Organici all’osso e turni massacranti: fuga dalla centrale regionale del 118
UDINE Se non è un esodo di massa, poco ci manca. Per gli infermieri in forza alla Sala operativa regionale dell’emergenza sanitaria l’ora X scatta oggi con la presentazione delle richieste di mobilità: 31 su 38 dipendenti attualmente in servizio. Le ragioni di un malcontento che si trascina da due anni e mezzo sono state messe nero su bianco dal Nursind – il sindacato delle professioni infermieristiche – con una denuncia che è stata presentata ieri all’Ispettorato territoriale del lavoro di Udine e alla Direzione generale dell’Azienda regionale di coordinamento per la Salute, e che erano state già rappresentate in una missiva inviata al commissario straordinario Francesco Nicola Zavattaro.
Il segretario del Nursind Udine Afrim Caslli parla di «gravissimi problemi che affliggono gli infermieri della Sores e che, a oggi, si registrano in maniera ancora più marcata. Intendiamo dar voce al crescente malcontento e disagio degli infermieri e rimarcare le più che legittime proteste contro le continue violazioni dei loro diritti». E assicura che l’Arcs si è dimostrata sorda alle «legittime richieste avanzate dagli stessi operatori», da due anni a mezzo in preda a «disagi ormai non più tollerabili che stanno pregiudicando il loro equilibrio psicofisico, indispensabile per garantire un’assistenza di qualità e priva di esposizione a qualsiasi rischio sia per i lavoratori che per la popolazione».
A fronte di questa situazione, il Nursind chiede le dimissioni immediate del direttore della Centrale operativa 118 regionale Vittorio Antonaglia, reo, per il sindacato, di aver disatteso i ripetuti appelli lanciati dal personale. «Avevamo chiesto una dotazione minima di 52 persone per far funzionare il servizio – tira le somme il segretario – eppure, prima che proclamassimo lo stato di agitazione, sono scesi a 42, e poi a 38, decimati da malattie e richieste di mobilità. Ma così non può andare». Il Nursind ricorda una serie di eventi eccezionali che, con il passare del tempo, hanno perso perfino il carattere di eccezionalità. Dopo un iniziale ritorno a sei unità infermieristiche nei turni di notte, in concomitanza con le ferie del periodo estivo è stato necessario ridurre a cinque gli infermieri nei notturni infrasettimanali (da otto a sette quelli diurni). Ma è ottobre inoltrato, e i numeri non cambiano: sabato scorso i cinque infermieri di turno hanno “processato” 328 chiamate, gestito l’attività di espianto organi e 111 interventi, di cui uno gravissimo, con feriti critici, che hanno richiesto l’invio di più mezzi, compreso l’elisoccorso. Un carico di lavoro massiccio, sbagliare è facile, ma questo è un settore in cui non è consentito il margine di errore. E per garantire le presenze, ciascun operatore in servizio ha accumulato ben 150 ore di straordinari in un anno. .
Zavattaro - dal canto suo - sta guardando all’esterno e cerca un’iniezione di personale qualificato fornito dalle Aziende centrali, con turni a rotazione. «Da oltre un mese – conferma – stiamo cercando l’accordo con le Aziende per garantire l’invio di personale già impiegato nelle aree di emergenza e sui mezzi che pur rimanendo in organico nelle sedi centrali potrebbero affiancare l’organico della Sala operativa regionale grazie a un sistema di turnazioni». Un modo per dare ossigeno al personale stremato e rimpinguare gli organici. «Potremmo così risolvere le problematiche legate al numero di dipendenti per il turno di notte, passando da cinque a sei, e salire da sette a otto per le attività diurne», chiarisce il commissario. Ma occorre che le Aziende manifestino il loro assenso. Pordenone l’ha già dato, Udine è pronta a mettere a disposizione alcuni dipendenti che prestano già servizio con l’elisoccorso: «Purtroppo – chiosa Zavattaro – devo ammettere che con Trieste siamo avendo un riscontro negativo, vogliono capire quali siano le condizioni che possiamo riconoscere a livello retributivo, ma si tratta di richieste che non sono comprese dai nostri contratti».—A.C.
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