Ore di sloveno in tutte le scuole medie di Trieste
TRIESTE. A partire dal prossimo anno scolastico nelle scuole medie di Trieste sarà possibile studiare anche lo sloveno come seconda lingua comunitaria a scelta, così come già avviene per il francese, il tedesco e lo spagnolo. La decisione, che potrebbe essere estesa pure nel tarvisiano, è stata presa in un incontro a Roma avvenuto in questi giorni al ministero dell’Istruzione tra la responsabile del dicastero, Valeria Fedeli, e l’assessore regionale alla Formazione Loredana Panariti.
In una prima fase il progetto seguirà un percorso sperimentale limitato comunque agli istituti che ne faranno domanda. Poi, in uno step successivo, la materia entrerà a pieno titolo nell’ordinamento scolastico. Si sblocca così un’opportunità culturale per la città e per la regione che, per quanto ampiamente prevista dalle normative, è rimasta sulla carta e mai veramente attuata nel capoluogo in modo sistematico sia per ragioni di tipo organizzativo che - a quanto pare - di carattere politico.
La volontà di accelerare sulla questione era peraltro emersa proprio recentemente durante la visita a Trieste del ministro, ospite al Teatro stabile per il Seminario di lingua e cultura slovena. Fedeli, parlando alla platea, si era presa personalmente l’impegno di avviare l’iter istituzionale per superare gli ostacoli. La possibilità, aveva detto, va accolta «laddove i genitori lo chiedano come seconda lingua».
Un problema, dunque, «che dobbiamo affrontare perché adesso qualche difficoltà c’è. Qualche difficoltà - aveva sottolineato - probabilmente anche in termini di capacità di costruire clima e merito». Di qui la necessità di sondare, innanzitutto, il reale interesse tra le famiglie e gli studenti triestini. Ecco come si spiega l’indicazione ministeriale di cominciare per gradi, con una fase di prova. E se il piano prenderà effettivamente piede, come si immagina, l’insegnamento andrà allargato pure ai ragazzi delle superiori.
La scelta che il ministero ha imboccato, al momento soltanto informale e circoscritta al colloqui con l’assessore regionale, sarà presto messa nero su bianco. «Attendiamo l’ufficializzazione - ha puntualizzato Panariti - comunque ormai il discorso è chiaro: laddove richiesto, e senza che nessuno perda ore perché viene inserita un’ulteriore lingua, si arriverà a portare la materia di studio alle scuole medie. Ovviamente non era possibile iniziare già con quest’anno scolastico, quindi si è pensato al prossimo con le iscrizioni di gennaio.
Si parte con le medie - ha precisato ancora l’esponente della giunta Serracchiani - perché alle elementari hanno già l’inglese come lingua. Però - ha aggiunto - visto che ci risultano già alcune richieste da parte degli istituti superiori, vedremo se ci sarà la possibilità di estendere l’insegnamento pure per quella fascia d’età. Il progetto per e medie, ricordo, è in primo luogo sperimentale in modo da poterlo valutare fino in fondo. Ovviamente adesso non sappiamo quali saranno gli istituti interessati, perché dobbiamo prima vedere quanti e chi si farà avanti. Mi sembra comunque che quanto stabilito sia importante: va nella direzione delle dichiarazioni fatte dalla ministra quando è stata a Trieste - ha osservato ancora Panariti - ed è un passo avanti di non poco conto nell’ambito della conoscenza della realtà culturale e linguistica del Fvg».
L’assessore coglie l’occasione pure per replicare alle polemiche sollevate dal centrodestra nei giorni scorsi quando si è fatta largo l’ipotesi di inserire l’insegnamento a tutti gli effetti nelle didattica dei giovani studenti triestini. «Se ci sono istituti che chiedono una lingua, le istituzioni devono dare risposte. Non dimentichiamo poi che la lingua slovena, in questo territorio, apre spazi per applicarsi in altre lingue slave. Lo sloveno non va certamente a “sfavore” di altre lingue».
Alla riunione a Roma era presente la dirigente dell'Ufficio scolastico regionale, Alida Misso. «Si parte proprio con una sperimentazione da avviare nel prossimo anno scolastico - ha confermato la funzionaria - e per farlo ci si serve di una norma sull’autonomia delle scuole. L’iter ordinamentale, che avverrà in futuro, è invece molto più lungo». Per attuare il piano sarà necessario ingaggiare un numero di docenti congruo, ancora difficile da quantificare. «Quando sarà il momento ci occuperemo anche dei concorsi - ha assicurato Misso - e delle graduatorie apposite».
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