunato Giursi cerca invano una soluzione: «Come i muri della chiesa, l'orologio è proprietà del Comune – spiega il parroco -. Il problema è che l’amministrazione dà in appalto a una ditta la manutenzione dei suoi orologi. Ogni settimana l’addetto viene qua, guarda l’orologio e puntualmente constata che non funziona. Solo che poi non fa niente. E il pubblico paga. Al tempo informai del problema l’allora sindaco Dipiazza. Feci anche un preventivo: sarebbero bastate 2-3mila euro per mettere a posto l’ingranaggio. Ma non è mai cambiato niente. Ora non resta che aspettare la fine dei lavori di ristrutturazione. Fatte le facciate laterali, so che il Comune ha in programma di sistemare la facciata posteriore. Speriamo che sia la volta buona per mettere a posto l’orologio».

Dopo i due casi "eclatanti” di orologi malfunzionanti, ci sono quelli che vanno così-così. Fa specie sapere che in questa schiera rientra pure l’orologio della stazione centrale: nonostante l’importanza della puntualità connessa alla partenza dei treni, l'esperto Paoletti sottolinea come quell’orologio ogni tanto faccia qualche minuto di scarto: «Va bene che i vecchi orologi sui binari sono stati ormai sostituiti dai display luminosi, ma le lancette in cima a una stazione ferroviaria dovrebbe essere sempre puntuali». Stesse lacune le presenta l’orologio della Camera di commercio, in piazza della Borsa. Mai prenderlo sul serio. Per quanto ieri mattina funzionasse benissimo, la settimana scorsa ha fatto le bizze almeno due volte. Ma ci sono anche dei buoni esempi. Se è vero che gli orologi da campanile contribuiscono all’immagine di una città, bisogna dire che le rive si presentano bene. Per la gioia di turisti e visitatori, gli orologi dell’ex Pescheria e della stazione Marittima sono praticamente sincronizzati.

A incorniciare bene la vetrina, anche le lancette in cima alle torri della chiesa greco-ortodossa, affacciata sulle Rive quasi di fronte al molo Audace. Eletto a miglior orologio, infine, quello posto a guardia del porto, in cima alla torre del Lloyd. Non preciso come il cannone di San Luigi che a mezzogiorno sparava un colpo, ma poco ci manca. Sarà per le origini austriache che li accomunano?

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