Organici in calo nel settore sanità Fvg: persi in un anno 324 dipendenti

TRIESTE La Cgil denuncia, una volta ancora, la carenza di addetti in sanità. Cita in particolar modo la riduzione di 324 unità dal 2018 al 2019 e sollecita la Regione a «dimostrare nei fatti» che il calo degli organici «era legato a norme nazionali e non una scelta dell’amministrazione». Riccardo Riccardi, l’assessore alla Salute, risponde a stretto giro. E rassicura: le Aziende sanitarie assumeranno.
«Invertire la tendenza», è la richiesta di Orietta Olivo, segretario generale Funzione pubblica della Cgil. La premessa sono i dati diffusi dalla Direzione regionale che certificano la diminuzione di oltre 300 persone al lavoro nel Ssr tra addetti del comparto (233) e medici (91). «Una cosa gravissima – osserva Olivo – perché equivale a poco meno del 2% degli organici, già in sofferenza per gli effetti di un decennio in cui i nuovi ingressi, forse con la sola eccezione del 2018, sono stati costantemente inferiori ai pensionamenti».
Con questi numeri, insiste l’esponente sindacale, «garantire i livelli essenziali di assistenza è impresa sempre più ardua, in un quadro generale che vede l’incremento delle liste di attesa e degli accessi al pronto soccorso, cresciuti del 1,4% in un anno, come ci fa sapere sempre la Regione».
L’assessore sostiene che le Aziende, ridisegnate dalla riforma e ora operative con i nuovi dg, avranno facoltà di assumere? La Cgil non si accontenta delle ipotesi. «I piani attuativi locali per il 2020 intanto hanno recepito le linee di gestione della regione, che essendo state approvate prima della finanziaria nazionale confermavano il taglio del 1,4% della spesa sul personale – incalza Olivo –: taglio che nel 2019 c’è stato e ha pesato per 9,5 milioni, da cui i 300 posti persi».
«Se nel futuro i direttori potranno assumere bene, ma partiamo da una situazione dove si sono aggravate le criticità, come confermano non solo le liste di attesa e l’intasamento dei pronto soccorso, ma anche l’incremento del ricorso agli straordinari e delle ferie non dovute. Il tutto - prosegue l’esponente sindacale - mentre aumenta l’età media del personale, in un settore come la sanità, dove il fattore umano è quello che incide maggiormente sulla qualità e sulla quantità di assistenza».
A chiedere rinforzi subito nel comparto della salute è anche la responsabile sanità e welfare della segreteria regionale dello stesso sindacato, Rossana Giacaz: «La fase due della riforma, approvata a dicembre, affida all’assessore ampi margini di manovra nell’attuazione degli obiettivi previsti: gli chiediamo di farlo attraverso un confronto costante ed effettivo con le parti sociali e intervenendo sui nodi irrisolti: non solo la carenza di personale, ma anche le contromisure per far fronte al pensionamento di tanti medici di base, i ritardi nell’attuazione delle medicine di gruppo, il vuoto lasciato dalla rinuncia ai Cap (i maxi ambulatori disegnati in era Serracchiani, ndr), in generale il mancato potenziamento dei servizi sul territorio che possono ridurre la pressione sugli ospedali e gli accessi impropri in pronto soccorso, ma anche rispondere meglio all’esigenza di una presa in carico integrata che comprenda tutto il percorso diagnosi, cura, convalescenza e riabilitazione».
Tutto questo «mentre aumentano le risorse per i privati accreditati, indirizzo contro cui la Cgil ribadisce la sua contrarietà».
Riccardi legge l’intervento della Cgil e non si turba affatto: «Il problema ci era e ci è noto». Per questo, «la giunta regionale ha sostenuto la modifica della norma che bloccava le assunzioni, oltre a ricorrere contro il governo per i limiti delle applicazioni alle Regioni a statuto speciale.
Con le correzioni intervenute al decreto Calabria, le Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia potranno procedere a nuove assunzioni, coerentemente a quelle che saranno le esigenze riconosciute dal proprio modello organizzativo».
L’assessore conclude al contrattacco: «Viene da chiedere dove si trovava lo stesso sindacato quando nella precedente legislatura si è portato il Ssr in disavanzo con pesanti perdite, tali da determinare, in virtù di una legge, il blocco delle assunzioni». —
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